Economia

Bar, ristoranti, hotel: com’è stato il 2022?

Lo scorso anno 4.800 attività hanno chiuso, evidenziano i dati di Movimprese. Le cause: aumento dei costi dell’energia e inflazione. Roma è l’area metropolitana che ha registrato i cali più pesanti
Credit: Deepika Murugesan
Tempo di lettura 3 min lettura
24 febbraio 2023 Aggiornato alle 10:25

Movimprese è un’analisi statistica trimestrale riguardo la nati-mortalità delle aziende, condotta da InfoCamere per conto di Unioncamere, grazie agli archivi delle Camere di Commercio italiane. Secondo i dati raccolti, nel 2022 hanno chiuso 4.800 attività, di cui 4.339 bar, 70 ristoranti, 259 alberghi e 119 sale da ballo.

Durante l’ultimo triennio, le imprese hanno dovuto affrontare prima lo stop per la pandemia, poi l’aumento dei prezzi dell’energia. La gestione di unattività di questo tipo, oggi è più complicata rispetto al passato: basti pensare che nel 2022 il costo dell’energia è aumentato del 200%, mentre l’inflazione è arrivata all’8,1%. I commercianti più deboli non sono riusciti a sostenere il peso: così, sono stati costretti a chiudere.

Rispetto al periodo pre-pandemico, il registro delle imprese ha perso 11.214 bar (con un calo del 6,6%), 849 hotel (-2,7%) e 233 discoteche (-6,3%). I ristoranti, invece, sono cresciuti del 4%, con un aumento di 8.444 unità, grazie soprattutto alla nascita dei punti vendita take away.

Dai dati emerge un’accelerazione della crisi rispetto al biennio 2020-2021, ovvero il periodo in cui le imprese erano bloccate o chiuse a causa della pandemia. Oggi provano a ripartire, ma il “congelamento” del settore è ancora evidente, soprattutto se guardiamo alle iscrizioni ai registri delle imprese. I nuovi bar, nel 2022, sono stati 3.810 rispetto ai 5.675 del 2019; lo stesso vale per i ristoranti: 5.463 contro i 7.123 del 2019. Se parliamo di discoteche, invece, le iscrizioni sono addirittura dimezzate passando da 41 a 25.

In questo contesto si inserisce il Fri-Tur, Fondo rotativo imprese per il sostegno alle imprese e gli investimenti di sviluppo nel turismo, promosso dal Ministero del Turismo e gestito da Invitalia. Con un budget di 1 miliardo e 380 milioni di euro, l’incentivo vuole aiutare le strutture ricettive italiane a fare un salto di qualità.

Gli investimenti richiesti sono tra i 500.000 e i 10 milioni di euro e puntano sulla sostenibilità, digitalizzazione e, in particolare, sulla riqualificazione energetica e antisismica. Altri interventi previsti sono l’eliminazione delle barriere architettoniche, la manutenzione straordinaria, la realizzazione di piscine termali e l’acquisto o rinnovo di arredi. L’inizio per la presentazione delle domande è fissato al 1 marzo.

Tornando ai numeri, e passando ai dati territoriali, emerge che la crisi delle imprese si concentra maggiormente nelle province di Fermo e Macerata per le Marche, Ferrara e Parma per l’Emilia-Romagna e Sondrio per la Lombardia. Poi troviamo Roma, che rappresenta lunica area metropolitana con i cali più marcati: in 3 anni ha perso il 15,7% dei bar, il 2,7% dei ristoranti e il 13,7% degli hotel.

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