Economia

Fashion Week: Made in Italy, ci piaci sempre di più

Dati incoraggianti da Milano in occasione della settimana della moda: si prevede un +8% di vendite per il 2023, con un guadagno di circa 90 miliardi
La collezione di Antonio Marras donna autunno-inverno 2023-24 alla Fashion Week di Milano
La collezione di Antonio Marras donna autunno-inverno 2023-24 alla Fashion Week di Milano Credit: ANSA / MATTEO BAZZI
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23 febbraio 2023 Aggiornato alle 10:00

È partita la Milano Fashion Week, che durerà fino a lunedì 27 febbraio. I dati che ci vengono forniti per il 2023 sono incoraggianti: si prevede un ulteriore aumento dei ricavi, un’affluenza maggiore dei visitatori stranieri rispetto al 2022 (+15%) ma anche italiani (+11%): «C’è voglia di arrivare a Milano» ha dichiarato Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, a sottolineare un’Italia sempre più apprezzata.

L’aumento degli arrivi comporta, inevitabilmente, anche una maggiore richiesta di strutture ricettive: sale del 12% l’occupazione di camere e alberghi a Milano, rispetto al 2022.

«Per la settimana moda donna è previsto un aumento dei visitatori esteri a Milano che apporteranno un indotto di oltre 70 milioni di euro. È un segnale importante che si unisce al ritrovato trend positivo nel turismo e certifica un costante recupero di attrattività del nostro territorio», ha spiegato Marco Barbieri, Segretario Generale di Unione Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza.

Per comprendere quanto sia importante il settore della moda nel nostro territorio, l’Area Studi Mediobanca ha presentato un report che fornisce un quadro completo su 152 società della moda con sede in Italia e con un fatturato superiore a 100 milioni di euro.

Si tratta di aziende fondamentali per il Pil italiano, dal momento che registrano un valore aggiunto dell’1,3%. Cosa ne sappiamo? Sono concentrate prevalentemente nel Nord Ovest e nel Nord Est della Penisola e il settore che “spinge” di più è sicuramente quello dell’abbigliamento, seguito da quello di pelli, cuoio e calzature.

Nonostante la crisi pandemica, il settore dell’alta moda ha superato le aspettative: come emerge dal rapporto, nel 2021 si è registrato un incremento dei ricavi del 32,7% rispetto al 2020, superando anche i livelli del 2019. Da sottolineare, la “forza” delle medie imprese italiane che registrano un +6,6% rispetto al 2019.

Per quanto riguarda i ricavi, in prima posizione troviamo Prada (con 3,4 miliardi di euro), seguita da Luxottica (3,2 miliardi) e Calzedonia (2,5 miliardi). Mentre sotto il profilo della redditività (capacità di produrre reddito), al primo posto si posiziona Fendi.

Anche gli investimenti non si sono fermati. Anzi, rispetto al 2020 è emerso un aumento del 46,4%, con un incremento dell’8,9% rispetto ai livelli pre-pandemici del 2019.

Dando uno sguardo al 2022, i dati preliminari mostrano un aumento dei ricavi del 20%, delle vendite all’estero del 24% e degli investimenti del 35%. Dati più che positivi, considerando lo scenario di crisi pandemica e guerra.

Cosa si prevede per il 2023? Sicuramente ci sarà un rallentamento, ma, nonostante ciò, è prevista comunque una leggera crescita, che si dovrebbe aggirare intorno all’8% rispetto al 2022. A un miglioramento delle vendite contribuirà anche la riapertura della Cina. Si prevede, infatti, un guadagno di circa 90 miliardi.

Un ruolo centrale nel settore della moda lo ha avuto il Made in Italy, che ha saputo imporsi con forza in tutti i mercati, registrando crescita e ricavi importanti. Questo costituisce un tessuto imprenditoriale notevole, con le sue 60.000 aziende e i suoi oltre 600.000 lavoratori. Moltissime imprese italiane, inoltre, hanno una storia molto lunga: la vera sfida è mantenere inalterati i valori portanti del Made in Italy, quali sostenibilità, creatività e – soprattutto – la qualità.

Non a caso, a trainare il settore sono soprattutto le vendite all’estero (+24% rispetto al 2021). La moda italiana piace sempre di più, proprio per la qualità dei materiali, ma sono necessari degli investimenti per portare avanti quei valori tanto apprezzati: favorire, per esempio, una transizione digitale, puntare sempre di più sull’e-commerce e, infine, investire in formazione e capitale umano per favorire il ricambio generazionale. Forse è questo il vero punto di forza della nostra economia.

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