Ambiente

Alberi Ogm: sono la soluzione al cambiamento climatico?

Nel sud della Georgia, la startup Living Carbon ha iniziato a piantare pioppi capaci di assorbire, grazie a una rapida crescita, quasi un terzo di anidride carbonica in più. Ma c’è qualcuno che storce il naso
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21 febbraio 2023 Aggiornato alle 15:00

Possono gli Ogm aiutare la lotta al surriscaldamento globale?

In questi giorni negli Stati Uniti, all’interno di un’area verde della Georgia, sono state piantate dozzine e dozzine di pioppi.

All’apparenza, potrebbe sembrare parte di un semplice progetto di riforestazione: in realtà si tratta di un primo esperimento per far crescere pioppi geneticamente modificati che sarebbero in grado di assorbire il 27% di anidride carbonica in più, grazie a una crescita velocissima, rispetto ad altre piante tradizionali.

Il progetto è della start-up americana Living Carbon che dopo aver raccolto diversi milioni di dollari di finanziamenti vari è arrivata a perfezionare in laboratorio lo sviluppo di particolari pioppi, Ogm, che garantiscono un ritmo di crescita che supera del 53% quello dei pioppi tradizionali.

Cifre, risultati e percentuali sono state annunciate dall’azienda ma finora non c’è alcuno studio scientifico passato a peer-review in grado di approfondire e confermare quanto finora indicato da Living Carbon.

Nonostante ciò, come ha raccontato anche il New York Times, da pochi giorni è iniziata la piantumazione per dar vita a una sorta di “super foresta” con alberi che attraverso performance eccezionali nell’assorbire il carbonio si candidano a essere grandi alleati nella battaglia al surriscaldamento globale.

Si parte dall’idea iniziale di 60.000 alberi Ogm e si punta, a fine 2024, ad arrivare a quasi 5 milioni.

Dietro tutto questo c’è sia una volontà di contribuire ad arginare la crisi climatica, sia un potenziale business per aziende che vogliono compensare le emissioni attraverso l’acquisto di crediti di carbonio.

Living Carbon ha già cominciato a essere attiva sul mercato dei crediti coinvolgendo anche grandi aziende internazionali, come Toyota a esempio.

Grazie a una modifica genetica di alcuni tratti che è in grado di rendere il processo di fotosintesi più efficiente, la startup è convinta che se entro il 2030 pianterà abbastanza alberi si potranno rimuovere l’1,66% delle emissioni di gas serra globali (rispetto al 2021).

Living Carbon, società biotecnologica con sede a San Francisco, afferma infatti che quella degli alberi geneticamente modificati può essere una soluzione su larga scala al cambiamento climatico.

Ovviamente, il fatto che non ci siano studi che comprovano quanto affermato, così come l’idea di dover modificare geneticamente la natura per combattere l’azione del surriscaldamento innescata dall’uomo, ha sollevato varie critiche, come quelle del Global Justice Ecology Project, gruppo ambientalista preoccupato per la prima piantumazione di piante Ogm di questo tipo negli Usa.

Per riuscire nel progetto, “i pioppi geneticamente modificati hanno evitato una serie di regolamenti federali sugli organismi geneticamente modificati che possono bloccare i progetti biotecnologici per anni”, ricorda il Nyt.

Secondo gli esperti interpellati dai media statunitensi, in attesa di capire se la sfida degli alberi modificati risulterà vincente, restano comunque diversi interrogativi sui potenziali sviluppi dal punto di vista legislativo: per ora da parte per esempio degli enti di certificazione forestale rimangono tanti dubbi nell’approvare o meno questo tipo di piantumazioni che, nel mondo, sono state sperimentate finora soltanto in Cina.

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