Futuro

Leonardo comprese la gravità prima di Galileo e Newton

I risultati di una ricerca sul Codice Arundel vinciano rivelano che l’artista e inventore toscano aveva intuito l’accelerazione gravitazionale. Calcolando la costante della forza con un’esattezza del 97%
Credit: AFP
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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21 febbraio 2023 Aggiornato alle 08:00

L’ossessione di Leonardo da Vinci per il volo e la sua conquista da parte del genere umano è cosa nota. Meno note sono le riflessioni del genio universale in merito alla sua più diretta antagonista: la gravità.

Uno studio pubblicato sulla rivista che porta il suo nome dagli ingegneri del California Institute of Technology (Caltech) insieme a esperti dell’Università di scienze applicate e arti della Svizzera occidentale (Hes-so) prova a fare luce su questo aspetto.

Rivelando come Leonardo, vissuto tra il 1452 e il 1519, avesse ideato ben prima di Galileo e Newton esperimenti per dimostrare che la gravità è una forma di accelerazione, arrivando a individuare la costante gravitazionale con una precisione prossima al 97%.

Leonardo non disponeva di uno strumento per misurare con precisione il tempo mentre gli oggetti cadevano, tuttavia alcuni disegni contenuti nel Codice Arundel conservato dalla British Library descrivono un esperimento nel quale una caraffa d’acqua si sposta orizzontalmente facendo precipitare lungo il percorso acqua o materiale granulare, verosimilmente sabbia.

«I suoi appunti chiariscono che era consapevole che l’acqua o la sabbia non sarebbero cadute a velocità costante ma piuttosto avrebbero accelerato, spiegano i ricercatori del Caltech, e che il materiale smette di accelerare orizzontalmente, non essendo più influenzato dalla brocca, e la sua accelerazione è puramente verso il basso a causa della gravità».

Da Vinci sottolinea che se il movimento della brocca accelera alla stessa velocità con cui la gravità accelera il materiale in caduta, questo forma una linea corrispondente all’ipotenusa di un triangolo rettangolo isoscele.

Su questo lato Leonardo ha riportato la scritta Equatione di Moti, riferito ai due moti perpendicolari della gravità e dell’oggetto in movimento.

È proprio questa nota ad aver attirato per prima gli studiosi. «Mi sono interessato a vedere cosa intendeva Leonardo con quella frase», ha dichiarato Morteza Gharib, professore di Aeronautica e Ingegneria Medica della Caltech.

Gharib ha condotto la ricerca insieme a Chris Roh, attualmente alla Cornell University, e a Flavio Noca dell’Università di scienze applicate e arti della Svizzera occidentale, che ha fornito le traduzioni italiane degli appunti di da Vinci annotati con la scrittura speculare mancina propria di Leonardo, da destra verso sinistra.

Nei suoi calcoli da Vinci commette un errore, supponendo che la distanza dell’oggetto che cade sia proporzionale a 2 elevato a T, dove T è il tempo, anziché T al quadrato. «È sbagliato – commentano i ricercatori –, ma in seguito abbiamo scoperto che ha usato questo tipo di equazione sbagliata nel modo corretto».

«Non sappiamo se da Vinci abbia fatto ulteriori esperimenti o abbia approfondito questa questione – aggiunge Gharib – Ma il fatto che stesse affrontando questo problema in questo modo, all’inizio del 1500, dimostra quanto fosse avanti il ​​​​suo pensiero».

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