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Il 41bis, la superpunizione per i supercattivi

Lo scopo del “carcere duro” - così lo chiamano i grandi - è quello di isolare i cattivi più potenti per evitare nuove malefatte
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18 febbraio 2023 Aggiornato alle 09:00

Hai mai giocato a Monopoli? Tutti quei soldini e quelle case e, ogni tanto, il colpo di dado sbagliato e finisci in prigione. Quando giochi a Monopoli, uscire dalla prigione non è così difficile: bastano un po’ di soldi, la carta giusta o una mano fortunata coi dadi. Nella vita vera, però, entrare, restare e uscire dalla prigione è più complicato.

In Italia lo scopo delle prigioni non è quello di punire chi ci finisce dentro, anche se non è per niente divertente stare dietro le sbarre. Lo scopo della prigione dovrebbe essere permettere alla persona che ha fatto qualcosa di grave di uscire da lì cambiata, cambiata in meglio, e di non ripetere gli stessi errori.

Non è sempre facile, però. Per cambiare in meglio bisogna avere gli strumenti. Bisogna poter studiare, magari imparare un mestiere, ma anche imparare a conoscersi con l’aiuto di altre persone. Questo, purtroppo, non è sempre possibile. Le prigioni italiane sono piene zeppe e non hanno sempre il modo di cambiare le persone in meglio.

In Italia, i prigionieri non sono tutti uguali. Ci sono i prigionieri comuni che devono obbedire ad alcune regole precise. E ci sono dei prigionieri speciali che sono tenuti in condizioni speciali, più dure. Questo sistema di regole speciali ha un nome un po’ strano: il 41bis. Per riconoscerle, le leggi hanno dei numeri e il 41bis è il nome di un pezzettino di legge.

Questo pezzetto di legge permette al ministro o alla ministra della Giustizia di isolare un prigioniero più pericoloso degli altri. La pericolosità di un prigioniero non si basa su quello che ha fatto di brutto ma sul potere che ha, anche dentro al carcere, di ordinare ad altri di fare cose brutte.

Quando un prigioniero è detenuto con le regole del 41bis viene tenuto in disparte da tutti. Se ne sta in una cella piccolissima tutto il giorno, senza parlare con nessuno. Può uscire a prendere l’aria 2 ore al giorno, sempre da solo. Può incontrare un parente 1 volta al mese, per 1 ora, da dietro un vetro. Non può tenere cose in cella con sé, può leggere pochi libri per volta. Insomma, non sta con nessuno, non parla con nessuno e non fa niente, tutto il giorno, tutti i giorni, per almeno 4 anni.

Questo stato di “solitudine speciale” è stato inventato nel 1992, dopo che la mafia aveva ucciso due giudici molto bravi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che stavano lavorando sodo per far condannare tantissimi mafiosi.

Per evitare che ci fossero altri morti, in un periodo in cui ce n’erano tantissimi, si decise di isolare i mafiosi più pericolosi, così non potevano più dare l’ordine di fare cose bruttissime. All’epoca, questa era una legge speciale, nata in un momento speciale.

Siccome però la mafia e la criminalità organizzata sono un problema serio, complicato e vecchio come l’Italia, il 41bis ha continuato a essere utile ed è diventato una regola. E infatti, in Italia, dei 729 prigionieri al 41bis, la maggior parte fa parte di un’organizzazione criminale di tipo mafioso, come la camorra o la ‘ndrangheta. Ci si può finire per altri reati molto gravi, però, come il terrorismo.

Lo scopo del “carcere duro” - così lo chiamano i grandi - è quello di isolare i cattivi più potenti per evitare nuove malefatte. Ma questo isolamento, questa grandissima solitudine, fa impazzire le persone. Allora, per cercare di uscirne, tanti cattivi hanno cominciato a raccontare quello che sapevano. Si dice che hanno cominciato a “collaborare con la giustizia” aiutando ad arrestare altri cattivi. Quando uno collabora, può uscire dalla solitudine del 41bis.

Se la collaborazione è una cosa buona per acchiappare i cattivi, è anche vero che viene ottenuta con le maniere forti, cioè spingendo le persone a non farcela più, in qualche modo “punendole”. E, come ti ho spiegato, il carcere italiano non è pensato per punire le persone.

In Italia, i grandi non sono tutti d’accordo sul 41bis. Alcuni, soprattutto quelli che vivono nei posti dove c’è molta criminalità organizzata e che ne pagano il prezzo, sono a favore. Dicono che il 41bis limita i guai isolando i supercattivi.

Altri pensano che ci sono modi meno duri di stare in prigione, che nessuno si merita di impazzire da solo in una cella, indipendentemente da cosa ha fatto, e che il carcere dev’essere ripensato da cima a fondo.

Io, come tanti, non so cosa pensare. Le punizioni non mi sono mai piaciute ma è anche vero che non ho mai conosciuto l’ingiustizia. Un mondo come il Monopoli, fatto di soldi e di dadi, mi farebbe paura. Ma vorrei tanto che il carcere fosse un posto dove tutti potessero uscire cambiati in meglio.

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