Diritti

Quirinale: è tornata la Presidente Donna

Dopo la sesta votazione si comincia a parlare di nomi veri. I leader dicono che sarà “una in gamba”. Ma perché la scommessa arriva da Matteo Salvini e Giuseppe Conte?
Elisabetta Casellati
Elisabetta Casellati
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 2 min lettura
29 gennaio 2022 Aggiornato alle 07:00

Ma è possibile che l’unico nome femminile per la candidatura alla Presidenza della Repubblica sia partito dal centro destra? E che sia stato poi Matteo Salvini con Giuseppe Conte, ieri sera, a proporre il nome di un’altra donna, dopo che la chiama “Casellati” è andata a vuoto? Com’è possibile che con tutte le belle intenzioni, le dichiarazioni, le leggi, le battaglie e le battagliere di sinistra il Partito Democratico non abbia saputo esprimere un nome di donna come Presidente della Repubblica?

Ma le donne del PD, o le donne di sinistra, o le donne che lavorano e che popolano il centro sinistra - esattamente - cosa hanno che non funziona? O forse sarebbe da domandarsi, cos’hanno nella testa gli uomini del PD, visto che il Partito Democratico è ancora completamente in mano a uomini e correnti maschili. Com’è che quando affidano qualcosa a una donna, qualcosa di importante, c’è sempre l’idea che o sia stato per “grande bellezza” o che sia una sòla?

Dal 1° dicembre, prima sui social media e poi online, La Svolta ha snocciolato biografie di stimate professioniste - tra cui Maria Elisabetta Casellati - del tutto degne di essere candidate al Colle. E invece quel che accade è che il primo nome femminile davvero in “ballo” dal dopo “autocandidatura” di Berlusconi sia appoggiato da Giorga Meloni, Matteo Salvini e dallo stesso Silvio.

Sì. Autorevoli voci di sinistra affermano che - visto che tanto sarebbe stata una sconfitta - sia stata scelta una donna apposta. Secondo Luca Sofri tanto sarebbe andata a “sbattere e avrebbe dovuto subire un’umiliazione” che un uomo non avrebbe gradito. Oppure, Myrta Merlino: “Le donne tirate in ballo in extremis non fanno bene alla politica”.

Io non sono d’accordo. Noi donne alle umiliazioni ci siamo abituate. È da quando ci chiamano ad amministrare società palesemente in crisi - e noi accettiamo il ruolo perché altrimenti ci sarebbe precluso, se la società andasse bene - che conosciamo il gioco. Nessun uomo ci vuole mettere la faccia? Troppo rischioso? Lo facciamo noi.

Quanto meno apriamo una strada. Anche solo facendo pronunciare il nostro nome. Anche solo abituando chi ci sta intorno a fare i conti con noi, e la nostra intelligenza (sì, anche noi siamo intelligenti).

La questione Quirinale forse si chiuderà con “cambiare tutto per non cambiare niente”, con un Mattarella bis e Draghi come Premier. Oppure con Sabino Cassese - il suo ultimo libro, peraltro, titola La Svolta - o Giuliano Amato. Forse invece si chiuderà come una donna come Elisabetta Belloni, nominata prima da Matteo Salvini, e poi da Giuseppe Conte. Ma una donna, la sinistra, prima di loro, avrebbe potuto anche solo nominarla.