Ambiente

Chi ha vinto la partita del gas?

Secondo la Commissione Ue, il Vecchio Continente riuscirà ad affrontare questo e il prossimo inverno senza particolari danni, al contrario di quanto sperava Putin. Ma attenzione a scommettere troppo sul Gnl
Credit: Mural z Putinem w Belgradzie (East News, AP)
Tempo di lettura 4 min lettura
16 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

Manca poco più di un mese all’inizio della primavera e alla fine dell’inverno in Europa ed è già tempo di tracciare i primi bilanci sulla “scommessa” fatta da Vladimir Putin (dopo le sanzioni europee) sul fatto che chiudendo i rubinetti del gas al Vecchio Continente la Russia avrebbe messo in seria difficoltà l’approvvigionamento energetico dell’Europa.

Secondo Politico però, che ha visionato una nuova valutazione della Commissione europea, dai documenti emerge che l‘Europa è sulla buona strada per superare l’inverno grazie a stoccaggi di gas pieni oltre la metà e condizioni climatiche favorevoli.

Putin, bloccando il gas diretto al Vecchio Continente, puntava a sottolineare la necessità del gas russo da parte delle economie dell’Ue ma il rapporto sostiene che quest’ultime sopravviveranno ai mesi più freddi senza particolari danni (se non alcuni rincari) anche il prossimo inverno.

Se l’Europa c’è riuscita è grazie ad alcuni fattori come l’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) da altrove, un clima tutto sommato mite e un generale calo dei consumi generali di gas che permetterà di conservare circa 50 miliardi di metri cubi entro la fine di marzo, fa sapere la Commissione.

Secondo alcune fonti ascoltate da Politico il fatto di terminare la stagione invernale con riserve superiori al 50% rispetto alla capacità di stoccaggio totale di circa 100 miliardi di metri cubi dell’Ue “rimuove il timore persistente di una carenza di gas a breve termine”.

Come ha detto il commissario per l’Energia Kadri Simson l’Europa ha dunque vinto la prima battaglia della guerra energetica con la Russia.

Come noto, però, il prezzo all’ingrosso del gas è salito a livelli record durante la stagione di riempimento dello stoccaggio, fattore che abbiamo accusato sulle bollette domestiche e i costi energetici delle imprese.

In vista del prossimo inverno sembriamo però partire con premesse positive.

“L’alto livello previsto di depositi al di sopra del 50% alla fine di questa stagione invernale sarà un forte punto di partenza per il 2023/24 con meno del 40% da riempire contro il difficile punto di partenza di circa il 20% in depositi alla fine della stagione invernale nel 2022”, sostiene la Commissione nella sua valutazione.

Per l’immediato futuro buona parte della sfida del gas si basa su due condizioni: uno che continuino in parte a calare i consumi nei Paesi membri e due sul contributo del Gnl, per cui in Europa sono sono stati installati cinque nuovi terminali galleggianti che forniscono 30 miliardi di metri cubi in più di capacità di importazione.

Proprio sul Gnl arriva però una recente analisi del Global LNG Outlook dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (Ieefa) che ci mette in guardia su alcuni rischi. Le turbolenze del mercato del Gnl dello scorso anno infatti, caratterizzate da prezzi record e forniture inaffidabili, hanno compromesso in parte la crescita della domanda di Gnl a lungo termine in Europa e in Asia.

Il rapporto sostiene che “le forniture globali di gas naturale liquefatto rimarranno probabilmente limitate fino al 2025, frenando la crescita della domanda nei principali mercati di importazione asiatici. La domanda europea di Gnl potrebbe rimanere forte nel breve termine, ma diminuirà entro il 2030 con l’entrata in vigore delle politiche di decarbonizzazione e di sicurezza energetica. Nel frattempo, un’ondata di nuove capacità di esportazione di Gnl che entreranno in funzione nel corso del decennio potrebbe creare uno squilibrio tra domanda e offerta, aumentando i rischi finanziari per fornitori e commercianti”.

Squilibri che riguardano da vicino soprattutto l’Italia, Paese che il premier Giorgia Meloni vuole trasformare in hub del gas del Mediterraneo.

Su di noi, Ana Maria Jaller-Makarewicz, Energy analyst di Ieefa, spiega infatti che «i recenti tentativi di posizionare l’Italia come hub europeo del gas creano rischi finanziari tangibili, perché la domanda di gas è in calo. Il nostro rapporto mostra che nel 2030 la domanda di gas in Europa dovrebbe essere di circa il 40% o meno rispetto al 2019. La domanda di Gnl in Asia è inaffidabile e l’Europa ha intrapreso un chiaro percorso di decarbonizzazione per il suo settore energetico, per gli edifici e ora anche per l’industria, con la Commissione che presto pubblicherà una legge sull’industria a zero emissioni a marzo. Sarebbe ragionevole per l’Italia e per altri governi europei non scommettere sulla crescita del Gnl a lungo termine».

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