Futuro

Gli eroi aggiustamondo

La notizia di questa settimana, da leggere insieme ai vostri bimbi, parte da Imola. È qui, sotto ai portici, che sventolano le immagini di Patrick Zaki e di altri 49 attivisti imprigionati per la libertà: hanno bisogno della nostra voce per ritrovare la loro
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29 gennaio 2022 Aggiornato alle 09:00

Imola è una bella città vicino a Bologna, in Emilia-Romagna. A Imola c’è una piazza coi portici che si chiama Piazza Matteotti e sotto i portici, fino al 10 febbraio, c’è una mostra che si chiama Patrick Zaki patrimonio dell’umanità. Ci sono 50 striscioni e un ritratto per ogni striscione. Il primo è appunto quello di Patrick Zaki, mentre gli altri 49 sono i suoi compagni “prigionieri di coscienza”.

Un “prigioniero di coscienza” è una persona che è stata catturata solo per aver detto la sua a gran voce e per aver fatto attivismo. L’attivismo è quando ti dai da fare per cambiare le cose: non solo le cose che ti riguardano - come riordinare la tua stanza, per esempio - ma le cose che riguardano tutti, soprattutto chi è meno fortunato di te - come risistemare il mondo cercando di aspirare via le ingiustizie, per dire. In alcuni Paesi, chi fa attivismo e si dà da fare per gli altri non è visto di buon occhio e viene messo in prigione. Spesso, poi, gli viene fatto anche molto male.

È quello che è successo a Patrick Zaki, il protagonista della nostra mostra, che è un ragazzo egiziano di 30 anni che viveva e studiava a Bologna. 2 anni fa, mentre era in vacanza dalla sua famiglia in Egitto, è stato arrestato, malmenato e messo in galera. Nessuno riusciva a sapere dov’era e come stava. Lo hanno accusato di voler fare del male al presidente egiziano, che è un dittatore, cioè un capo molto crudele che si prende tutti i diritti togliendoli agli altri. Quei diritti, come voler bene a chi ci pare, che Patrick Zaki cercava di proteggere. Lo hanno tenuto in prigione per un sacco di tempo e adesso gli faranno un processo, decideranno cioè se ha sbagliato oppure no.

L’Italia si sta dando da fare per difendere Patrick Zaki e riportarlo a Bologna. Sai, 6 anni fa, sempre in Egitto, un altro ragazzo italiano che si chiamava Giulio Regeni e che, come Patrick, studiava e aveva a cuore gli altri, è stato arrestato, trattato molto male e, purtroppo, è morto. Come ti puoi immaginare, da allora l’Italia è molto arrabbiata con l’Egitto. Non ci si può più permettere di perdere persone in gamba come Giulio e Patrick.

A dire il vero, non è mica obbligatorio essere in gamba: nessuno dovrebbe essere arrestato, maltrattato, incarcerato e ammazzato per le sue idee, anche in caso di pessime idee. Ecco perché Amnesty International, che è un grande gruppo di persone del mondo intero che difende i diritti umani, ha organizzato la mostra Patrick Zaki patrimonio dell’umanità. Per ricordarci che nel mondo ci sono tante ragazze e tanti ragazzi che hanno alzato la voce per noi e che ora hanno bisogno della nostra voce per ritrovare la loro.

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