Culture

La vela di Jessica Watson in “True Spirit”: top o flop?

A soli 16 anni, ha fatto il giro del mondo in 7 mesi a bordo della sua Ella’s Pink Lady. Oggi un film targato Netflix racconta la sua impresa e storia. Ma velisti e appassionati potrebbero rimanerne delusi…
Una scena del film "True Spirit"
Una scena del film "True Spirit"
Tempo di lettura 4 min lettura
20 febbraio 2023 Aggiornato alle 14:00

Jessica Watson è nota per essere stata la più giovane velista ad aver completato il giro del mondo senza scalo e in solitario. Nata in Australia nel 1993, completò la sua straordinaria impresa nel 2010 a soli 16 anni, navigando a bordo del suo Ella’s Pink Lady, Sparkman & Stephens 34 di 10,23 metri, oggi conservato presso il Queensland Maritime Museum.

Appassionata di viaggi e avventure, Watson aveva iniziato a navigare a vela a soli 8 anni. Dopo aver completato la scuola e aver divorato tutta la letteratura di mare, l’intrepida velista, supportata da genitori accondiscendenti, decise di dedicarsi a tempo pieno alla preparazione del suo giro del mondo. Ma contro il parere negativo di Phil Jones - Presidente della federazione della Vela australiana - dell’Australian Childhood Foundation e buona parte dell’opinione pubblica internazionale, che ritenevano la sua impresa quanto meno un azzardo.

Così, dopo l’acquisto e la preparazione di Ella’s Pink Lady, Watson mollò gli ormeggi il 29 novembre del 2008 dal porto di Sydney per tornarci dopo 210 giorni.

Nel corso di questa straordinaria avventura, compiuta lungo una rotta di oltre 23.000 miglia - lasciando a sinistra Capo Horn, Città del Capo e Cape Leeuwin - la sua barca ha subito 7 ribaltamenti e affrontato onde di oltre 20 metri.

Un’impresa storica che, a dispetto della mancata ratifica di World Sailing Speed Record Council, l’organismo che ratifica i primati effettuati in barca a vela - l’exploit di Watson è infatti legato alla giovane età e non alla velocità con cui ha completato il periplo del globo - l’ha portata nel 2011 a essere nominata Giovane australiana dell’anno e a entrare più che meritatamente nel gotha dei grandi navigatori oceanici.

Malgrado la sua dislessia, la velista ha scritto 2 best seller di cui il primo - True Spirit - ha ispirato l’omonimo film, disponibile su Netflix dal 26 gennaio. Il lungometraggio, diretto dall’australiana Sarah Spillane, passa il messaggio che «non bisogna essere speciali per raggiungere un obiettivo, basta trovare un sogno da inseguire, crederci e lottare», come ha dichiarato Watson stessa una volta raggiunto il traguardo.

Ma, sotto il profilo meramente nautico, non appaga l’appassionato. Troppi elementi vengono lasciati al caso: non c’è approfondimento su preparativi, dotazioni, rotta, distanze, manovre, strategia, vita di bordo; non vengono neppure indicati modello e lunghezza della barca!

Il giro del mondo durato 7 mesi, è condensato in circa mezz’ora di montaggio, con sporadici focus sui risvolti emozionali e pochi - troppo pochi - fatti. Senza contare diversi errori concettuali e artifici che non sembrano trovare riscontro nella realtà, come la cintura di sicurezza stretta in vita - tipo quelle in uso sugli aerei - in cuccetta al posto dei comuni teli antirollio, o i sistemi di tracciamento di bordo che avrebbero consentito ai genitori di rilevare dal pc di casa che la barca, dopo un capitombolo al largo delle coste della Tasmania, si trovava 4 metri al di sotto del livello del mare.

Tutto ciò è l’ennesima dimostrazione che nel grande schermo - in questo caso neanche tanto, visto che si tratta di un film per la tv - la navigazione a vela non trova spazio se non come dimensione per raccontare altro.

Le scene migliori? Nei titoli di coda, con la vera Watson rappresentata in alcune immagini di repertorio, da lei stessa realizzate nel corso del suo straordinario periplo del globo.

Per approfondire, visita Bolina.it

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