Diritti

Uk: cresce la disparità razziale nei crimini violenti

Secondo i nuovi dati pubblicati dall’Office for National Statistics, le persone bipoc in Inghilterra e Galles hanno una probabilità 4 volte maggiore di essere uccise rispetto a quelle bianche
Credit: jurien huggins
Tempo di lettura 4 min lettura
14 febbraio 2023 Aggiornato alle 20:00

La raccolta dei dati relativi agli omicidi e la disparità razziale nel Regno Unito mostra un quadro allarmante: nei tre anni presi in esame, dal 2019 al 2022, in Inghilterra e Galles ci sono state 39,7 vittime di omicidio tra le persone bipoc per ogni milione di persone, più di quattro volte le 8,9 vittime bianche.

Anche se i bianchi rappresentano ancora la maggior parte delle vittime di omicidio, la disparità razziale tra le vittime di omicidio è enormemente peggiorata nell’ultimo decennio. Tra il 2013 e il 2016 le persone bipoc avevano una probabilità di essere uccise tre volte superiore a quella dei bianchi. Nel triennio successivo la probabilità è salita a 3,7 volte.

I dati raccolti dal Ministero degli Interni britannico delineano un quadro di violenza crescente soprattutto nel 2022 con un “record” in Inghilterra e Galles, con quasi 282 persone uccise con un coltello o un altro oggetto tagliente.

L’altro dato rilevante è l’età delle vittime: il numero di vittime maschili di età compresa tra i 16 e i 17 anni è più che raddoppiato, passando a 24 dalle 10 del 2021. Circa 1 vittima su 5 era di colore. Le statistiche rappresentano il più alto numero di omicidi da accoltellamento dal 1946, anno in cui il Ministero dell’Interno ha iniziato a raccogliere dati in merito a questi omicidi.

Patrick Green, amministratore delegato dell’associazione di beneficenza contro i crimini violenti The Ben Kinsella Trust, ha confermato la sua preoccupazione per la sicurezza dei più giovani: “Questi dati confermano ciò che sospettavamo da tempo, ovvero che gli accoltellamenti stanno aumentando più rapidamente tra gli adolescenti rispetto a qualsiasi altra fascia di età”.

I dati, però, non sono stati una sorpresa: già prima della pandemia e dei lockdown gli omicidi tramite accoltellamento avevano raggiunto livelli record in Inghilterra e Galles. In seguito alla rimozione delle restrizioni questo tipo di crimini hanno ricominciato ad aumentare esponenzialmente. Green, in un’intervista al quotidiano The Guardian ha dichiarato che è necessaria una risposta solida in termini di salute pubblica, data l’aggressività e la pericolosità di questo tipo di crimini.

Il numero di omicidi è tornato ai livelli pre-pandemici, dopo l’abolizione delle limitazioni imposte da Covid-19 in Inghilterra e Galles. Secondo i dati raccolti fino al marzo 2022 si sono verificati quasi due omicidi al giorno, una cifra simile a quella dei quattro anni precedenti la pandemia. I dati hanno messo in luce sia gli autori che le vittime degli omicidi. Più di una vittima di omicidio su sei aveva un’età compresa tra i 16 e i 24 anni e gli uomini erano molto più propensi a essere uccisi delle donne, con sette vittime su dieci.

Un terzo delle donne è stato ucciso da un partner o da un ex partner, mentre il 13% è stato ucciso da un familiare. Gli uomini avevano maggiori probabilità di essere uccisi da un amico o conoscente (18%), da uno sconosciuto (15%) o da un’altra persona conosciuta (9%). Sebbene le donne costituiscano il 63% delle vittime di omicidio domestico, il numero annuale di vittime maschili di omicidi domestici è raddoppiato negli ultimi quattro anni.

I numeri parlano chiaramente di un’emergenza e sarebbe utile interrogarsi soprattutto sul perché di queste modalità così violente. L’emarginazione sociale e l’esclusione sistemica delle persone bipoc in un Paese con un altissimo tasso di immigrazione è una questione fondamentale, che può essere mitigata solo con l’ascolto delle istanze dal basso. La giovanissima età delle vittime indica chiaramente l’urgenza di puntare sull’educazione, la scolarizzazione, la possibilità di vivere in società, non ai margini di questa.

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