Economia

Licenziamenti multinazionali: è il turno della Disney

Area di cambiamenti dopo un 2022 tutt’altro che da favola. Il Ceo Bob Iger annuncia una riorganizzazione interna - con 3 unità separate - e il taglio di 7.000 dipendenti
Credit: Leópold Kristjánsson
Tempo di lettura 4 min lettura
13 febbraio 2023 Aggiornato alle 15:00

Dopo Twitter, Microsoft, Amazon e Meta, nemmeno la Walt Disney Company sembra salvarsi. L’amministratore delegato Bob Iger ha annunciato il licenziamento di 7.000 dipendenti, ovvero il 3,6% della forza lavoro. Un bel taglio, che dovrebbe permettere all’azienda di coprire, almeno in parte, gli ingenti costi e arrivare a un risparmio di 5,5 miliardi di dollari.

È il 1923 quando Walt Disney fonda, insieme al fratello Roy l’omonima azienda, che ha fatto sognare bambini e intere generazioni. Se inizialmente l’attività era incentrata sulla realizzazione di pellicole cinematografiche, oggi l’azienda opera in diversi settori: canali tv, produzione di film, piattaforme streaming, parchi a tema e prodotti di consumo.

Nell’ultimo trimestre del 2022 i ricavi sono cresciuti dell’8%, passando da 21,8 miliardi di dollari a 23,5 miliardi, con un particolare successo dei parchi a tema che continuano ad attrarre grandi e piccini e che hanno partecipato ai ricavi trimestrali con quasi 9 miliardi di dollari.

Tuttavia, questo non è sufficiente. Gli ultimi dati di bilancio fanno storcere il naso e preoccupare gli azionisti: nel 2022 il valore di mercato dell’azienda si è quasi dimezzato. Disney ha registrato una perdita di circa 1,5 miliardi di dollari per la piattaforma streaming Disney+ che, a seguito dell’aumento del prezzo, ha perso oltre 2 milioni di abbonati, passando da 164,2 milioni a 161,8. In realtà, una differenza non così drastica.

Le difficoltà nascono dall’elevata competitività del mercato: piattaforme come Apple e Amazon Prime Video riescono a essere estremamente efficienti, sfruttando le proprie tecnologie interne e abbinando il prodotto ad altri servizi. La televisione e il cinema, però, restano sempre indietro. Oggi, dopo la pandemia, molte persone preferiscono rimanere a casa, scegliendo divano e coperta insieme a una - quasi - infinita lista di titoli disponibili in streaming.

Ciononostante, il 2022 ha decretato degli incassi soddisfacenti per la Disney che si è accaparrata il secondo posto al botteghino con Avatar 2, con oltre 2 miliardi di dollari. Male, invece, i risultati dei canali televisivi: Abc, a esempio, ha perso negli ultimi 4 anni un terzo dei propri spettatori in prima serata.

Diventa quindi essenziale, secondo il Cec dell’azienda, una riorganizzazione interna che si basa sulla creazione di 3 unità operative separate. La prima formata dalla piattaforma streaming e dalla realizzazione di film, che si chiamerà Disney Entertainment; la seconda dedicata allo sport, composta da Espn e Espn+; infine il comparto formato da parchi a tema, navi da crociera e prodotti di consumo.

«Crediamo che il lavoro che stiamo facendo per rimodellare la nostra azienda attorno alla creatività, riducendo al contempo le spese, porterà a una crescita sostenuta e alla redditività per la nostra attività di streaming, posizionandoci meglio per affrontare le interruzioni future e le sfide economiche globali e fornire valore per i nostri azionisti» ha affermato Iger, infondendo grandi speranze per il futuro della centenaria compagnia.

Le sue parole sembrerebbero aver calmato anche Nelson Peltz, investitore attivista che ha aspramente criticato la direzione Disney spingendo per l’acquisizione di un posto nel board della compagnia. Quest’ultima secondo Peltz necessita di un cambiamento decisivo che si incentri sulla creatività, il vero punto di forza dell’azienda. Tuttavia, a seguito delle ultime dichiarazioni, anche lui ha fatto un passo indietro, dichiarando la fine della guerra e definendola «una vittoria per tutti gli azionisti».

Il taglio dei costi e la riorganizzazione interna puntano a controllare - e contrastare - un momento di grande difficoltà. Ma sarà la soluzione giusta? Non ci resta che aspettare gli effetti di queste decisioni e capire se potranno realmente riportare la magia Disney, come sperato dagli investitori.

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