L’Africanità in mostra a Trieste
Il Magazzino delle Idee di Trieste ospita la mostra Ritratti Africani. Seydou Keïta, Malick Sidibé, Samuel Fosso, a cura di Filippo Maggia.
Per la prima volta approda in Italia la selezione fotografica di oltre 100 opere dei 3 artisti - citati nel titolo della rassegna - messe a disposizione dalla C.A.A.C. - Contemporary African Art Collection - di Ginevra, dalla galleria Jean Marc Patras di Parigi, dalla Fondazione Modena Arti Visive e da numerosi privati.
Seydou Keïta e Malik Sidibé, entrambi maliani, crescono in famiglie modeste e iniziano la propria carriera senza grandi ambizioni o sogni di gloria, in piccoli studi fotografici nella capitale del Mali, Bamako.
Grazie alla macchina fotografica riescono a catturare non solo i volti e le silhouette dei loro concittadini, ma anche le aspirazioni, le mode e l’evoluzione di un’intera società, che a partire dagli anni ’50 muta rapidamente sia per le vicende politiche del Paese (la riconquistata indipendenza politica del Mali nel 1960), sia per il desiderio delle giovani generazioni di stare al passo con i propri coetanei europei.
Di diversi anni più giovane, Samuel Fosso riprende le fila del lavoro compiuto dai primi 2. Anche lui, artista nigeriano di origine camerunese, inizia la propria carriera in un piccolo studio fotografico senza l’ambizione di essere artista, ma la sua opera, che al bianco e nero alterna il colore, non si limita a ritrarre gli altri.
Fosso inizia quasi per gioco a ritrarre se stesso. Anche l’autoritratto diviene un mezzo per rappresentare la società africana, anzi una sua parodia. Negli scatti, Samuel Fosso interpreta ironicamente gli stereotipi dell’Africa vista con gli occhi dell’Occidente o in cui reincarna, a partire da Malcolm X, le figure simbolo dell’emancipazione dei neri.
Una vera e propria “staffetta” artistica, come la definisce il curatore Filippo Maggia, che permette di ripercorrere un lungo periodo di storia africana.
“Keïta – scrive Maggia – è attivo negli anni che precedono l’indipendenza del Mali, Sidibé vive e racconta gli anni immediatamente successivi all’indipendenza, Fosso nasce negli anni in cui diversi Paesi africani la raggiungono. Una staffetta che riscontriamo anche nei contenuti delle loro immagini, come se il filo narrativo tracciato da Keïta alla fine degli anni ‘40 avesse poi trovato un suo percorso evolutivo che corre di pari passo con la progressiva conquista e manifestazione di una consapevole ‘africanità’, segno distintivo che leggiamo nei loro ritratti, che non casualmente divengono autoritratti in Fosso”.
Un percorso espositivo che vuole restituire un’Africa di rinascita e di ricerca della propria identità, documentando le aspirazioni sociali dei soggetti fotografati sullo sfondo di una realtà culturale, politica ed economica con peculiarità e urgenze lontane da quelle occidentali.
A chiudere il percorso espositivo c’è la ricostruzione di uno studio fotografico come quello di Keïta e Sidibé. Un’occasione per immergersi nelle atmosfere evocate dalle immagini in mostra, scattandosi una foto in un set con arredi e oggetti vintage.