Futuro

E tu hai problemi di talkaholism?

I ricercatori James McCroskey e Virginia P. Richmond hanno creato questo neologismo e un test per identificare le persone che non riescono a frenare l’impulso di parlare in continuazione. Spesso a sproposito
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19 febbraio 2023 Aggiornato alle 09:00

Parole, parole, parole… siamo circondati di parole. E, soprattutto, di persone che parlano. Alcune solo quando necessario, altre a sproposito, altre ancora sembrano non essere proprio in grado di tenere chiusa la bocca.

Noi li chiamiamo logorroici, i ricercatori James McCroskey e Virginia P. Richmond hanno coniato il termine talkaholism, che riprende la desinenza delle dipendenze, per indicare come il parlare compulsivo più che un semplice atto di comunicazione sia a volte una vera e propria necessità irrefrenabile. Un’urgenza da soddisfare che, come tutte le dipendenze, fa male soprattutto a chi ne è affetto.

“Un bel tacer non fu mai scritto”, recita un vecchio detto, e i fatti sembrano dargli ragione visto che la maggior parte delle volte le persone che sanno quando stare zitte sono percepite come più simpatiche, creative e potenti.

«Chi parla meno - ha spiegato Dan Lyons in STFU: The Power of Keeping Your Mouth Shut in an Endlessly Noisy World - ha maggiori probabilità di essere promosso al lavoro e di prevalere nelle trattative. Parlare con intenzione, e quindi non solo buttare fuori le cose, migliora anche le relazioni, rende genitori migliori e può aumentare il benessere psicologico e persino fisico».

Addirittura, secondo una ricerca della University of Arizona, dedicare tempo alle conversazioni sostanziali potrebbe essere uno degli ingredienti chiave di una vita soddisfacente.

Il primo passo per uscire da una dipendenza è rendersi conto di avere un problema. Come capire, quindi, se siamo dei talkaholic? Spesso, non solo ce lo dicono gli altri, ma percepiamo quella sensazione strisciante che forse dovremmo tacere, eppure non ci riusciamo. Ma come averne la prova?

Nel 1993, McCroskey e Richmond non hanno solo creato il neologismo, ma anche un questionario al quale le persone possono sottoporsi per determinare se sono eccessivamente chiacchierone o meno. Si chiama Talkaholic Scale ed è un “metodo per identificare gli individui che sono consapevoli delle loro tendenze a comunicare eccessivamente in modo coerente e in maniera compulsiva”.

Per ottenere un risultato più accurato, oltre a rispondere alle domande è possibile chiedere a una persona che ci conosce di rispondere alle stesse e calcolare il suo punteggio. Anche se i parlatori compulsivi hanno solitamente consapevolezza della propria propensione alla chiacchiera, essere onesti con se stessi non è sempre così facile e anche davanti a domande molto semplici come quelle del test la tentazione può essere quella di minimizzare. Guardarci attraverso gli occhi (e le orecchie) di chi ci sta vicino, invece, può aiutarci ad ascoltarci meglio.

Il questionario è composto da 16 punti dedicati ai comportamenti adottati quando si parla e il risultato è un numero inferiore o uguale a 50. La maggior parte delle persone ottengono un punteggio inferiore a 30, un punteggio compreso tra 30 e 39 è quello dei chiacchieroni borderline che riescono a controllare il proprio modo di parlare per la maggior parte del tempo, ma a volte si trovano in situazioni in cui è difficile tacere, anche se sarebbe molto vantaggioso farlo. Un punteggio di 40 o superiore indica invece un parlatore compulsivo.

Il test può essere effettuato online sul sito nel Time, che ha dedicato la cover dell’ultimo numero in edicola proprio al volume di Dan Lyons e all’arte di tacere.

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