Ambiente

Terremoto Turchia: la mala edilizia l’ha reso mortale

Il bilancio sale a oltre 20.000 morti. Per ingegneri e tecnici, molte strutture non erano antisismiche: sarà decisiva una ricostruzione con alti standard per evitare altre tragedie
Credit: Tunahan Turhan/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
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10 febbraio 2023 Aggiornato alle 15:00

Purtroppo il bilancio del terremoto tra Turchia e Siria ha ormai superato oltre 21.000 morti.

Proseguono nel frattempo le operazioni di salvataggio con alcuni bambini e persone estratte vive per fortuna anche dopo 90 ore di una lunga agonia.

Allo stesso tempo - mentre nella zona dell’epicentro di Gaziantep si sono registrate 650 scosse di assestamento - le speranze di estrarre vittime della tragedia ancora vive si stanno riducendo sempre di più, così come cresce il timore per la sorta di Angelo Zen, imprenditore veneto di cui non si hanno notizie e lo stesso vale per sei persone di origine siriana ma con cittadinanza italiana che risultano scomparse.

In questo terribile scenario, mentre la prima stima dei danni parla di perdite economiche per 4 miliardi di dollari, crescono le polemiche sulla mala edilizia in Turchia, su condoni ed edifici costruiti senza gli standard di sicurezza necessari.

Sono quasi 6000 i palazzi crollati nel sud est della Turchia, una zona ben nota per l’alto rischio sismico.

Solo nello scorso novembre gli ingegneri civili avevano lanciato avvertimenti secondo cui le infrastrutture del Paese non erano in grado di gestire un grande terremoto.

Dopo il terremoto del 1999 a Izmit il governo turco, che istituì l’Afad - l’Autorità per la gestione dei disastri e delle emergenze -, aveva promesso nuovi standard di costruzione e un piano per rafforzare gli edifici esistenti, progetto che prevedeva punti di evacuazione, edilizia antisismica e strategie per far fronte ai terremoti.

Molte di queste promesse però - avvertono i media turchi - sono rimaste sulla carta: a fine 2022, a seguito di un terremoto di magnitudo 5,9, l’Unione turca degli ingegneri e degli architetti aveva infatti dichiarato: il Paese “ha fallito in termini di ciò che deve essere fatto prima del terremoto”.

Poca supervisione dei cantieri, condoni e una progettazione dei nuovi edifici non adatta a reggere gli impatti dei terremoti erano al centro dei motivi di preoccupazione.

Si stima per esempio che solo un edificio su 10 nel Paese soddisfi quegli standard elevati di costruzione per esempio con cemento duttile in grado di essere più flessibile in caso di sisma. Inoltre, in quella specifica zona, più povera rispetto ai centri economici del Paese, la qualità delle costruzioni è stata giudicata come “inferiore” rispetto ad altre zone.

Ayhan Irfanoglu, professore di ingegneria civile alla Purdue University, ha spiegato per esempio che spesso le giurisdizioni locali non applicano i codici o gli appaltatori sul campo non comprendono i codici complessi che dovrebbero implementare.

Inoltre, si stima che fino a 75.000 edifici in tutta la zona colpita dal terremoto nel sud della Turchia siano stati oggetto di condoni edilizi, secondo Pelin Pınar Giritlioğlu, capo di Istanbul dell’Unione delle Camere degli ingegneri turchi e della Camera degli urbanisti degli architetti.

Altri rapporti affermano invece che nel 2018 oltre il 50% degli edifici in Turchia - pari a quasi 13 milioni - siano stati costruiti in violazione delle normative.

Come ha riassunto il professor Okan Tuysuz, ingegnere geologico dell’Università tecnica di Istanbul che ha parlato con Al Jazeera, se molti edifici si sono sbriciolati o sono completamente crollati con il sisma è a causa di una tragica combinazione di fattori.

Da una parte l’enorme potenza del terremoto, due grandi scosse a breve distanza, e dall’altra i bassi standard di costruzioni antisismiche di edifici per lo più risalenti agli anni ‘90 o prima.

In generale, gli esperti sostengono che il governo e le autorità locali avrebbero potuto prendere ulteriori precauzioni per garantire che tutti gli edifici fossero sicuri e che le norme antisismiche fossero implementate in tutti i contesti, anche quelli meno abbienti come nel sud del Paese.

Rafforzare o ricostruire completamente tutti gli edifici a rischio nelle aree sismiche sarà tecnicamente e logisticamente difficile e costoso, ma la Turchia sa già che alla fine di questa tragedia non potrà né evitare né ritardare un vero piano per la sicurezza se vorrà evitare davvero altre decine di migliaia di morti.

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