Diritti

L’Iran mira agli occhi dei manifestanti

I medici di 3 ospedali di Teheran hanno dichiarato al New York Times di aver curato più di 500 persone che hanno subito attacchi agli occhi: la maggior parte sono donne
Credit: Noelle Otto
Tempo di lettura 4 min lettura
13 febbraio 2023 Aggiornato alle 09:00

Pistole da caccia, pallini di metallo, una strada buia e un colpo dritto agli occhi: sono gli elementi fondamentali della strategia delle forze di sicurezza iraniane nel corso delle proteste che si susseguono da ormai 5 mesi in Iran. Le autorità attaccano i manifestanti con l’intento di procurare loro una ferita indelebile: la perdita della vista (e, in molti casi, di un occhio).

I medici di 3 ospedali della capitale Teheran - Farabi Eye Hospital, Rasoul Akram e Labafinejad - hanno partecipato a un’inchiesta del New York Times, dichiarando di aver curato più di 500 manifestanti con ferite agli occhi durante le proteste a livello nazionale. Nello stesso rapporto è emerso che, nella provincia iraniana del Kurdistan, sono state curate almeno 80 persone con lesioni simili.

La ricerca di Iran Human Rights, la Ong per la difesa dei diritti umani in Iran con sede in Norvegia, ha dimostrato che, tra le vittime di questi attacchi, si registra un numero elevatissimo di donne. «Non disponiamo ancora di dati sufficienti, ma ho l’impressione che le ragazze giovani siano colpite agli occhi in una percentuale superiore alla media delle vittime», ha affermato il direttore di Ihr Mahmood Amiry Moghaddam.

Alcuni medici - che attualmente curano i manifestanti in segreto - intervistati a dicembre dal Guardian hanno dichiarato che, spesso, le donne arrivano in ospedale con ferite diverse rispetto agli uomini, rivolte ai volti, ai seni e ai genitali. «Ho curato una donna sui 20 anni, che era stata colpita ai genitali da due pallottole. Altri 10 pallottole erano arrivate nell’interno coscia: queste 10 sono state rimosse facilmente, ma le prime 2 due sono state difficilissime da togliere», ha dichiarato uno dei medici. «C’era un serio rischio di infezione, quindi le ho chiesto di andare da un ginecologo di fiducia. Ha detto che stava protestando quando un gruppo di circa 10 agenti di sicurezza l’hanno accerchiata le ha sparato ai genitali e alle cosce», ha aggiunto.

La scorsa settimana, il quotidiano britannico ha pubblicato una nuova intervista fatta ad alcune donne iraniane che hanno dichiarato di aver subito abusi sessuali da parte delle forze di sicurezza. «Mi hanno coperto il volto con l’hijab e non riuscivo a vedere nulla. Sono stata spogliata e mi è stato detto che una dottoressa sarebbe entrata nella stanza e mi avrebbe visitato. Pochi minuti dopo, qualcuno è entrato e, quando mi ha toccata, ho capito che era un uomo», ha raccontato un’iraniana che era stata arrestata poche ore prima e poi portata nella stanza degli interrogatori.

Il giornalista britannico Patrick Wintour ha spiegato di aver visionato un documento giudiziario interno scritto da Mohammad Shahriari, vice procuratore e capo dell’ufficio del procuratore generale e rivoluzionario di Teheran, e indirizzato ad Ali Salehi, procuratore generale e rivoluzionario di Teheran: nel rapporto si accertava lo stupro ai danni di 2 donne da parte di alcuni membri delle guardie rivoluzionarie.

Tornando agli attacchi rivolti agli occhi dei manifestanti, tra le vittime c’è Ghazal Ranjkesh, che ha perso l’occhio destro. «Stavo tornando a casa da lavoro a Bandar Abbas ed erano le 9 di sera. L’ultima immagine che ho visto è stata quella del sorriso dell’uomo che mi ha sparato. I miei occhi erano molto belli! Me lo dicevano tutti. Adesso, quando mi guardo allo specchio, vedo un’estranea. E continuo a chiedermi: “Perché sorrideva?”», ha raccontato Ranjkesh. A inizio gennaio, poi, è tornata sui social e ha aggiunto che presto si sarebbe sottoposta a un intervento chirurgico per ottenere un occhio bionico.

Storie come quella di Ghazal Ranjkesh dimostrano che, in situazioni orrende come questa, tutti sono vittime di attacchi. Violenti, brutali, inaccettabili. E che le donne ne subiscono di diversi. Mirati. Accade quando il corpo diventa un bersaglio. E, lo stupro, un’arma di potere.

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