Economia

Politica monetaria: cosa ci aspetta nel 2023?

L’analisi dell’Economist Intelligence Unit prevede ulteriori aumenti dei tassi di interesse, sia da parte della Fed che della Bce. Nessuna recessione globale in vista, invece, grazie alla crescita della Cina
Credit: Mike van Schoonderwalt
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10 febbraio 2023 Aggiornato alle 17:00

L’ Economist Intelligence Unit (The Eiu), una business action che si occupa di fornire previsioni e consulenze di tipo economico, attraverso analisi di mercato o ricerche, ha realizzato un rapporto sulla politica monetaria globale del 2023.

Primo punto, un recap sull’inasprimento dei tassi di interesse: a che punto siamo? Ancora non siamo arrivati al picco inflazionistico, ma la situazione rimane critica. Ci sono diversi fattori che hanno alimentato l’instabilità europea, come i prezzi elevati dell’energia o l’interruzione della catena di approvvigionamento. Negli Stati Uniti, invece, la domanda è rimasta forte e il mercato del lavoro è rimasto più o meno stabile.

La crescita dei prezzi, spiegano gli analisti, è in rallentamento ma ci vorranno ancora almeno tra i 12 e i 18 mesi tornare al livello ideale di inflazione, individuato nel 2%.

La previsione è che il raggiungimento del picco dell’inasprimento dei tassi di interesse avverrà nella seconda parte del 2023.

Andiamo nel dettaglio: se guardiamo agli Usa, la Fed (Federal Reserve System) dovrebbe effettuare altri due aumenti di 25 punti base.

Nel 2022 l’economia statunitense non è stata particolarmente costante, il Pil è stato resiliente ma non sono mancate delle contrazioni. Il punto di forza è sicuramente il mercato del lavoro, ma nel 2023 si prevede un rallentamento della crescita dovuto ai consumatori, probabilmente anche una lievissima recessione. La situazione non sarà, comunque, particolarmente critica.

Il dollaro è ancora fortemente rafforzato a causa dell’aumento dei tassi di interesse e dell’incertezza economica globale, e un suo deprezzamento graduale avverrà soltanto tra il 2023 e il 2024, perché i tassi rimarranno ancora alti.

Passando all’Europa, la Bce (Banca Centrale Europea) continuerà con la sua politica monetaria aggressiva: i tassi raggiungeranno il picco del 3,5% entro la metà del 2023, forse a maggio. Si prevede che la Bce aumenti i tassi di interesse di 50 punti base a marzo, di 25 a maggio e di altri 25 a giugno (per un totale di 100 punti base).

Dietro la politica della Bce ci sono diversi elementi: l’inflazione, che a gennaio è rimasta invariata al 5,2%, la crescita del mercato del lavoro e infine un miglioramento delle prospettive nell’Eurozona. Questa politica ha comunque dei risvolti negativi e non sono da escludere alcuni rischi finanziari: in particolare, sarà forte l’impatto sui mutui, soprattutto in Spagna e in Italia.

Ma veniamo alla domanda a cui tutti cercano risposta: ci sarà una recessione globale nel 2023? L’Economist Intelligence Unit non la vede all’orizzonte: la situazione ancora incerta di Stati Uniti ed Europa, spiegano, sarà compensata dalla crescita che avverrà – e che già sta avvenendo – in Cina dopo l’abbandono della politica zero covid.

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