Futuro

Big Capitalism: la crociata di Biden

Il Presidente Usa vuole portare avanti una politica di contenimento del potere delle grandi imprese del petrolio, del farmaceutico, della tecnologia. Troverà grandi difficoltà. Ma l’Europa potrebbe appoggiarlo
Credit: Jacqueline Martin/ Pool via CNP
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9 febbraio 2023 Aggiornato alle 06:30

Big Oil. Big Pharma. Big Tech. Le grandi corporation dei settori più ricchi del mondo - petrolio, farmaceutica, tecnologia - sono state l’oggetto delle critiche del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, nel suo discorso sullo stato dell’Unione.

Le mega aziende che hanno accumulato i più incredibili profitti nel corso della doppia crisi della pandemia e della guerra vanno regolamentate attraverso un’azione che Biden auspica bipartisan.

Non è una strategia facilissima da realizzare. Il Presidente Biden si propone di realizzare una doppia mossa controcorrente: opporsi ai più grandi poteri industriali e unificare le strategie dei due schieramenti politici che sembrano invece rappresentare due parti della società che non hanno più niente in comune. Ma soprattutto Biden sta demolendo uno dei più grandi tabù politici che si è sviluppato in America negli ultimi quarant’anni: la liberalizzazione e la cancellazione delle regole che governano l’azione delle aziende.

In assenza di regole, dice implicitamente Biden, le aziende cercano un potere monopolistico, non fanno gli interessi della società e in nome dei profitti non si preoccupano se poi i loro prodotti fanno del male alle persone.

In effetti, il petrolio è il materiale simbolo dell’emergenza climatica. La diffusione degli oppiacei in America è la pericolosa conseguenza degli sfrenati interessi di certe farmaceutiche. E le malattie sociali ed economiche dell’immenso potere dei giganti tecnologici cominciano a essere entrare nella consapevolezza di una crescente quota della popolazione.

Per quanto riguarda Big Tech, per esempio, Biden ha proposto di «approvare una legislazione bipartisan per rafforzare l’applicazione delle regole antitrust e impedire alle grandi piattaforme online di dare ai propri prodotti un vantaggio sleale». E ha aggiunto: «È ora di approvare una legislazione bipartisan per impedire alle Big Tech di raccogliere dati personali su bambini e adolescenti online. È tempo di vietare la pubblicità mirata ai bambini e imporre limiti più severi ai dati personali che queste aziende raccolgono su tutti noi».

L’Europa potrebbe servire da esempio per Biden. La strategia normativa europea sul digitale, che gli americani hanno sempre osteggiato anche per proteggere le loro aziende, punta a salvaguardare l’innovazione, la libertà di mercato e la qualità dei servizi per i cittadini, imponendo profonde riforme del comportamento delle grandi corporation, come per esempio imposto dal Digital Markets Act e dal Digital Services Act, entrati in vigore alla fine del 2022.

Probabilmente le vere e proprie riforme resteranno difficili da realizzare per Biden, anche se non è detta l’ultima parola. Ma l’affermazione dei principi giusti è già un passo avanti. Mentre l’Europa elaborava la Dichiarazione dei principi e dei diritti del decennio digitale, in effetti, gli Stati Uniti proponevano agli altri Paesi di firmare una Dichiarazione sul futuro di internet che contiene principi molto simili e può costituire una sorta di leva di policy internazionale che può generare progetti concreti e tali da creare almeno in parte delle alternative alle altrimenti autoreferenziali strategie dei grandi della tecnologia. E da questo punto di vista, all’Europa conviene aiutare questo aspetto della politica americana, nonostante che per molti versi i due sistemi siano in chiara e profonda competizione.

La complessità del mondo attuale non consente di operare scelte ideologiche o rigide. Ovviamente tenendo a mente il fatto che la strategia americana ha una chiara lista di priorità. E quelle che riguardano gli interessi degli americani godono sempre di una posizione privilegiata.

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