Economia

Il tasso variabile è più alto del fisso, per la prima volta dal 2008

La Bce ha aumentato - di nuovo - i tassi di interesse, ma il picco è destinato a scendere. In Italia preoccupa il rialzo per rate di mutui e prestiti
Credit: Tima Miroshnichenko
Tempo di lettura 4 min lettura
8 febbraio 2023 Aggiornato alle 17:00

La scorsa settimana si è riunito il Consiglio Direttivo della European Central Bank (Bce). Obiettivo? Stabilire strategie per la lotta all’inflazione, sostenendo le economie dei Paesi membri, e raggiungendo nel medio termine il 2% di inflazione. La Bce ha stabilito l’aumento di 50 punti base dei 3 tassi di riferimento (il tasso relativo alle operazioni di rifinanziamento principali - che raggiungerà il 3% - alle operazioni di rifinanziamento marginali - 3,25% - e quello relativo ai depositi presso la Banca Centrale, 2,50%): un aumento che è previsto in uguale misura anche per la prossima riunione di marzo. L’obiettivo sarà, poi, quello di monitorare e valutare attentamente la situazione evitando, se possibile, ulteriori aumenti.

Parole promettenti che fanno intravedere la fine della stagione del rialzo dei tassi. A far compagnia a questa bella notizia, un miglioramento delle prospettive future anche dalla Federal Reserv System (Fed). Il Federal Open Market Committee (Fomc), ovvero l’organismo della Fed deputato alla politica monetaria, ha annunciato un aumento dei tassi d’interesse di 25 punti base, arrivando al tasso più alto dal 2007, pari al 4,50%-4,75%.

«Occorrerà tempo perché gli effetti della restrizione monetaria si avvertano, soprattutto sull’inflazione», ha dichiarato il Presidente Jerome Powell durante la conferenza stampa, facendo riferimento alla prospettiva di «un paio» di rialzi e mettendo l’accento su come gli aumenti siano diventati più “morbidi” nel corso dei mesi.

In Italia a scuotere gli animi è, inevitabilmente, il sensibile aumento dei tassi e, conseguentemente, delle rate di mutui e prestiti. Per la prima volta dal 2008 il tasso variabile risulta essere più costoso del tasso fisso: l’Euribor a 3 mesi - ovvero il tasso di riferimento per le banche che si scambiano denaro tra loro, con un prestito che prevede una restituzione, appunto, a 3 mesi - ha raggiunto il 2,56% e gli analisti lo proiettano presto al 3%, mentre il tasso di Eurirs a 30 anni è al 2,39%, secondo i dati del Sole 24 Ore.

Anche in questo caso, però, siamo confortati da dati positivi: è vero che un tasso variabile così alto non lo si vedeva da 14 anni, ma è anche vero che le stime prevedono il raggiungimento del 3,4% entro la fine del 2023 per poi diminuire nei 2 anni successivi tornando al di sotto del 2,5%. Certo è che di strada ne è stata fatta rispetto all’inizio del 2022, quando questo era ancora negativo, fermo a -0,5%.

Una situazione che ricalca quella già vissuta nel 2008, quando l’aumento dei tassi di interesse ha portato al superamento dell’Euribor sull’Eurirs. Coloro che quell’anno hanno scelto di “rischiare” preferendo un tasso variabile ne sono usciti, in un certo senso, vincitori. Questo perché l’economia rappresenta un cerchio e, dunque, anche prezzi e tassi tendono a ritornare verso i valori di media: è la logica del Mean Reverting.

Anche in questo caso, quindi, i coraggiosi che accettano un tasso variabile potrebbero essere premiati in un futuro non molto lontano con rate più basse. Il tasso fisso, invece, seppur a oggi risulta più conveniente, ha un valore più che raddoppiato rispetto a un anno fa, presentando così un conto piuttosto salato ai suoi mutuatari.

Tuttavia, non si ha la certezza di un possibile abbassamento dei tassi di interesse e, per questo motivo, molti adottano un’altra strategia: scegliere un tasso fisso e puntare a un’eventuale rinegoziazione in relazione agli eventi del mercato. Sicuramente alla base della scelta deve esserci una attenta analisi dei redditi disponibili e una consapevolezza dei costanti cambiamenti a cui è soggetto il mercato, così da trovare il giusto compromesso per le proprie esigenze.

Leggi anche
Inflazione
di Sara Lo Bue 3 min lettura
Inflazione
di Simone Spetia 3 min lettura