Culture

Sanremo: quel che resta della prima serata

Inni alla Costituzione in presenza del presidente Mattarella, influencer e imprenditrici che lodano l’accettazione personale; scenografie distrutte e un amore (im)perfetto. Ecco come è andato il debutto del Festival
Credit: ANSA/ETTORE FERRARI

Uno dei meme più belli girati in queste ore affianca la foto del volto di Amadeus post uscita di scena di Bugo nel 2020 a quella della sua espressione di ieri, dopo il delirio distruttivo di Blanco. Identiche, stessa faccia sconvolta di chi vede la storia ripetersi.

È stato quello il momento più iconico della prima serata del Festival di Sanremo? Forse no ma sicuramente tra quelli che hanno donato maggiori spunti divertenti ai social.

Già perché mai come quest’anno, complice indubbiamente la presenza in scena della Regina di Instagram Chiara Ferragni, tra il palco e la rete il confine è sembrato sottilissimo, a volte impercettibile, con continue oscillazioni tra un mondo e l’altro, culminate con l’influencer che crea il profilo Instagram di Amadeus in diretta, facendolo arrivare in brevissimo tempo a 623.000 follower.

Le aspettative per la prima puntata della 73esima edizione del Festival erano tante e nel complesso non si può dire che siano andate deluse, anche se la scena come spesso accade se l’è presa il contorno, più dei cantanti in gare, fatte salve poche piccole eccezioni.

Benigni ci ricorda quant’è bella la Costituzione

Dopo un Prima Festival pieno zeppo di pubblicità, green carpet e greenwashing, si parte con il botto: Sergio Mattarella in sala, primo presidente della Repubblica della storia a presenziare alla manifestazione, salutato con l’inno di Mameli intonato da Gianni Morandi e seguito dall’immancabile Roberto Benigni, che ha ricordato a tutti una cosa che in molti negli ultimi tempi, per opportunismo politico o solo ignoranza, hanno finto di dimenticare: la nostra Costituzione è un capolavoro e va difesa con le unghie e con i denti. O come detto dallo stesso premio Oscar: «la Costituzione è un sogno fabbricato da uomini svegli». Baluardo di libertà e spinta verso il futuro, che quest’anno compie 75 anni e che ora tocca a noi difendere.

Mentre scorrendone mentalmente gli articoli risulta chiaro quanto sia impossibile scegliere i più significativi, Benigni ci prova individuando il 21 che recita che tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. «Se lo hanno scritto vuol dire che ce n’era bisogno», aggiunge, ricordando come tra i padri costituenti ci fosse anche il padre dello stesso Mattarella, Bernardo, e come le libertà se non difese rischino prima o poi di scricchiolare.

Ferragni in modalità girl power

Da ormai molto tempo Sanremo non è più solo il Festival della canzone italiana ma un’occasione per veicolare, tra una nota e l’altra, messaggi sociali in modi più o meno riusciti.

Inutile negare come Chiara Ferragni fosse la più attesa della serata, o meglio dell’intera kermesse, e che da lei ci si aspettasse tanto. Prima di un monologo rivolto alla Chiara bambina, che ha diviso il pubblico tra scettici ed estasiati, ha fatto parlare gli abiti, tutti Dior, trasformandoli in punti di una narrazione visiva perfetta per i social, che infatti sono stati aggiornati in tempo reale con foto degli outfit e caption sul messaggio che volevano lanciare.

Non è un mistero che il suo cachet sia stato devoluto interamente in beneficenza alla rete di centri antiviolenza Di.re, le cui responsabili sono state al suo fianco prima nella conferenza stampa in cui la partnership veniva annunciata, poi sulla copertina di Vanity Fair e infine ieri sera sul palco dell’Ariston. Peccato fossero le 00:18.

Che in un evento di simile portata, catalizzatore di un pubblico enorme e omogeneo e anche in parte non strutturato verso la decodificazione dei segnali di violenza di genere, venga dato spazio a questo argomento è importantissimo ma sarebbe stato molto più utile farlo in una fascia oraria più consona, poco dopo l’inizio e non a notte fonda, quando davanti alla tv le donne che al mattino si alzano alle 6 per andare al lavoro non ci sono.

Estetista cinica e lo spot che non ti aspetti

A tema inclusione una chicca che merita sicuramente una menzione è lo spot Veralab andato in onda nel primo stacco pubblicitario del Festival. Il marchio di Cristina Fogazzi alias Estetista Cinica è skincare partner della manifestazione e per l’occasione, oltre ad aver brandizzato l’intera Sanremo con stand rosa in linea con la sua filosofia comunicativa, ha prodotto il suo primo spot tv.

Il volto della fondatrice - un’imprenditrice che in molti si ostinano a chiamare influencer - non compare in video ma in compenso ci sono una madre e una figlia protagoniste di un dialogo sincero, con la ragazza che chiede alla madre se da grande avrà una pelle bellissima e quest’ultima che risponde «non credo proprio, l’avrai come la mia, un po’ grassa e un po’ secca, ma sono forse meno bella?»

L’accettazione è il grande tema di questi anni e portarlo all’Ariston, anche sotto forma di spot, senza stucchevolezza ma con ironia è stato importante.

Inno alle cose semplici

Spaccare scenografie pensando di essere una rockstar, come direbbero i giovanissimi è da boomer. Anzi peggio, visto che le vecchie glorie come i Cugini di Campagna e i Pooh, cali di voce a parte, hanno dimostrato di essere in formissima.

Molto meglio la semplicità e la bellezza autentica, come quella dei Coma Cose, che cantano un amore imperfetto, pieno di crepe che ha rischiato in mille momenti di andare in frantumi ma che, alla fine, ha resistito al tempo e alle intemperie.

Sarà eterno? Chi lo sa. L’importante è crederci sempre. O almeno fino alla puntata di stasera.

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