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Terremoto in Turchia e Siria: un primo bilancio

Nelle aree più colpite dalle due le scosse di magnitudo 7,8 e 7,5 è corsa contro il tempo per estrarre civili dalle macerie
Credit: Tolga Ildun/ ZUMA Press Wire
Tempo di lettura 9 min lettura
7 febbraio 2023 Aggiornato alle 18:00

In questi momenti il fattore tempo è fondamentale. Ce ne vorrà molto per avere un quadro definitivo delle vittime e dei danni causati dai terremoti avvenuti nell’area della Turchia meridionale, gli scorsi 5 e 6 febbraio.

Ma il tempo è pochissimo quando si tratta di soccorrere le persone ancora intrappolate sotto le macerie e aiutare chi non ha più un tetto sopra la testa. I terremoti, avvertiti da Istanbul a Baghdad, hanno fatto registrare valori di magnitudo 7,8 e 7,5 sono stati avvertiti come dei grandi boati in ben dieci province dell’Anatolia del Sud. Mentre la terra continua a tremare con numerose le scosse di assestamento che, continueranno per molte tempo ancora, si cerca di capire la dinamica di questi terremoti e di aiutare le popolazioni coinvolte.

Cosa è successo

Non accadeva da circa un secolo. Il violentissimo sisma di magnitudo 7,8 che si è abbattuto sulla Turchia, al confine con la Siria, ha fatto tremare la terra alle 3:17 di notte, provocando 42 successive scosse di assestamento di magnitudo superiore a 4,5.

Oltre 5.000 il bilancio, parziale dei morti, oltre 8.000 persone tratte in salvo dalle macerie.

Ma quale è stata la causa scatenante? La spiegazione tecnica dice che la crosta della Terra è suddivisa in numerose placche che si muovono sul mantello terrestre. Incontrandosi possono generare i terremoti. Questi movimenti della crosta della Terra originano rotture nelle rocce: se queste subiscono degli spostamenti allora si parla di ‘faglie’, che innescano i terremoti: vere e proprie rotture della crosta terrestre che generano onde sismiche.

Il terremoto libera solitamente due tipi generali di onde, che si propagano dall’ipocentro, il punto in profondità nella crosta terrestre dove avviene la rottura che genera e muove la faglia dove si origina il terremoto. Diverso dall’epicentro, che è il corrispondente punto in superficie sulla stessa verticale, dove il sisma produce effetti di intensità maggiore.

I punti della Terra quindi dove avviene l’incontro delle placche sono i più pericolosi dal punto di vista sismico e il terreno turco si trova proprio in uno di questi delicati punti.

Stretta tra due faglie, la Turchia è uno dei Paesi più soggetti a terremoti al mondo perché si trova sulla placca anatolica, compresa tra due grandi faglie, quella dell’Anatolia settentrionale che attraversa il Paese da ovest a est e la faglia dell’Anatolia orientale nella regione sud-orientale del Paese. Quest’area è denominata tripla giunzione di Karliova, perché è il punto di intersezione tra tre placche: quella anatolica, quella euroasiatica e quella araba.

L’epicentro del sisma è avvenuto in un punto critico della crosta terrestre, in un settore della porzione est della faglia Est Anatolica lunga centinaia di chilometri, che fa parte dell’intera faglia Nord Anatolica, di circa 1000 km.

Vite e luoghi distrutti

Per un terremoto di questa portata, il bilancio delle vittime e dei danni sarà in divenire per ancora del tempo. Secondo molte Ong il bilancio provvisorio conterebbe 3.419 morti in Turchia e 1.598 Siria. I danni e decessi sono stati registrati soprattutto in alcune zone come Hatay, Gaziantep, Kilis, Urfa, Adiyaman, Osmaniye, Malatya, Kahramanmaras, Adana, Diyarbakir, dove molti palazzi sono stati abbattuti perché a rischio crollo.

La macchina dei soccorsi in Turchia si è mossa immediatamente e dalle 4:17 di lunedì mattina non si è ancora fermata.

Il primo terremoto ha avuto l’epicentro a Pazarcik, nella provincia di Kahramanmaras, alla profondità di 7 km. La seconda scossa ha colpito subito dopo Gaziantep con magnitudo 6,4, seguita da un terzo movimento tellurico di grado 6,5.

Ancora un’altra forte scossa di grado 7,5 ha fatto tremare di nuovo la provincia di Kahramanmaras 7 ore dopo, picco di uno sciame sismico che ha fatto registrare più di 150 scosse con la potenza di 130 bombe atomiche, mille volte più forte del terremoto di Amatrice del 2016.

Sette giorni di lutto nazionale sono stati proclamati dal Presidente turco Erdogan; tutte le scuole rimarranno chiuse per una settimana e tutte le attività sportive sono sospese.

Il Presidente ha specificato di aver ricevuto proposte di aiuto da 45 Paesi al di fuori della Nato e dell’Unione Europea.

Il terremoto, registrato dai sismografi di tutto il mondo, ha distrutto solo in Turchia oltre 2.800 edifici. In Siria colpita soprattutto Aleppo, già devastata dalla guerra civile.

Sono stati colpiti e cancellati i campi profughi al confine con la Turchia, dove almeno 3 milioni di sfollati erano già in condizioni molto precarie. Tra le poche buone notizie che si registrano durante una tragedia del genere c’è quella, dopo 28 ore dal sisma, di una donna e dei suoi tre figli che sono stati estratti dalle macerie di un edificio crollato nel distretto Nizip di Gaziantep, nel Sud della Turchia.

Secondo gli esperti dell’Usgs il bilancio del sisma potrebbe arrivare a 10.000 morti.

Per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il sisma potrebbe causare fino a otto volte più morti rispetto a quelli conteggiate nei primi bilanci provvisori, per i potenziali ulteriori crolli i morti potrebbero arrivare a più di 20.000. Sempre secondo l’Oms, fino a 23 milioni di persone potrebbero subire conseguenze dal violento terremoto, tra cui circa cinque milioni di persone già considerate vulnerabili.

Cronologia dei terremoti in Turchia

Questo terremoto è il più forte registrato sulla Terra negli ultimi sei anni, il più violento in Turchia da otto secoli. ll suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno tre metri, e le scosse più violente sono state avvertite da milioni di persone: non solo in Turchia e Siria, ma anche a Beirut, a Cipro, in Israele e fino al Cairo. Un sisma che entra purtroppo nella classifica dei 10 terremoti più letali che hanno colpito la Turchia dal 1930 a oggi.

Questa zona quindi è un terreno sensibile che già in passato ha dovuto affrontare molti eventi sismici:

- Il terremoto di Antiochia del 526 verificatosi, probabilmente, tra il 20 e il 29 maggio di quell’anno. La magnitudo stimata fu di 7 della scala Richter e l’epicentro fu nei pressi di Antiochia di Siria, nell’attuale Turchia. Il numero approssimativo delle vittime è di 250.000 morti.

- Il terremoto di Costantinopoli del 557 ebbe luogo la notte del 14 dicembre con epicentro nel Mar di Marmara, a breve distanza dalle località odierne di Yeşilköy e Küçükçekmece. Diversi terremoti minori avevano preceduto il grande evento il principale avvenuto a dicembre “rase quasi completamente al suolo” la città.

- Il terremoto in Cilicia del 1268 causò oltre 60.000 morti in quello che all’epoca era il Regno armeno di Cilicia, nell’attuale Turchia. La scossa fu del settimo grado della scala Richter.

- Il terremoto di Costantinopoli del 1509, il 10 settembre, con epicentro sempre nel Mar di Marmara. Il bilancio delle vittime non è preciso conosciuto, con stime comprese tra 1.000 e 13.000.

- Il terremoto di Istanbul del 1766 con epicentro nella parte orientale del Mar di Marmara, nel bacino di Çınarcık, avvenuto il 22 maggio. Il sisma ebbe una magnitudine stimata di 7,1 sulla scala di magnitudo delle onde superficiali, è stato l’ultimo grande terremoto a colpire Istanbul a causa di una rottura della faglia anatolica settentrionale nella regione di Marmara.

- Il terremoto di Bursa del 1855 si verificò il 28 febbraio a Kırmasti, una città della Provincia di Bursa, in Turchia. Causò gravi distruzioni anche in altre città vicine. Morirono 300 persone, migliaia di case e luoghi di lavoro furono distrutti e alcuni monumenti ed edifici storici, tra cui moschee, crollarono.

- Il terremoto di Istanbul del 1894 si verificò nel bacino di Çınarcık o nel golfo di İzmit nel Mar di Marmara il 10 luglio. Almeno 1.349 persone vennero uccise nelle città intorno.

- Il terremoto di Mürefte del 1912 si verificò il 9 agosto, provocando la morte di circa 3000 vittime.

- Il terremoto di Elâzığ del 2010 si verificò nella provincia di Elâzığ l’8 marzo con una magnitudo di 6,1.

- Il terremoto di Van del 2011 ha colpito la Turchia orientale, nei pressi della città di Van, il 23 ottobre con una magnitudo locale di 7,3 e una magnitudo momento di 7.2. Il numero delle vittime è di 604 morti e 4.152 feriti.

- Il terremoto di Elâzığ del 2020 si è verificato nella provincia di Elâzığ in Turchia il 24 gennaio con una magnitudo di 6,7.

- Il terremoto dell’Egeo del 2020 un sisma di magnitudo 7 avvenuto il 30 ottobre con epicentro a circa 14 km a nord-est dell’isola di Samo, in Grecia. Molti edifici sono stati danneggiati o sono crollati a seguito del terremoto, soprattutto nella città di Smirne, in Turchia. In Grecia sono morte 2 persone e altre 19 hanno riportato ferite lievi. In Turchia sono morte 114 persone e circa 1 037 sono rimaste ferite.

- Gli eventi sismici della Turchia e dell’Iran del 2020 hanno avuto luogo nella regione iraniana dell’Azerbaigian Occidentale (al confine con la Turchia). La prima scossa il 23 febbraio, con un magnitudo 5.7, causò nove vittime in Turchia. La seconda scossa è avvenuta nel pomeriggio dello stesso giorno. Oltre ai nove morti in Turchia 66 persone sono rimaste ferite e circa 1.000 edifici sono rimasti distrutti in Turchia e molti altri danneggiati in 43 villaggi in Iran.

La catena di aiuti umanitari

Molte le associazioni che in questo momento si stanno muovendo per prestare aiuto di qualsiasi tipo alle popolazioni colpite dall’evento sismico, sia con l’intervento sul campo che con l’istituzione di raccolte fondi.

La Croce Rossa è pronta a inviare aiuti umanitari in queste ore in cui le temperature rigide non aiutano, per partecipare ai soccorsi internazionali. «Serve il supporto di tutti in queste ore drammatiche per soccorrere le popolazioni della Turchia e della Siria colpite dal violentissimo terremoto», ha dichiarato Rosario Valastro, Presidente della Croce Rossa Italiana, per contribuire alla raccolta fondi che la CRI ha aperto sui suoi canali web.

I soccorritori di Save The Children stanno combattendo contro il gelo per raggiungere i bambini intrappolati sotto le macerie.

In Turchia, sta valutando i bisogni della popolazione e ha creato un team che sosterrà la risposta all’emergenza nazionale in tutta la regione colpita. Le squadre di Save the Children sul campo stanno pianificando gli interventi di supporto alle comunità colpite con kit di emergenza e per l’inverno, fornendo coperte e abbigliamento invernale. Per sostenere gli sforzi di risposta di Save the Children è possibile fare una donazione.

L’unità di emergenza dell’ong WeWorld si è attivata per verificare le condizioni dello staff locale, fortunatamente illeso, e fare una ricognizione dei primi danni per valutare un intervento immediato a supporto della popolazione colpita.

“I nostri colleghi e le nostre colleghe in Siria”, si legge nella nota, “sono già impegnati con azioni di primo soccorso e negli ospedali per fornire aiuto”. L’ong è presente in Siria dal 2011 con interventi su istruzione, protezione e risposta alle emergenze, compresa quella al Covid-19 e all’epidemia di colera scoppiata nel 2022. Ognuno di noi può dare il proprio contributo.

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