Futuro

AI: Google presenta Bard, l’anti ChatGPT

Alphabet, la società madre del colosso tecnologico, ha annunciato il chatbot che sfiderà il software di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI. E Microsoft risponde aggiornando il suo motore di ricerca Bing
Credit: Google
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
8 febbraio 2023 Aggiornato alle 21:00

Presto potremmo vedere i bot di conversazione basati sull’intelligenza artificiale mentre litigano tra loro. È lo scenario che si prospetta dopo che il 6 febbraio Alphabet, la società madre di Google, ha presentato al pubblico Bard, il chatbot destinato a rivaleggiare col concorrente ChatGPT sviluppato da OpenAI.

Il “bardo” di Mountain View ha un nome che sembra ispirato a William Shakespeare, ma per sapere come parla dovremo attendere. In un post pubblicato sul suo blog, il Ceo di Alphabet Sundar Pichai ha dichiarato che il chatbot è ora nelle mani di «tester fidati prima di renderlo più ampiamente disponibile al pubblico nelle prossime settimane».

Bard «attinge alle informazioni dal web per fornire risposte fresche e di alta qualità – ha spiegato Pichai – aiutandoti a spiegare le nuove scoperte dal telescopio spaziale James Webb della Nasa a un bambino di 9 anni, o a saperne di più sui migliori attaccanti di calcio in questo momento, e poi ottenere esercitazioni per costruire le tue abilità».

L’annuncio di Alphabet arriva dopo che il mese scorso Microsoft ha avviato il terzo round di investimenti in OpenAI, e dopo che secondo le indiscrezioni Google aveva richiamato i suoi cofondatori Larry Page e Sergey Brin per discutere sull’implementazione dell’intelligenza artificiale nel motore di ricerca e di altri progetti legati all’AI.

«Quando le persone pensano a Google, spesso pensano di rivolgersi a noi per risposte rapide e concrete, come “quanti tasti ha un pianoforte?”. Ma sempre più persone si rivolgono a Google per approfondimenti e comprensione – ha spiegato Pichai –, a esempio “è più facile imparare a suonare il pianoforte o la chitarra, e di quanta pratica hanno bisogno?”».

Il funzionamento di Bard si basa su Lamda (Language model for dialogue applications), l’avanzato modello linguistico intervistato da Blake Lemoine, ex ingegnere informatico di Google, che lo ha definito «senziente» prima di essere messo in congedo amministrativo dall’azienda.

L’episodio ha sollevato diverse domande, riaprendo il dibattito sull’etica dell’intelligenza artificiale e sull’opportunità che simili tecnologie adottino un grado tale di antropomorfizzazione da far sorgere dubbi sulla loro parentela con gli esseri umani. Ma non è l’unico problema sollevato da simili software.

A gennaio il Dipartimento dell’Istruzione di New York ha limitato l’accesso a ChatGPT sulle reti e sui dispositivi delle scuole pubbliche della città a causa degli «effetti negativi sull’apprendimento degli studenti e le preoccupazioni riguardanti la sicurezza e l’affidabilità dei contenuti».

E la nota rivista Science ha dovuto aggiornare le sue norme editoriali per precisare che «il testo generato dall’intelligenza artificiale, dall’apprendimento automatico o da strumenti algoritmici simili non può essere utilizzato in articoli pubblicati su riviste scientifiche», e che «un programma di intelligenza artificiale non può essere autore di un articolo su una rivista scientifica».

Science è una rivista autorevole perché ha degli autori, sembra dire in sintesi il messaggio. Un punto sul quale, forse, sarebbero d’accordo anche le intelligenze artificiali.

Intanto Microsoft è già passata al contrattacco, e a meno di 24 ore di distanza dalla mossa di Alphabet ha annunciato una nuova versione del suo motore di ricerca Bing basata sull’intelligenza artificiale, che arricchirà anche alcune funzionalità del browser Edge.

«Ci sono 10 miliardi di query di ricerca al giorno, ma stimiamo che la metà di esse rimanga senza risposta», ha dichiarato Yusuf Mehdi, Corporate Vice President & Consumer Chief Marketing Officer di Microsoft.

«Questo perché le persone utilizzano la ricerca per fare cose per le quali non era stata originariamente progettata – spiega – È ottimo per trovare un sito Web, ma per domande o attività più complesse troppo spesso non è all’altezza».

Con l’aggiornamento del motore di ricerca si potranno chiedere a Bing cose come “Il mio anniversario è in arrivo a settembre, aiutatemi a organizzare un viaggio divertente in Europa, partendo da Londra”, esemplifica l’azienda con base a Redmond, Washington. Oppure: “Mi piace la musica elettronica e voglio andare al mio primo festival quest’anno. Avete consigli o suggerimenti per me?”.

Ma anche Microsoft avverte sulla necessità di costruire un AI responsabile. «Come ogni tecnologia precedente, alcune persone, comunità e Paesi trasformeranno questo progresso sia in uno strumento che in un’arma», mette in guardia Brad Smith, presidente di Microsoft.

«Alcuni sfortunatamente useranno questa tecnologia per sfruttare i difetti della natura umana – aggiunge Smith –, prendere di mira deliberatamente le persone con informazioni false, minare la democrazia ed esplorare nuovi modi per portare avanti la ricerca del male».

Per arginare questi rischi Microsoft è a lavoro dal 2017 con la creazione di progetti ad hoc, convinta che per addestrare questa tecnologia serva un approccio multidisciplinare capace di coinvolgere sensibilità e competenze diverse. «Più che mai – conclude Smith – la tecnologia ha bisogno di persone istruite nelle discipline umanistiche, nelle scienze sociali e con una dose di buon senso superiore alla media».

Ecco, il buon senso: l’esperienza umana più comune e, al tempo stesso, il traguardo tecnologico più difficile da raggiungere.

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