Lettere

Perché c’è ancora tanta confusione riguardo le rinnovabili?

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8 febbraio 2023 Aggiornato alle 17:00

Spettabile Redazione de La Svolta

Ho letto con interesse questo articolo di Elisabetta Ambrosi […] Anche questa volta avrei qualcosa da dire di mio, perché l’articolo ben fatto e ben congeniato dovrebbe dare una svolta definitiva vero le rinnovabili, eliminando la confusione che viene fatta dal mainstream e dai cosiddetti esperti. […] Il fatto è che ormai il fotovoltaico, dopo anni di demonizzazione continua, è lanciato ormai in modo irresistibile. Perché allora c’è ancora questa confusione? Semplicemente perché, come mi è sempre capitato nel mio lavoro, quando si guardano i singoli elementi, le piccole differenze non si riescono a percepire né a far percepire. In questi casi basta “andare” nei grandi numeri perché la verità risalti in modo inconfutabile. E la verità è molto semplice: basta un campo fotovoltaico da 100.000 kmq per produrre tutta l’energia che serve a tutto il mondo per un anno, MWh più o MWh meno. Il calcolo è semplicissimo. Il Mondo consuma circa 14 miliardi di TEP (un TEP a energia elettrica equivalente diciamo che corrisponde a 5MWh). Servono quindi 70 miliardi di MWh. Un pannello da 335Wh in un anno nel Sahara (3000 ore di insolazione) produce 1 MWh. Servono quindi 70 miliardi di pannelli, che occupano 120.000 kmq. E i costi? Nel 2018 avevo una offerta per una installazione su tetto di capannoni da allevamento di polli a 800 euro a KWp corrispondenti allora a 3,3 pannelli quindi circa 250 euro/pannello, ma mettiamo pure 300 euro a pannello quindi: 70.000.000.000 x 300euro = 21.000.000.000.000 cioè 21.000 miliardi di euro. Cosa si risparmia minimo? Il costo equivalente dei 14 miliardi di TEP come estrazione e trasporto che, con un costo a barel di 80 euro, possiamo stimare in 560 euro/ton? Quindi 14 miliardi per 560 = circa 7.800 miliardi. In pratica, in meno di 3 anni ci si ripaga tutto (e con gli interessi). E poi ci sarebbe energia gratis, con i soli costi di trasporto e gestione. A questo punto siccome ci sono 50 milioni di kmq di deserti nel mondo, certo non manca lo spazio. […] Credo che ci siano dati ed elementi per fare articoli che diano veramente una svolta e finalmente chiariscano le tante cretinate che vengono dette, come quella sulla fusione nucleare, che dopo 50 anni d promesse ora ha davanti ancora 50 anni di promesse, ma chissà perché lì vengono spesi miliardi a profusione (il progetto ITER europeo da 6 miliardi è passato a 60 e non si sa ancora nulla), mentre nelle vere tecnologie green a basso costo, certe che non hanno pericoli. […] Io nel 2013 ho installato un 6 kWp, che con il 50% di detrazione fiscale avevo calcolato mi rientrasse in 6 anni (1000 euro/anno) in realtà, avendo scelto tutto materiale di prima qualità, e avendo prodotto molta più energia di quella preventivata, ho coperto la spesa in meno di 5 anni! Cioè anche senza il 50% in 9 anni rientravo nella spesa. Quindi ora per 30 anni (almeno) è risparmio assicurato. Mi auguro che finalmente svoltiate facendo articoli corretti sulle rinnovabili che tolgano i “dubbi degli stupidi” agli ignoranti.

Grazie dell’attenzione

Saluti,

Alberto Cordioli

Gentile Alberto Cordioli

Ci sembra che la sua lettera, quasi un articolo vero e proprio, vada nella direzione di quanto da noi scritto sulle energie rinnovabili. Se la fusione è tecnicamente possibile, non ci porterà ad alcuna salvezza oggi perché servono alcuni decenni per poter avere le prime centrali operative. Mentre, al contrario, abbiamo una energia infinita a nostra disposizione che, come lei nota, potrebbe realmente risolvere tutti i nostri problemi energetici, e quindi anche relativi alla crisi climatica. Ma è vero, purtroppo, che non ci crediamo abbastanza. Questo non vuol dire che non esistano alcuni problemi, per esempio quello dell’adeguamento delle reti o in questa fase contingente la scarsità di materiali, ma nulla che non si possa superare con la volontà politica di farle, le rinnovabili. Perché non si proceda in Italia a tutta velocità su questo fronte, a differenza di tantissimi altri Paesi del mondo, ce lo spieghiamo da un lato con l’ignoranza, dall’altro con gli interessi legati alla produzione e vendita di gas (non sappiamo quale dei due sia peggiore). La confusione, come lei nota, è anche giornalistica, visto che se è vero che oggi giornali un minimo parlano di crisi climatica e delle sue conseguenze, raramente legano gli articoli giustamente catastrofici alle soluzioni, che, appunto, ci sono. Quanto alla sua critica alle associazioni ambientaliste, non sappiamo a quali si riferisse in particolare. La recente polemica tra Wwf, Legambiente e Fai da un lato e Italia Nostra dall’altro è però un buon esempio che racconta come se da un lato le più importanti associazioni si siano apertamente schierate non solo a favore delle rinnovabili, ma soprattutto perché si proceda più celermente e autorizzando i progetti senza vincoli incomprensibili di sorta, dall’altro ci sono quelle che ancora si appellano a una difesa, nel senso più conservatore del termine, del paesaggio che non ci possiamo più permettere, proprio anche ai fini della protezione dei nostri beni culturali esposti agli estremi climatici sempre più violenti. Delle due l’una: o accettiamo una modifica del nostro paesaggio alla quale potremmo onestamente abituarci senza troppi choc estetici, oppure ci godiamo il nostro paesaggio fino a che non sarà distrutto dalla crisi climatica. Ci sembra un atteggiamento piuttosto egoista, specie pensando alle generazioni che crescono e quelle in arrivo. O no?

Saluti,

Cristina Sivieri Tagliabue

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