Futuro

Israele: perché gli startupper sono in sciopero?

L’industria tecnologica del Paese deve fare i conti con le politiche intransigenti del Governo di Netanyahu
Credit: EPA/ ABIR SULTAN
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6 febbraio 2023 Aggiornato alle 19:30

Un’ondata di lavoratori attivo nel settore tecnologico è scesa nelle strade di Tel Aviv per protestare contro le recenti scelte del Governo Netanyahu, che mettono a rischio la democrazia del Paese. Startupper, dipendenti e funzionari hanno abbandonato i loro uffici per protestare nelle strade della città e centinaia di direttori e direttrici d’azienda hanno concesso ai loro lavoratori il permesso per scioperare.

I manifestanti - riunitisi sulla Kaplan Street e intorno al complesso high tech Sarona di Tel Aviv, punti focali della capitale - hanno bloccato per qualche ora il traffico cittadino, intonando diversi cori e sventolando svariati cartelli con scritte frasi come “non c’è alta tecnologia senza democrazia”.

Yinon Costica, co-fondatore della società israeliana di sicurezza informatica Wiz ha detto nel corso di un’intervista al Times of Israel: «Non capita tutti i giorni di vedere uomini e donne lavoratrici dell’alta tecnologia interrompere le loro attività lavorative per protestare. Protestano perché la democrazia è in pericolo».

Le politiche che hanno causato le proteste riguardano un piano di revisione del sistema giudiziario, che limiterebbe fortemente le capacità dell’Alta Corte israeliana di annullare leggi e decisioni del governo e fornirebbe allo stesso il controllo completo sulla selezione dei giudici. Un potere quasi incontrollato, che caratterizza un governo conosciuto per essere il più estremista di sempre nella storia d’Israele.

Nel tempo, migliaia di imprenditrici e imprenditori ambiziosi di investire per i loro grandi progetti hanno destinato grosse risorse economiche al Paese.

Secondo il report 2022 dell’Israel Innovation Authority i lavoratori dell’high tech rappresentano oltre il 10% della forza lavoro totale e il 54% delle esportazioni d’Israele riguarda materiale tecnologico.

Ma adesso le nuove scelte politiche potrebbero spingere dipendenti e manager ad andare altrove, lasciando alle spalle i loro sogni di costruire un futuro in una delle Nazioni più importanti nel campo dell’alta tecnologia mondiale. La paura infatti, è che adesso la “Start Up Nation” – nozione nata per dare un nome al miracolo economico israeliano – possa presto lasciare spazio ad altre realtà.

Quello di Netanyahu è un governo dominato da figure fortemente ultranazionaliste - come Ben Gvir, ministro per la Sicurezza Nazionale israeliana schierato apertamente contro i cittadini palestinesi in Israele e Avi Maoz, leader del partito anti-Lgbtq+ “Noam”, incluso nella coalizione di governo. Le loro posizioni sono anti-arabe, omofobe e tradizionaliste e la riforma giudiziaria non può fare altro che peggiorare ulteriormente la situazione.

Mentre i diritti delle minoranze passano in secondo piano, il Presidente Netanyahu ha anche affermato di voler rinforzare gli studi religiosi nelle scuole.

«Gli investitori si chiedono: dove sta andando Israele? Continuerà a essere un Paese guidato dal mondo della tecnologia o si sta spostando di due generazioni indietro?  - ha dichiarato all’AP Omri Kohl, Ceo di Pyramid Analytics, società che produce software di business intelligence - Se l’industria tecnologica soffre, tutti perderanno».

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