Economia

Rottamazione delle cartelle: quali sono le modifiche?

Con il Milleproroghe slitta al 31 marzo il termine entro cui i Sindaci potranno aderire allo stralcio o decidere per “l’integrale applicazione”. Alcuni Comuni hanno già scelto di bloccare la sanatoria
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13 febbraio 2023 Aggiornato alle 08:00

Il concetto di “pace fiscale” - prevista da specifico decreto del 2018 - comprende misure che consentono ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione con il fisco versando le imposte dovute, senza sanzioni e interessi. Rappresenta quindi un vantaggio per i soggetti in difficoltà economica e indebitati con lo Stato o con i Comuni, ma anche per la Pubblica Amministrazione che evita sprechi di risorse umane ed economiche impiegate in molteplici controversie tributarie ancora pendenti per il recupero di piccole o modeste somme.

La tregua fiscale, promessa da Giorgia Meloni e predisposta dalla Legge di Bilancio 2023 insieme ad altre 11 sanatorie, comincia dunque a confrontarsi con la realtà. In particolare con i Comuni, che sono chiamati a decidere tramite apposita delibera - efficace sin dalla pubblicazione sul sito istituzionale dell’ente - se accettare o meno la possibilità di rottamare le cartelle fino a 1.000 euro relative al mancato pagamento di Imu (Imposta municipale propria) e Tari (Tassa sui rifiuti), emesse fra il 1° gennaio 2010 e il 31 dicembre 2015. Inoltre, tutte le cartelle che negli anni passati non sono state oggetto di tregua fiscale perché di importo superiore al limite potranno essere stralciate se nel frattempo la somma sia scesa sotto la soglia dei 1.000 euro, a esempio nei casi di rateazione.

Il cosiddetto Milleproroghe - termine giornalistico ormai entrato nel lessico politico che definisce il decreto con cui ogni anno il Governo decide di operare rinvii a scadenze o entrate in vigore di alcune disposizioni di legge - ha modificato i criteri relativi a questa misura: slitta al 31 marzo la data ultima entro cui i sindaci potranno aderire allo stralcio o deciderne “l’integrale applicazione”, azzerando di fatto il debito con l’erario comunale, comprese sanzioni e interessi.

Le cartelle oggetto di stralcio parziale potranno essere pagate in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2023 oppure divise in un massimo di 18 rate, di cui le prime 2 da pagare rispettivamente entro il 31 luglio e il 30 novembre, mentre le restanti 16 avranno scadenza trimestrale.

I Comuni ovviamente potranno anche optare per il blocco della sanatoria mediante specifica delibera. Una decisione che è già stata presa da parecchi, come Bologna, Firenze e Milano: per loro, lo stralcio rappresenta «un disincentivo per i comportamenti virtuosi con il principio di equità nei confronti dei cittadini».

Ma anche l’Assemblea Capitolina rifiuta l’applicazione della misura, che toglierebbe alla città di Roma circa 280 milioni di tasse non pagate con evidente ricaduta sui «servizi alle persone per 60 milioni l’anno per 5 anni, servizi come l’assistenza ai disabili, il trasporto pubblico, gli asili nido», spiega il sindaco Roberto Gualtieri.

A differenza di tutti i debiti verso le amministrazioni statali, tasse per agenzie fiscali e contributi rivolti a enti pubblici previdenziali, dove ogni cartella di importo inferiore a 1.000 euro viene annullata automaticamente e senza nessuna richiesta da parte dei beneficiari, per le cartelle comunali è lasciata piena discrezione ai sindaci d’Italia, anche se la stessa relazione tecnica del provvedimento non si mostra particolarmente fiduciosa del suo successo essendo «ragionevole attendersi che solo una parte degli enti aderiranno all’annullamento integrale».

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