Ambiente

Lazio: maglia nera nell’economia circolare (e il termovalorizzatore slitta di 1 anno)

Complice la Capitale, la regione è terz’ultima in Italia per riciclo e differenziata. In vista delle elezioni del 12 e 13 febbraio, la politica prova a fare il punto con le associazioni alla tavola rotonda di Greenaccord
Credit: Envato
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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6 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

Elio Rosati, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio, lo chiama “il Mammatrone”. L’utilizzo della parola romanesca per indicare il poderoso termovalorizzatore annunciato ad aprile dello scorso anno dal sindaco Gualtieri è dubbio.

Si voleva forse dire “mammozzone”, a indicare l’ingombro fisico - circa 100.000 metri quadri - sul suolo di Santa Palomba dove dovrebbe sorgere l’impianto. Fatto è che “mammatrone” (o “marmatrone” o ancora “mammadrone”), nel dialetto capitolino indica più propriamente “spavento”, “angoscia”, in senso generico una sensazione di malessere.

La stessa che, a fare il nome dell’inceneritore di nuova generazione, sembrano provare quasi tutti i presenti alla tavola rotonda organizzata venerdì presso l’Università Lumsa dall’associazione Greenaccord sulle prospettive regionali in tema di economia circolare. Così il già citato Rosati, Roberto Scacchi (Legambiente), Andrea Filpa (Wwf), Natale Di Cola (Cgil), Massimiliano Chiodi (Comitato Future Generazioni) e la candidata del M5S alla presidenza della Regione Lazio Donatella Bianchi.

Più aperturista Raimondo Grassi, presidente del movimento civico Roma Sceglie Roma, inviato in rappresentanza del candidato del centrodestra Francesco Rocca. Assente, invece, il candidato del centrosinistra Alessio D’Amato, che ha più volte espresso le sue posizioni, in linea con la giunta Gualtieri, in merito a un tema tanto centrale per il futuro della regione.

Sì, perché il Lazio, come certificato da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e dall’XI rapporto riguardo la raccolta differenziata e il riciclo realizzato da Anci (Associazione nazionale comuni italiani), è terz’ultimo in Italia quanto a riciclo e raccolta differenziata (53%), sopra solo a Calabria e Sicilia.

La regione del Centro Italia, secondo il dossier Comuni Ricicloni 2022 di Legambiente, registra l’1,9% sul totale di comuni cosiddetti rifiuti free, vale a dire quelli in cui la produzione pro-capite di rifiuti avviati a smaltimento è inferiore ai 75 Kg.

Ma a trascinare il dato complessivo sulla differenziata al di sotto della media nazionale (64%) in una regione che vanta esempi virtuosi – i comuni di Sacrofano, Vitorchiano, Sant’Ambrogio sul Garigliano, Colle San Magno, Corchiano, Villa Santa Lucia e Graffignano hanno tutti percentuali di raccolta superiori al 71% – è proprio la città eterna con i suoi eterni problemi.

Roma ha infatti chiuso il 2022 celebrando il traguardo del 46%, e il piano di Gualtieri prevede di raggiungere il 65% nel 2030 e il 70% non prima del 2035, aumentando al tempo stesso il tasso di riciclaggio (51,5% al 2030 e 54,9% al 2035 rispetto al 39,3% del 2019).

Come? Attraverso accordi con i settori produttivi, campagne di comunicazione e centri di riuso, grazie ai quali il primo cittadino punta a ridurre la produzione di rifiuti dell’8,3% in 8 anni, da 1,69 milioni di tonnellate l’anno a 1,55 nel 2030 e 1,52 nel 2035.

Di fondamentale importanza per raggiungere i target fissati sarà il completamento della rete impiantistica. Nelle aree di Rocca Cencia e Ponte Malnome verranno realizzati 2 impianti di selezione delle frazioni secche da raccolta differenziata (carta, cartone e plastica), mentre a Cesano e a Casal Selce saranno costruiti 2 impianti per la digestione anaerobica della frazione organica (produzione biometano per trasporti e di composti per agricoltura).

Ognuno dei 4 impianti, progettati da Ama e finanziati con i fondi del Pnrr, avrà una capacità di 100.000 tonnellate per un investimento complessivo pari a 161 milioni di euro. Il piano, che il 1º dicembre ha ottenuto il via libera, prevede inoltre uno stanziamento di 40 milioni per l’attivazione di 30 centri di raccolta, tra riqualificazione degli esistenti e nuovi centri, distribuiti nei diversi Municipi.

E il termovalorizzatore? Tramontata l’ipotesi di realizzarlo entro il Giubileo 2025, Gualtieri ha fissato la data per l’anno successivo. Ma sul convitato di pietra di ogni discussione sul futuro della capitale bisogna ricordare che le 600.000 tonnellate di rifiuti l’anno che è destinato a bruciare sono costituite dall’indifferenziata e dagli scarti della differenziata.

Rifiuti che attualmente garantiscono al Lazio un altro primato: quello di essere - attesta l’ultimo Rapporto Rifiuti Urbani di Ispra - la regione italiana che esporta di più all’estero dopo la Campania.

Segno, forse, che, al netto della fiducia riposta nei cittadini, la raccolta differenziata, quindi il riciclo, e lo smaltimento dell’indifferenziata sono 2 problemi in parte distinti, e che le riserve sul termovalorizzatore dovrebbero essere per lo meno più circostanziate.

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