Economia

Che cos’è l’equo compenso?

Fa riferimento al diritto del professionista di ricevere una “retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro” (art. 36 Costituzione). Oggi la proposta di legge è arrivata in Senato: cosa prevede?
Credit: Anna Schvets/pexels

La proposta di legge riguardo l’equo compenso - il cui iter è iniziato questa mattina in Commissione al Senato - sembra essere in dirittura d’arrivo verso il via libera definitivo. «Il tema dell’equo compenso ha una natura riparativa rispetto a interventi risultati poi devastanti per le professioni – ha commentato la relatrice del provvedimento Carolina Varchi, deputata di Fdi - Non è una battaglia di categoria ma battaglia che guarda ai sacrifici che hanno fatto i professionisti che soggiacciono all’obbligo di formazione continua».

Cosa vuol dire “equo compenso”?

Alla base di tutto c’è l’articolo 36 della Costituzione, che delinea il concetto di equo compenso come il diritto del professionista a ricevere una “retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”.

La retribuzione del lavoratore, quindi, dovrà essere parametrata alla difficoltà nell’eseguire quella determinata prestazione, al tempo impiegato per progettarla e realizzarla, nonché al suo contenuto e alle sue caratteristiche d’opera intellettuale effettuata da professioni ordinistiche, come avvocati, dottori commercialisti, medici. Ma comprende anche gli amministratori di condominio, podologi, grafici, webmaster e le oltre 200 professioni regolamentate dalla Legge n.4 del 2013 (circa 3 milioni dei 5 milioni di lavoratori autonomi complessivi presenti in Italia). In poche parole, la professionalità di chi svolge un servizio, produce un bene o effettua una prestazione di qualsiasi tipo deve essere ripagata nella maniera più consona, equilibrata e leale.

Per diverso tempo, il diritto a questo corrispettivo è stato rivolto solo agli avvocati, ma negli anni sempre più professioni- indipendentemente dall’iscrizione a un ordine - sono entrate nell’ambito di applicazione di questa misura. Per ogni categoria di professionisti e lavoratori autonomi - come commercialisti, consulenti del lavoro, professioni sanitarie e tecniche - infatti, specifici Decreti ministeriali redigono tabelle di compenso minimo al di sotto del quale un professionista non potrà essere pagato, parametrate alle varie fasi della prestazione.

All’interno dell’insieme di regole connesse al concetto di equo compenso vi è la nullità del contratto in presenza di tutte quelle clausole considerate come vessatorie. Fatto salvo l’accordo per tutto ciò che non viene considerato come un ingiusto disequilibrio nel rapporto tra cliente e lavoratore, il contratto non avrà efficacia nei seguenti casi: in caso di rifiuto di stilarlo in forma scritta, se preveda la possibilità di modifica solo per il committente, la pretesa di prestazioni aggiuntive a quella richiesta, termini di pagamento superiori a 60 giorni e l’obbligo per il professionista di rinunciare al rimborso delle spese legate alla prestazione effettuata.

In cosa consiste la proposta di legge?

Nei suoi 13 articoli, la proposta rappresenta uno strumento a tutela dei professionisti contro i cosiddetti contraenti forti, come pubblica amministrazione e società da essa partecipate, imprese bancarie e assicurative - anche società da loro controllate o mandatarie - e, con l’estensione apportata della nuova proposta di legge, anche a tutte le imprese con più di 50 dipendenti o con un fatturato superiore a 10 milioni di euro.

Il provvedimento, infatti, stabilisce la nullità di clausole che prevedano una remunerazione per il lavoratore autonomo inferiore ai parametri di equità e indicative di uno squilibrio nei rapporti con il committente. Qualche esempio? Le pattuizioni che vietino al professionista di ricevere acconti nel corso della pattuizione, che gli impongano di anticipare le spese e che attribuiscano al cliente vantaggi sproporzionati rispetto alla prestazione da effettuare.

Si tratta di condizioni e clausole solitamente presenti nei contratti standard che la “grande committenza” fa sottoscrivere ai professionisti dei quali si avvale per prestazioni d’opera massive. Si applica, inoltre, a ogni tipo di accordo preparatorio o definitivo, purché vincolante per il professionista, ergendosi quindi a strumento di garanzia per tutti i lavoratori autonomi che, come intera categoria, saranno messi nella condizione di far pesare il valore della propria opera.

Le garanzie e le sanzioni

Per le professioni regolamentate, gli ordini e i collegi professionali , oltre a presidiare sulla qualità delle prestazioni erogate, dovranno adottare specifiche disposizioni deontologiche per sanzionare i professionisti che violino le disposizioni relative all’equo compenso.

La proposta prevede inoltre che venga istituito, presso il Ministero della Giustizia, l’Osservatorio nazionale dell’equo compenso, con il compito di vigilare sul rispetto della legge e formulare proposte riguardo gli atti normativi che interverranno sulla disciplina e i criteri di determinazione del trattamento economico equo.

In caso di squilibrio dei rapporti tra cliente e professionista - a sfavore di quest’ultimo - sarà direttamente il giudice a dirimere la controversia, rideterminando il compenso iniquo ed eventualmente condannando il committente al pagamento, a favore del lavoratore autonomo, di un indennizzo di ammontare pari fino al doppio della differenza tra l’equo compenso e quello pattuito in precedenza.

Potrà fermare la fuga di cervelli?

Fra gli obiettivi che la legge intende perseguire figura anche quello di far capire a tutti i giovani professionisti fuggiti all’estero, perché maggiormente colpiti da remunerazioni inadeguate, che l’approvazione di questa legge può rappresentare uno strumento che assicuri alla loro opera di non essere svenduta e sottopagata, grazie al quale potranno immaginare di costruire il proprio futuro in Italia.

Lo scopo della proposta, come emerge dai 253 voti favorevoli, è di difendere una categoria professionale fondamentale per lo sviluppo sociale e il benessere generale dei cittadini, per anni costretta dalla concorrenza spietata a continue corse al ribasso sugli onorari, sacrificando pericolosamente la qualità del servizio fornito, oltre alla stessa dignità dei lavoratori.

Leggi anche
Scuola
di Chiara Manetti 4 min lettura