Culture

Non c’è pace senza verità (e non c’è verità senza libertà)

Quando si difende una causa, il primo passo da fare è costruire il consenso attorno alle proprie istanze. Per questo, considerare Zelensky a Sanremo come una rockstar in cerca di visibilità è inaccettabile
Credit: Nathan Howard - Pool Via Cnp/CNP via ZUMA Press Wire
Tempo di lettura 5 min lettura
31 gennaio 2023 Aggiornato alle 06:30

Anche io mi sono chiesto se fosse opportuna la presenza del Presidente ucraino Zelensky (attraverso un messaggio registrato) durante il Festival di Sanremo.

La guerra è una cosa seria, fa male, devasta ogni cosa, lascia ferite inguaribili neanche dopo secoli. Ha senso associarla a un evento canoro?

Questa guerra è nata, un anno fa, dall’invasione russa dell’Ucraina. I disegni imperialisti di Putin su quella terra sono divenuti evidenti dal 2014. E se l’occidente e l’Europa hanno una colpa è proprio averlo lasciato fare.

Abbiamo dimenticato che un anno prima della guerra, dopo una dichiarazione del Parlamento Ue di condanna dell’arresto di Aleksei Navalny, Putin minacciò e dichiarò cittadino indesiderato David Sassoli che reagì con fermezza citando Tolstoj “non c’è grandezza dove non c’è verità”.

Nell’ultimo anno il Presidente Zelensky ha partecipato al Festival di Cannes, alla mostra del cinema di Venezia, poche settimane fa alla cerimonia dei Golden Globes.

Già a maggio, in occasione dell’Eurovision a Torino, Zelensky aveva apertamente sostenuto la band ucraina Kalush Orchestra che arrivò prima.

Si è trattato della terza vittoria dell’Ucraina nella storia dell’Eurovision Song Contest. I precedenti nel 2005 (un anno dopo piazza Maidan) e nel 2016 (due anni dopo l’invasione russa della Crimea). La musica si è dimostrata meno furbacchiona e falsamente neutralista della politica.

Certo, si devono sempre accogliere idee diverse purché siano argomentate. Sono stato a Kiev e a Leopoli, giovedì partirò per Bovary.

Tutte le volte che vedi la distruzione e senti la sirena dell’allarme aereo e ti arriva la notifica della app per avvisarti, capisci come vive, da un anno, quel popolo, esattamente come tutti i popoli coinvolti dalle guerre.

Ascoltare gran parte delle opinioni contrarie mi chiarisce molte più cose dell’analisi sull’opportunità o meno. E sinceramente dopo un anno intero a sentire Orsini e Di Battista, studiare plastici e grafiche fake adesso gli stessi disinformatori reclamano “è il momento di dire basta alla mediatizzazione della guerra” oppure “dobbiamo smetterla di umiliare Putin” oppure “sentiamo anche la voce dei russi di Putin” (gli invasori). Eh già povero Putin.

Il Cda della Rai ha chiesto un’informativa, al suo interno la componente espressa dal Pd e quella in rappresentanza dei dipendenti dichiara che il Cda era all’oscuro della scelta di invitare Zelensky.

Comunque vada, ritengo inaccettabile che si consideri Zelensky alla stregua di una rockstar in cerca di visibilità. Quando si difende una causa, il primo passo da fare è costruire il consenso attorno alle proprie istanze.

Nelle vertenze metalmeccaniche siamo andati a Sanremo, al Giro d’Italia, alla Scala di Milano, nelle curve degli stadi, ai concerti, ovunque.

Il Festival di Sanremo è molto seguito in Russia e in Ucraina. È evidente che è fondamentale il consenso e il sostegno politico internazionale per un Paese invaso da una superpotenza. Per lo stesso motivo è stato giusto sostenere il popolo vietnamita dall’invasione americana.

Spettacolarizzare le vertenze o la guerra?

Da 20 anni si spettacolarizza tutto nei talk e vi svegliate per Zelensky?

L’invasione russa ci ha fatto conoscere giornaliste e giornalisti di coraggio e capacità straordinarie ma anche mille finti esperti e giornalisti completamente non alfabetizzati sugli argomenti di cui parlano.

Bisogna “sposare” sempre lo stile e le scelte comunicative di Zelensky? Sarà anche un ex “comico” ma è anche il primo obiettivo militare del dittatore Putin. Evitiamo poi di nascondere la contrarietà al sostegno alla resistenza Ucraina dietro alla polemica su Sanremo.

Il problema di molti detrattori della presenza di Zelensky non ha nulla a che vedere con l’opportunità o meno, è dettata dalla necessità di poter ancora cavalcare un sentimento diffuso che non è proprio entusiasmante: quello che deriva dal considerare scontate e inattaccabili la nostra libertà, il nostro benessere, la democrazia. E il fatto che la guerra sia a poche migliaia di kilometri da noi, rende ancora più “fastidiosa” la resistenza del popolo Ucraino. E pertanto sia meglio prendere atto dell’invasione di Putin, evitare “che si arrabbi ancora di più” e rischiare di finire dentro il conflitto. Un Paese che beve tutto quello che arriva dalla disinformazione pagata dalle dittature si sente turbato da Zelensky al Festival?

L’italiano in ciabatte non può essere infastidito?

Non confondete la pace con “l’essere lasciati in pace”.

Gli ucraini si stanno battendo anche per la nostra libertà. E chi non lo riconosce è irresponsabile o in malafede. E che la politica invece di informare, educare, generare consapevolezza, “lisci il pelo” agli smemorati in vestaglia, è ancor più triste.

Io mi sento cittadino di una repubblica nata dalla resistenza ideale e armata, alleata con la comunità internazionale democratica contro i nazifascisti.

Sono per il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe di Putin. Certo i negoziati di pace sono fondamentali. Ma chi ha iniziato a sparare è il primo che deve cessare il fuoco.

Fino ad allora non sostenere la difesa di un popolo invaso significa sostenere l’invasore. Non solo, personalmente sostengo la resistenza Ucraina proprio perché sono democratico, antimperialista, europeista e antifascista. No, non sarà Zelensky a Sanremo a cancellare il dramma della guerra. Lo ha fatto per un anno intero chi ha negato gli stermini di Bucha, di Mariupol, di Odessa, di Karkhiv.

Negando, mentendo, spacciando bugie come pensiero plurale, a spese nostre.

Leggi anche
Ritratti
di Maria Michela D'Alessandro 3 min lettura
Ucraina
di Elisabetta Ambrosi 6 min lettura