Ambiente

350 associazioni scrivono all’Onu: “No alla nomina di un petroliere a capo della Cop28”

In una lettera indirizzata al segretario generale Antonio Guterres si legge lo sfogo di ambientalisti e Ong: “Così si mina la legittimità e l’efficacia della Conferenza sul clima”
Credit: EPA/ ALI HAIDER
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30 gennaio 2023 Aggiornato alle 19:00

La nomina di un petroliere a capo della futura Cop28 di Dubai non è andata giù a centinaia di Ong, associazioni ambientaliste e di attivisti che hanno inviato una lettera di protesta direttamente al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.

Poche settimane fa infatti è arrivata la conferma che a presiedere la futura Conferenza delle parti sul Clima, decisiva per tracciare la rotta delle azioni necessarie contro il surriscaldamento globale, è stato nominato il sultano Al-Jaber, che è contemporaneamente sia un politico e imprenditore impegnato nel campo delle rinnovabili sia il Ceo di una delle più grandi - la dodicesima al mondo - compagnie petrolifere del Pianeta, la Adnoc.

La scelta degli Emirati di affidare la guida della prossima Cop28 al sultano, secondo almeno 350 ong e associazioni che hanno firmato la lettera, rischia di minacciare la “legittimità e l’efficacia” della futura conferenza che si terrà a fine 2023 a Dubai.

Come noto, seguendo le indicazioni della scienza che ci avverte del pericolo delle emissioni climalteranti legate ai combustibili fossili, oggi i movimenti ambientalisti di tutto il mondo chiedono a politici e autorità un grande passo indietro su petrolio, gas e carbone e un enorme passo avanti sulle energie pulite.

La nomina di un petroliere ai vertici della Cop è stata dunque interpretata da molti come uno schiaffo, una scelta che secondo le ong firmatarie non permette alla Coè di essere “libera dall’influenza inquinante dell’industria delle fossili”.

Nella missiva le associazioni ricordano la totale contraddizione di una Conferenza che dovrà avere lo scopo di porre un freno alle fonti fossili ma sarà guidata dal capo della Abu Dhabi National Oil Company. Inoltre i firmatari sottolineano, nel protestare anche con Guterres (ma va ricordato che non è l’Onu a scegliere direttamente la presidenza), come la stessa Adnoc sia ben lontana dal “freno” necessario al petrolio: i piani di sviluppo della compagnia petrolifera mirano infatti a espandere del 25% la capacità produttiva entro il 2030 arrivando a 5 milioni di barili al giorno.

Inoltre, rammentano i gruppi che hanno inviato la lettera, l’Adnoc “si colloca al 14° posto nell’elenco delle società maggiormente responsabili delle emissioni di carbonio” e “al secondo posto in un’analisi globale dei piani di espansione delle società di combustibili fossili, diventando una delle società di combustibili fossili in più rapida crescita in base all’approvazione di progetti e costruzioni di nuovi giacimenti e pozzi”.

Per questo, chiedono le associazioni, serve una revisione in vista delle future Cop: i grandi inquinatori non dovrebbero poter scrivere le regole e l’Unfccc (Convenzione quadro sul cambiamento climatico dell’Onu) dovrebbe ideare un sistema contro i conflitti di interessi.

Più in generale le Cop e i negoziati sul clima non dovrebbero “mai” essere sponsorizzati da inquinatori. Le Ong aggiungono anche che la società civile dovrebbe essere maggiormente coinvolta e che servirebbe costruire “un nuovo modo di vivere e collaborare che funzioni per le persone, non per gli inquinatori, e che ripristini la natura anziché distruggerla”.

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