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Servono 9 trilioni di dollari l’anno per fermare il climate change

Il prezzo del cambiamento climatico è altissimo, dice un nuovo report di McKinsey. Ma continuare a non agire costerebbe di più
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
26 gennaio 2022 Aggiornato alle 13:00

Nessuno ha mai detto che raggiungere le emissioni zero sia cosa facile, ma secondo un rapporto di McKinsey gli investimenti attuali in nuove infrastrutture e sistemi dovrebbero aumentare del 60%.

La società di consulenza statunitense, una delle più influenti al mondo, ha stimato che serviranno 9,2 trilioni di dollari all’anno da qui al 2050 per azzerare l’impatto dell’inquinamento da gas serra come previsto dall’Accordo di Parigi, siglato nel 2015 dagli Stati membri dell’Unfcc, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Si tratta di 3,5 trilioni di dollari in più rispetto a quanto si sta investendo oggi. “La portata della sfida è aggravata dalla velocità con cui è richiesta” si legge nel rapporto: “Interi sistemi energetici e di uso del territorio che si sono evoluti nell’arco di un secolo o due dovrebbero essere trasformati nei prossimi 30 anni”.

Nello studio McKinsey mostra che servirà una trasformazione radicale dell’economia globale: il cambiamento dovrà interessare ogni Paese e settore, in particolare quelli legati ai combustibili fossili. Gli investimenti nelle tecnologie a basse emissioni sono, inoltre, opportunità di crescita e porterebbero a un’economia a basso costo e più efficiente di prima. E raggiungere le net zero (zero emissioni nette, ndr) è una condizione essenziale per evitare gli impatti più catastrofici del riscaldamento globale che danneggerebbe - già lo fa, ma in numeri minori - miliardi di persone. Più questi investimenti vengono rimandati, tra l’altro, più la trasformazione diventa costosa.

Secondo Jonathan Woetzel del McKinsey Global Institute, il think thank interno alla società che ha sfornato il rapporto, «non si tratta di un numero impossibile, ma sicuramente abbastanza grande da attirare tutta l’attenzione possibile». Raggiungere emissioni zero entro il 2050 richiederebbe una cooperazione senza precedenti da parte di tutti a livello globale, dai leader nazionali, alle società, fino ai singoli consumatori. Il team di ricerca ha identificato 9 requisiti chiave che includono non solo infrastrutture a basse emissioni di CO2, ma anche adeguamenti economici e sociali, grandi cambiamenti nell’allocazione del capitale e nella finanza e istituzioni e sostegno pubblico abbastanza forti da raggiungere i livelli desiderati. Investire in nuove tecnologie, più avanzate, non è l’unica soluzione: come spiega Mekala Krishnan, partner del McKinsey Global Institute, «circa l’85% delle riduzioni delle emissioni di cui abbiamo bisogno per arrivare a quota zero in Europa sono realizzabili con tecnologie che già esistono».

Gli autori hanno anche affermato che il rapporto non è una tabella di marcia, ma una stima approssimativa di ciò che comporta una transizione economica ben gestita, tenendo conto di tutti i fattori possibili, dalle infrastrutture alle disuguaglianze esistenti. Non è chiaro se sarà realizzabile mantenere la temperatura globale al di sotto di 1,5°C. Quel che è certo è che le Nazioni Unite hanno chiarito che per rimanere sotto i 2°C occorre porre fine alle emissioni entro il 2050. Come riporta il Guardian, la compagnia di assicurazioni Swiss Re ha stimato che i danni causati da un aumento di 2,6°C della temperatura globale entro il 2050 ridurrebbero il PIL mondiale del 14%. A ottobre, l’economista climatico Nicholas Stern ha dichiarato che «il raggiungimento delle emissioni zero può essere il grande motore di una nuova forma di crescita: quella del 21° secolo».

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