Diritti

Decreto trasparenza, le critiche delle associazioni (e non solo)

I benzinai revocano di un giorno lo sciopero ma sul provvedimento voluto dal Governo Meloni, ora all’esame della Camera dei deputati, emergono dubbi e perplessità
Credit: Konstantine Trundayev/ Unsplash
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27 gennaio 2023 Aggiornato alle 17:00

Lo sciopero dei benzinai è durato fino a mercoledì 25 gennaio ma i dubbi di associazioni e operatori sul decreto trasparenza del Governo Meloni restano. La revoca del secondo giorno di sciopero è stata fatta in “favore degli automobilisti, non certo per il Governo”, hanno spiegato in una nota i gestori di Fegica e di Figisc-Anisa Confcommercio. Le associazioni, pur apprezzando l’interlocuzione “costruttiva” con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), - emersa in un incontro convocato in extremis dal ministro Adolfo Urso - ritengono che il decreto vada modificato “in sede di conversione”, cioè in Parlamento.

Il provvedimento è all’esame della commissione Attività produttive della Camera dei deputati, che sta svolgendo proprio in questi giorni un ciclo di audizioni. Martedì 24 gennaio è intervenuta a Montecitorio la stessa Fegica, chiedendo “una riforma seria e organica del settore, per la garanzia dei cittadini, dell’erario e dei lavoratori”. Secondo l’associazione quest’ultimi “per il 60%, non sono coperti da contratti in linea con le leggi dello Stato”.

Dal canto suo Figisc ha criticato l’introduzione dell’obbligo di esporre il prezzo alla pompa, previsto dal decreto, ritenendola una misura che potrebbe provocare “un effetto contrario”: l’aumento dei prezzi. Anche Anisa ha sollevato dubbi sui “cartelloni aggiuntivi”. L’associazione ha parlato di prezzi medi cresciuti per “l’aumento delle accise” non tanto a causa della speculazione (definita “inesistente”).

I dubbi dell’Antitrust

Oggi, venerdì 27 gennaio, a Montecitorio sono proseguite le audizioni con l’intervento del presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli, che ha definito “non necessaria” l’esposizione dei prezzi medi prevista dal decreto trasparenza.

Per l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) non risulta utile “un meccanismo di calcolo e di diffusione di valori di riferimento medi, atteso che appaiono incerti i benefici per i consumatori”, con un “possibile rischio di riduzione degli stimoli competitivi”. L’Antitrust ha poi annunciato che verrà avviata “un’indagine conoscitiva sulle dinamiche competitive della filiera di carburanti per autotrazione”.

I dubbi di Rustichelli «vanno nella direzione espressa in questi giorni da Forza Italia, perplessità che avevamo avanzato in particolare rispetto al cartello dei prezzi medi regionali», ha spiegato Luca Squeri, capogruppo azzurro nella commissione Attività produttive della Camera.

Per l’esponente della maggioranza di centrodestra, che si era già espresso in maniera critica sui contenuti del provvedimento, il decreto trasparenza rischia di «ottenere l’effetto opposto a quello voluto».

Una possibilità «da tenere in seria condizione per apportare le necessarie modifiche migliorative nel corso dell’iter parlamentare», sostiene Squeri, aprendo in sostanza a possibili ritocchi sulle norme messe a punto dal Governo Meloni.

Sull’esposizione del prezzo medio è intervenuta in audizione anche Assopetroli, che ha parlato di “misura inutile, illogica e sproporzionata, sotto i profili del funzionamento della concorrenza, della fruibilità delle informazioni” e “degli ostacoli di natura tecnica”.

Per l’associazione si tratta di “un unicum in tutta l’Unione europea, non essendoci previsioni analoghe in nessuno Stato membro”.

Bonus 200 euro

Il decreto approvato lo scorso 10 gennaio in Consiglio dei ministri prevede anche il rinnovo per il primo trimestre del 2023 di buoni benzina, dal valore massimo di 200 euro per lavoratore, destinati all’acquisto di carburanti, ceduti a titolo gratuito dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti.

Un incentivo ritenuto “inefficace” e fruibile “da pochi lavoratori” dalla Cgil, audita dalla commissione Attività produttive della Camera. Per il più grande sindacato italiano è una misura “che non frena il caro carburante” e “è sottratta alla contrattazione e applicata unilateralmente”.

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