Bambini

Essere una mamma è faticoso. Esserlo sola, ancora di più

L’8 gennaio è morto un bambino appena nato in un ospedale di Roma. Questa è una favola che comincia come tante altre favole, con un evento triste. Ma abbiamo il potere di darle un finale migliore
Credit: Rocco di Liso
Tempo di lettura 5 min lettura
28 gennaio 2023 Aggiornato alle 08:00

Questa settimana sono successe 3 cose. Una cosa tristissima, una cosa bruttissima e una cosa importantissima.

La cosa tristissima è questa qui: l’8 gennaio è morto un bambino appena nato in un ospedale di Roma che si chiama Pertini. Non si sa con precisione cosa sia successo (e bisogna sempre essere sicuri di quello che si dice prima di dire le cose).

La cosa bruttissima è proprio questa: senza averne alcuna certezza, i giornali hanno pubblicato questa notizia tremenda con dei titoli sbagliati e cattivi. Hanno scritto che la mamma si era addormentata allattando il suo piccolo e lo aveva soffocato. Hanno dato a intendere che la colpa era sua: in fondo, se non si fosse addormentata, niente di tutto questo sarebbe successo.

I titoli dei giornali sono potenti e terribili: in una manciata di parole devono raccontare fatti lunghi e complicati. E devono invogliare le persone a comprare il giornale. Ma i fatti, appunto, sono più lunghi e complicati e non si lasciano riassumere. Anzi, uno stesso fatto, una cosa che è successa davvero, può sembrare diversissima a seconda di come la si racconta. Le parole hanno questo potere terribile: prendere un fatto vero e travestirlo, mascherarlo, farlo sembrare altro.

Il papà e la mamma del bambino che è morto domenica hanno il cuore spezzato e sono molto arrabbiati. E anche noi mamme (e numerosissimi papà), che abbiamo avuto dei bambini appena nati un giorno, abbiamo il cuore spezzato e siamo molto arrabbiate.

Sono arrabbiati con l’ospedale perché dicono che la mamma, che aveva avuto un parto lunghissimo e faticosissimo, era stata lasciata sola la notte. Forse si è addormentata allattando come dicono i giornali, forse no. Non importa. Quello che conta è che era sfinita e che era sola. Devi sapere che da quando c’è stato il Covid-19, le regole negli ospedali sono diventate durissime in Italia e il secondo genitore non può rimanere con la mamma durante la notte, quando ne avrebbe più bisogno. Il Covid-19 non c’è quasi più, abbiamo ripreso a viaggiare e ad abbracciarci, ma le regole in ospedale sono rimaste uguali.

Essere una mamma è una cosa strana: succede a tantissime donne, da sempre, ma ci coglie sempre impreparate. C’è un giorno in cui non siamo mamme e uno in cui lo diventiamo. È come se per tutta la vita ci fossimo chiamate Cristina e da un giorno all’altro tutti ci chiamano Teresa. E qui sta il problema delle parole che mascherano i fatti. In Italia, si dice sempre che fare la mamma è il più bel mestiere del mondo, che una mamma sa, che una mamma può superare qualunque ostacolo e che il suo istinto si attiverà subito dopo il parto. Non è vero, sono tutte bugie.

Ora voglio che mi stai a sentire, però: le cose sono complicate e va bene così, sono sicura che capirai. Essere una mamma è faticoso. Quando la vita intorno non ci aiuta, essere mamme può essere addirittura brutto. Ma il bene che vogliamo ai nostri bambini arriva alla Luna, fa il giro della galassia e schizza oltre il Sistema Solare. L’amore e la difficoltà del nostro ruolo sono due cose diverse. Non te lo scordare. Una mamma che si lamenta delle sue difficoltà non è una mamma che si lamenta del suo bambino o della sua bambina.

Eccoci arrivati al fatto importantissimo della settimana: le mamme di tutta Italia non hanno creduto ai titoli dei giornali. Hanno cominciato a raccontare sui social e sui giornali la loro esperienza del parto e del soggiorno in ospedale, spesso purtroppo molto brutte. E hanno detto in coro: «Quello che è successo a Roma poteva succedere anche a me!»

Se le favole sono piene di regine buone che muoiono e di vedovi che si risposano con matrigne cattive è perché, fino a non tantissimo tempo fa, di parto si moriva. Ora la medicina ha fatto dei passi da gigante. Nei Paesi ricchi non si muore praticamente più. Però non basta non morire per dire che è andato tutto bene. Te lo immagini? «Com’è andato il parto?» «A meraviglia, non sono morta!»

Partorire è uno sconquasso per il corpo. Fa male, spesso dura tantissimo, in Italia non ci sono molti anestesisti per alleviare il dolore e c’è questa strana (e sbagliatissima) idea che bisogna soffrire per diventare mamme. Nessuno lascia da solo qualcuno che ha appena subìto un’operazione o ha fatto un incidente. Allora perché si lasciano da sole le mamme che si devono occupare di sé e di un esserino piccolo?

Te lo dico io perché: perché negli anni, i soldi per aiutare le mamme a partorire in sicurezza e a diventare mamme con la serenità e le informazioni necessarie sono diminuiti. Li hanno usati per altro. Se i soldi non ci sono, non possono esserci abbastanza ostetriche, puericultrici o anestesisti. E i pochi che ci sono lavorano troppo, e quindi male.

La colpa non è direttamente loro. Anche io e te, se siamo stanchi morti, non riusciamo a fare bene e con piacere le cose. Ma è bastato dire che le mamme avevano l’istinto per cavarsela da sole per lasciarle da sole.

Non so bene cosa succederà ora. Spero che le tantissime firme che si stanno raccogliendo portino i politici a investire tanti soldi nell’accompagnamento delle donne e delle famiglie. Se puoi, tu, fai due chiacchiere con la tua mamma: chiedile com’è stato averti, come sono andate le cose, come si è sentita. Senza bugie, eh! Dille che la verità non ti fa paura, che sai che ti vuole bene. Oggi lei si sentirà capita da te e tu, domani, saprai cosa pretendere dalla vita quando varcherai la soglia dell’essere genitore.

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