Culture

La bidella pendolare e la parabola del nulla

La fantomatica storia della bidella che si farebbe tutti i giorni la tratta Milano-Napoli in treno è un grosso abbaglio collettivo e probabilmente non ci insegna nulla
Credit: Mick De Paola/unsplash
Tempo di lettura 3 min lettura
29 gennaio 2023 Aggiornato alle 06:30

«Sai quanto costano gli aneddoti inutili a questo Paese? Due punti di PIL».

Il monito fulminante di Corrado Guzzanti, pronunciato mentre è vestito da Gesù nella quarta stagione di Boris è applicabile a una parte non minoritaria della produzione giornalistica italiana. Cosa ci insegna la storia della bidella che racconta di fare Napoli-Milano tutti i giorni in un delirio pendolaresco che prevede treno alle 5 del mattino e ritorno a casa a mezzanotte, comprensivo di slalom tra le tariffe? Probabilmente nulla.

E francamente che la storia sia vera, parzialmente vera, completamente falsa ormai è completamente indifferente. Abbiamo passato una settimana a leggere analisi di qualsiasi tipo.

Alcuni ci hanno detto che metteva in evidenza il grande problema dei salari in Italia. Come se avessimo bisogno di una storia paradossale per accorgercene.

Altri, tra cui autorevoli docenti universitari, interpellati sul tema, hanno sottolineato una verità sconvolgente: il costo della vita è molto diverso tra nord e sud (sorpresa!) e hanno rilanciato l’idea, tremendamente innovativa, di un qualche meccanismo di differenziazione tra gli stipendi, che però non possiamo chiamare gabbie salariali per non far arrabbiare i sindacati.

Insigni analisti dell’immobiliare ci hanno spiegato che a Milano le case costano tanto e che, signora mia, non si trova una stanza in affitto a meno di 600 euro. Tutto questo come se migliaia di studenti universitari e decine di migliaia di lavoratori non sbattessero la testa contro questa realtà praticamente tutti i giorni, in un mercato in fase esplosiva quasi ininterrottamente dall’Expo (e con le Olimpiadi invernali in arrivo).

Forse, ha pensato qualcuno, è il simbolo delle difficoltà delle nuove generazioni. “Del precariato scolastico”, ha risposto qualcun altro. Ma secondo la maggioranza è una storia paradigmatica dell’abnegazione. Sì, dell’abnegazione! Mentre molti si sdraiano sul divano davanti alla TV e si accontentano del reddito di cittadinanza guardando le partite con il pezzotto (termine popolare per i decoder pirata), lei, Giuseppina, si sacrifica tutti i giorni facendo 1600 chilometri per appena 1100 euro al mese.

E allora via alla gara di solidarietà, le offerte di appartamenti, le collette, perché è un esempio per tutti. Oppure, ci permettiamo sommessamente di notare, è un abbaglio collettivo. Sempre che la vicenda sia vera e non sia macchiata da congedi di vario genere, che annacquerebbero il racconto strappalacrime del pendolarismo estremo, potrebbe essere solo una singola storia di una persona che ha fatto una scelta francamente molto curiosa.

Se il protagonista fosse un nostro amico o una nostra amica e ce la raccontasse, ci prodigheremmo in mille consigli, dicendogli che, dai su, qualsiasi posto è più vicino di Napoli. Da Reggio Emilia a Brescia, passando per Bergamo, Novara, Parma, Pavia, Como tutte hanno affitti più bassi di Milano e da alcune di queste città si arriva al capoluogo lombardo in un’ora.

E se lui o lei dovesse insistere, diremmo che comprendiamo, ma in realtà penseremmo a una scelta scellerata, antieconomica, devastante per la condizione mentale, fisica e per la vita sociale. Invece non è un’amica, né un amico, ma un aneddoto buono per riempire colonne di giornale, spazi radiofonici e televisivi.

E chissà quanto ci è costato in termini di PIL

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