Ambiente

Le mamme giaguaro flirtano per proteggere i loro cuccioli

L’hanno scoperto gli etologi di una riserva naturale colombiana. A conferma che l’istinto materno nel mondo animale - dove abbondano gli infanticidi - è davvero speciale
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25 gennaio 2022 Aggiornato alle 21:00

A chi non è mai capitato di guardare un documentario sulla savana e di imbattersi nelle cruente immagini del leone maschio che sbrana i cuccioli del branco? I leoni non sono gli unici grandi felini a perpetrare l’infanticidio, seguono questo macabro rituale di corteggiamento anche i giaguari e i puma. L’infanticidio tra i mammiferi è un fenomeno frequente nelle specie sociali, come i primati e i carnivori, ed è causato fondamentalmente dalla selezione sessuale. È l’effetto di una strategia messa in atto dal maschio per aumentare le probabilità di riprodursi.

Capita proprio nei branchi di leoni: quando un nuovo maschio prende il controllo, uccide i figli del precedente capobranco. La femmina, privata dei cuccioli, tornerà di nuovo in estro e sarà pronta per un nuovo accoppiamento. Secondo un’altra teoria, invece, l’intento sarebbe quello di evitare di disperdere energie nella cura di prole non propria. Talvolta, invece, come nel caso degli orsi, delle iene o di alcune specie di roditori, l’intento è quello di cibarsene: i cuccioli sono indifesi e quindi molto facili da predare.

Ad incuriosire però sono le straordinarie tecniche di difesa messe in campo dalle femmine. Gli scienziati hanno osservato una serie di comportamenti, in particolare nei leoni africani e nei gorilla di montagna. La leonessa e la mamma gorilla si allontanano dal gruppo portando con sé i propri piccoli per evitare il più possibile gli incontri con i maschi. Si tratta di strategie riscontrate anche in animali solitari: le femmine del puma spostano il loro home range (cioè il territorio di caccia e di riposo) ad altitudini inferiori per evitare i contatti con gli esemplari maschi. Nel caso del giaguaro, si sono verificati episodi altrettanto curiosi, come riportato in un recente articolo della rivista Acta Ethologica. La madre, scorgendo il maschio in lontananza, nasconde i cuccioli e lo distrae, coinvolgendolo in un combattimento amoroso, in vista dell’accoppiamento. I ricercatori non sanno né come trascorrono le loro giornate i piccoli nascosti, in assenza della madre, né quanto a lungo potrebbero rimanere nei loro nascondigli.

Nei primati, come gli scimpanzé, ci sono due meccanismi distinti volti a prevenire l’infanticidio: l’ovulazione nascosta e la copula promiscua. Per quanto riguarda la prima, la femmina si accoppia pur non essendo fertile; nella seconda, dal momento che la femmina si accoppia più volte con maschi diversi, il rischio di uccidere i propri figli li dissuade dal compiere l’infanticidio.

Non c’è che dire, il mondo animale offre spunti di riflessione interessanti. Eppure, spesso, il nome di alcuni animali viene associato alla maternità con un’accezione negativa. Basti pensare alla madre chioccia, simbolo di una maternità asfissiante che non permette ai bambini di crescere e raggiungere una propria autonomia. Oppure alla mamma tigre, termine coniato da Amy Chua, docente presso la prestigiosa università di Yale, che ne ha fatto menzione in Battle Hymn of the Tiger Mother pubblicato nel 2011. Quello a cui la professoressa si riferisce è un modello educativo diffuso principalmente in Cina e che coinvolge i genitori cinesi emigrati in America. Si tratta di genitori, in particolare madri, che spingono i loro figli ad avere successo in ambito accademico, imponendo una disciplina a dir poco ferrea. Attribuiscono priorità assoluta all’istruzione, non ammettendo distrazioni di alcun genere, a eccezione di attività basate sulla competizione. In sostanza, un rapporto dominato dal controllo psicologico da parte della figura genitoriale. Casi del genere per fortuna in natura non si vedono.