Diritti

1 lavoratore su 5 vive in povertà

Fairtrade ha pubblicato la Mappa dei Rischi umani e ambientali: nei 129 Paesi in cui opera, 160 milioni di bambini svolgono lavori pericolosi, mentre le donne continuano a soffrire discriminazione e abusi
Credit: Gift Habeshaw/unsplash
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
27 gennaio 2023 Aggiornato alle 21:00

Nel mondo ci sono 160 milioni di bambini che svolgono lavori che danneggiano la loro salute o li spingono a interrompere la scuola. Un lavoratore su cinque vive in condizioni di povertà. E l’agricoltura controlla il 70% dei prelievi di acqua dolce a livello globale. Sono solo tre degli elementi emersi dalla nuova Mappa globale sui rischi di violazione dei diritti umani e dell’ambiente pubblicata da Fairtrade.

Si tratta di un atlante che mostra le criticità più significative delle catene di approvvigionamento in cui opera Fairtrade, l’organizzazione internazionale che lavora per migliorare le condizioni dei produttori agricoli dei Paesi in via di sviluppo. Al momento la Mappa copre alcune filiere alimentari - caffè, cacao, banane, uva da vino e miele - e i principali Paesi produttori di queste materie prime, che costituiscono fondamentali oggetti di scambio internazionale. “Nei prossimi mesi ne saranno aggiunti molti altri”, spiega Fairtrade. I prodotti con il simbolo di Fairtrade sono reperibili sugli scaffali del supermercato, al bar, nelle mense scolastiche e nei ristoranti: il marchio internazionale verde-azzurro-e-nero certifica il commercio equo e solidale di Fairtrade.

I rischi possono essere analizzati sia a partire dal prodotto che dai Paesi, e non riguardano solo i contesti Fairtrade, che lavora in 129 luoghi del mondo, ma si riferiscono a tutte le società che operano in questi Paesi. La Mappa, inoltre, è pensata affinché chiunque, dagli agricoltori alle organizzazioni dei lavoratori, dai marchi (e le aziende) alle Ong, possa individuare le criticità più significative per le comunità e per le catene di approvvigionamento.

La valutazione di Fairtrade si basa su 26 indicatori chiave che riguardano tutti i diritti umani e le questioni ambientali riconosciuti a livello internazionale e prestano la massima attenzione alle questioni salienti nella produzione agricola. La Mappa, non a caso, viene pubblicata in un periodo in cui le aziende si trovano ad affrontare sempre più obblighi legali per effettuare le valutazioni del rischio: “Quando i problemi salienti sono noti, i partner della catena di approvvigionamento possono concentrarsi sulla prevenzione, sulla mitigazione e sulla correzione” delle questioni segnalate lungo le proprie filiere di approvvigionamento.

L’elaborazione della Mappa è “uno sforzo collaborativo” che ha visto il coinvolgimento di cooperative di agricoltori, lavoratori e piantagioni, personale Fairtrade di sei continenti ed esperti esterni “che ci aiutano a tenerci aggiornati sugli ultimi cambiamenti in materia di diritti umani e ambiente”. Marike de Peña, Presidente della CLAC, l’organizzazione che raggruppa i produttori Fairtrade in America Latina, ha dichiarato che la Mappa servirà a «facilitare un dialogo trasparente tra gli attori delle filiere e aiuterà le aziende a costruire risposte efficaci per affrontare i rischi maggiori, evitando ulteriori danni alle comunità agricole e al Pianeta».

Uno dei rischi salienti emersi dalla Mappa è il lavoro minorile, comune in molti Paesi e in tutte le catene di approvvigionamento globali. “Si stima che 160 milioni di bambini in tutto il mondo – il 70% dei quali nel settore agricolo – siano impegnati in lavori che minacciano la loro salute e sicurezza o interrompono la scuola”, scrive Faitrade. Si tratta di un fenomeno documentato nella produzione di oro (in 24 Paesi), zucchero (18), caffè (17), cotone (15), riso (12) e cacao (7). In Ghana e Costa d’Avorio, i maggiori produttori di cacao al mondo, i bambini costituiscono un terzo della forza lavoro totale nella produzione di cacao. In India, il traffico di bambini nelle piantagioni di tè e il matrimonio forzato tra i lavoratori della canna da zucchero sono altre aree ad alto rischio.

Le donne, secondo Fairtrade,producono tra il 60 e l’80% del cibo mondiale, ma il loro lavoro spesso non viene riconosciuto e non hanno un accesso equo alle risorse”. La disuguaglianza di genere è diffusa in molte aree del mondo: le agricoltrici hanno un accesso inferiore alla terra, ai finanziamenti e ai tassi di adesione alle organizzazioni di agricoltori. Per non parlare delle pratiche discriminatorie e delle molestie o degli abusi sessuali a cui vengono sottoposte. In India i matrimoni precoci sono all’ordine del giorno per formare una coppia di raccolta necessaria per la canna da zucchero. Generalmente le donne sono tenute a sottoporsi a test di gravidanza o vengono licenziate se si scopre che sono incinte.

Fairtrade incoraggia le aziende a informarsi sui rischi, e a usare lo strumento come un’opportunità per avviare il dialogo con le organizzazioni di agricoltori e lavoratori con l’obiettivo di rendere le filiere globali più sostenibili. Molti elementi di criticità sono radicati nella povertà, nella disuguaglianza e nello sfruttamento: è necessario uno sforzo collettivo per affrontarli nel lungo periodo.

«Fairtrade è da più di trent’anni un’organizzazione apripista nel miglioramento i diritti umani nelle relazioni commerciali», ha dichiarato Tytti Nahi, Direttrice del Fairtrade’s Business and Human Rights. «Il dovere di diligenza, o due diligence, non riguarda solo procedure interne e requisiti da richiedere ai propri partner commerciali: significa anche dialogo, collaborazione e disponibilità a cambiare le proprie pratiche per migliorare la vita delle persone e proteggere l’ambiente».

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