Diritti

Papa Francesco: «L’omosessualità non è un crimine»

In un’intervista realizzata dall’Associated Press, la massima autorità religiosa della Chiesa cattolica ha parlato delle relazioni tra persone dello stesso sesso. Condannando le leggi che le ostacolano
Credit: ANSA/ PRESS OFFICE VATICAN MEDIA
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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26 gennaio 2023 Aggiornato alle 16:00

Ha criticato le leggi che criminalizzano l’omosessualità, definendole «ingiuste», perché Dio ama tutti i suoi figli così come sono. «Essere omosessuali non è un crimine», ha detto Bergoglio.

L’intervista realizzata dall’Associated Press martedì 24 gennaio sta facendo il giro del mondo, perché Papa Francesco si è espresso sulle leggi di tutti quei Paesi che criminalizzano l’omosessualità, circa una settantina nel mondo, invitando i vescovi cattolici che sostengono quelle norme ad accogliere le persone Lgbtq+ nella Chiesa. Ha detto che questi atteggiamenti fanno parte di un background culturale che ha bisogno di un processo di cambiamento per riconoscere la dignità di tutti: «Questi vescovi devono fare un processo di conversione» e dovrebbero usare «la tenerezza, come Dio ha per ciascuno di noi».

La Chiesa sostiene che gli atti omosessuali siano peccaminosi, e il Papa, che il 17 dicembre ha compiuto 86 anni, ha sottolineato che bisogna distinguere tra crimini e peccati: «È peccato anche mancare di carità gli uni verso gli altri», ha detto Bergoglio. Nei suoi commenti non ha fatto alcun riferimento specifico alle persone transgender, solo a quelle omosessuali, ma i sostenitori di una maggiore inclusione Lgbtq+ nella Chiesa li hanno comunque salutati come un progresso epocale.

L’agenzia di stampa riporta che si tratta di una pietra miliare, secondo i gruppi per i diritti delle persone omosessuali, e sono le prime dichiarazioni in assoluto su queste leggi. Ma sono coerenti con il suo approccio nei confronti della comunità Lgbtq+, orientato al coinvolgimento: come spiega il New York Times, Bergoglio ne ha fatto uno dei pilastri del suo pontificato fin dalla sua elezione, nel 2013.

Quando, su un volo papale proveniente dal Brasile, i giornalisti gli chiesero la sua opinione sui preti che potrebbero essere gay, il Papa rispose: «Chi sono io per giudicare?».

Nel 2020, nel documentario Francesco, che debuttò alla Festa del Cinema di Roma, espresse sostegno alle unioni civili tra persone dello stesso sesso, ma successivamente il Vaticano specificò che intendeva (solamente) dire che le coppie gay meritassero protezione, compresi i diritti legali e le prestazioni sanitarie.

Ma a giugno del 2021 parte della comunità Lgbtq+ ha criticato Bergoglio per una sentenza emessa dalla Congregazione per la Dottrina delle Fede, l’organismo di vigilanza dottrinale del Vaticano, che vietava ai sacerdoti di benedire le unioni dello stesso sesso, perché “illecite”.

Le dichiarazioni di Papa Francesco sulle leggi che criminalizzano le persone omosessuali sono state definite «un punto di svolta nella lotta alla depenalizzazione delle persone Lgbtq+» dall’organizzazione no profit GLAAD, che si impegna a promuovere e garantire una rappresentazione accurata delle persone Lgbtq+.

Definendo «ingiuste» queste leggi - esistenti in più di 60 Paesi o giurisdizioni in tutto il mondo, tra cui 11 che prevedono la pena di morte -, Francesco ha affermato che la Chiesa cattolica può e deve lavorare per porvi fine.

«Siamo tutti figli di Dio, e Dio ci ama così come siamo e per la forza che ciascuno di noi combatte per la propria dignità», ha detto Francesco all’AP dall’albergo vaticano dove risiede.

Le parole del Papa arrivano a pochi giorni da un viaggio che lo porterà in visita alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan: dal 31 gennaio al 3 febbraio sarà in RDC - è la prima volta che un pontefice si reca nel Paese in 37 anni - e poi trascorrerà due giorni a Juba prima di tornare in Vaticano. In Africa questo tipo di leggi sono molto comuni, così come in Medio Oriente, e molte risalgono all’epoca coloniale britannica o sono ispirate alla legge islamica.

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