Economia

Shopping: la rivincita dei negozi “fisici”

La pandemia non ha avuto la meglio: nel 2022 le vendite negli store sono cresciute del 5,3% rispetto al 2021. C’è chi li preferisce per la possibilità di poter “toccare” i prodotti; chi perché più economici
Credit: Polina Tankilevitch/pexels
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26 gennaio 2023 Aggiornato alle 08:00

Contro ogni previsione, i negozi “fisici” non hanno terminato la loro corsa. Con l’arrivo della pandemia, si è veramente creduto che l’e-commerce - che nel 2020 ha guadagnato 5 anni di crescita in 1 soltanto - avrebbe preso definitivamente il posto del negozio fisico. Ma così non è stato.

Con il termine e-commerce si indica l’insieme delle attività di vendita e acquisto di prodotti effettuato tramite internet: il nuovo modo di effettuare acquisti che ha stravolto i modelli di consumo ma non ha soppresso le modalità di vendita tradizionali. È ciò che si evince dalla National Retail Federation Big Show 2023 (Nrf), la conferenza annuale organizzata dalla federazione nazionale dei commercianti statunitensi.

Lo scorso anno è avvenuta la cosiddetta “rivincita” del negozio fisico. Infatti, alla fine del 2022 le vendite in store hanno registrato una crescita del 5,3% rispetto al 2021. Anche Matthiew Shay, il Presidente della Nrf, ha dichiarato che «i consumatori continuano a fare acquisti come hanno sempre fatto».

La fiducia tra venditore e compratore è uno dei punti di forza su cui è basato il commercio fisico. Al Marketing & Retail summit 2022, il Managing Director di Accenture, Matteo Arata, ha mostrato come il 73% degli italiani preferisce acquistare in negozio invece che su internet. Perché?

Il 37% lo preferisce per il piacere di fare la spesa dal vivo, il 21% per poter toccare i prodotti, il 10% lo considera meno costoso (non ci sono le spese di spedizione).

Il sopravvento dell’e-commerce, l’innovazione, la digitalizzazione e il peso della pandemia hanno portato i negozi a investire diversamente le proprie finanze in questi ultimi anni. Internet è divenuto un canale fondamentale per incoraggiare gli acquisti, ma non il migliore. Se il negozio chiude, il canale di vendita online viene penalizzato. Il negozio può sopravvivere senza e-commerce, ma non il contrario.

Tuttavia, i negozi sono stati costretti ad assecondare il cambiamento tecnologico in atto. L’avvento dei marketplace - luoghi reale o metaforici in cui avvengono scambi commerciali paragonabili a dei veri e propri supermercati online - e dei social commerce - l’acquisto e la vendita di servizi attraverso i social media e la loro successiva condivisione - hanno portato numerosi brand a interrogarsi sulle le loro modalità e innovarle. Inizialmente, specialmente le case di moda, hanno guardato con diffidenza questa innovazione, per timore di uno sconvolgimento del rapporto diretto tra impresa e distributore, tentando poi di trovare soluzioni che permettessero loro di stare al passo con le esigenze moderne.

Le richieste del cliente cambiano e allo stesso tempo gli investimenti dei distributori nei loro negozi non sono più quelli del passato. Il nostro tempo chiede efficienza, velocità e ordine. Secondo Thierry Gadou, Charmain & Ceo di Ses Imagotag - azienda specializzata in sistemi di etichettatura elettronica per scaffali e vendita al dettaglio fisica - è indispensabile la digitalizzazione del negozio. Infatti, il cliente, uscendo dal magazzino, ricorda generalmente al 50-60% i prodotti presenti sugli scaffali.

Pertanto, numerose sono le proposte dei distributori per venire incontro ai clienti: per esempio con l’introduzione di etichette elettroniche, di telecamere che scansionano gli scaffali. In questo modo il negozio aumenta la sua produttività, diventando più attraente.

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