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Riforma fiscale 2023: cosa dovresti sapere

In arrivo a marzo, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha spiegato che sarà suddivisa in quattro parti. Scopriamo che cosa dovrebbe contenere
Maurizio Leo, viceministro dell'Economia e delle Finanze, durante la festa di Fratelli d'Italia dal titolo "10 anni di Amore per l'Italia", Roma, 17 dicembre 2022
Maurizio Leo, viceministro dell'Economia e delle Finanze, durante la festa di Fratelli d'Italia dal titolo "10 anni di Amore per l'Italia", Roma, 17 dicembre 2022 Credit: ANSA/ FABIO FRUSTACI
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25 gennaio 2023 Aggiornato alle 19:00

Arriverà a marzo il testo della riforma fiscale del nuovo governo. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo spiega come tale riforma sarà suddivisa in quattro parti: la prima parte riesamina i principi generali, la seconda è relativa ai tributi e alla revisione delle imposte, la terza riguarda i procedimenti e l’ultima la revisione dei Testi unici. Ma in cosa consiste la riforma fiscale 2023?

Sicuramente, le maggiori riforme riguardano la parte numero due, vale a dire la revisione delle imposte. Tra le imposte, una su tutte, l’Irpef.

L’Irpef è l’acronimo utilizzato per indicare l’imposta sul reddito delle persone fisiche; quindi, l’imposta che pagano tutti coloro che hanno un reddito, sia come lavoratore dipendente, sia come autonomo e soci di impresa. L’imposta si calcola a partire dalla base imponibile, ossia la totalità dei redditi che si sono conseguiti nell’anno. Sulla base imponibile vengono calcolate le diverse aliquote, ossia il tasso variabile, espresso in forma di percentuale che si applica per calcolare il tributo.

L’imposta Irpef è, dunque, progressiva, poiché ognuno paga in base all’aliquota applicata che varia in base al valore della base imponibile.

Nel 2022 le aliquote applicabili erano quattro:

23% ( per i redditi fino a 15.000 euro);

25% ( da 15.001 fino a 28.000);

35% (da 28.001 fino a 50.000 euro);

43% (oltre 50.001 euro).

L’obiettivo del 2023 è quello, come afferma il ministro Leo, di addolcire le aliquote riducendole a tre:

23% per i redditi fino a 15.000 euro;

27% per i redditi tra 15.000 e 50.000 euro;

43% per i redditi oltre 50.000 euro

Al contempo, è prevista anche l’introduzione del quoziente familiare, un metodo attraverso il quale si calcolano le imposte in relazione a un coefficiente che viene determinato prendendo in considerazione il reddito complessivo della sua famiglia e il numero dei suoi componenti.

In altri termini, si sommano i redditi registrati in famiglia nell’anno antecedente, e una volta sommati si dividono per un coefficiente determinato in base a quanto la famiglia sia numerosa. Nel caso ci sia solamente un contribuente, non si applica il coefficiente. Di conseguenza, il coefficiente sarà uguale a 2 se è presente un secondo familiare convivente; sarà uguale 1,5 se è presente un familiare a carico; uguale a 2 se sono presenti due familiari a carico; uguale a 3 se sono presenti tre o più familiari a carico.

L’introduzione di questa nuova modalità di calcolo vuole aiutare le famiglie con figli, ma presenta allo stesso tempo lati svantaggiosi, a esempio quello di favorire coloro che possiedono redditi più alti o quello di disincentivare il lavoro femminile.

Poiché, tenendo conto che la maggior parte delle donne in Italia guadagna ancora meno degli uomini, con il quoziente familiare il marito che possiede un reddito più alto avrà un’aliquota più bassa rispetto al caso in cui fosse single. A differenza, la moglie guadagnando di meno avrebbe un’aliquota più alta rispetto al caso in cui non avesse famiglia.

L’aspirazione del governo rimane in ogni caso quella della Flat Tax, ossia quella di introdurre un’aliquota fiscale uguale per ogni lavoratore dipendente e autonomo che possiede un reddito fino a 85.000 euro. Tuttavia, i lavoratori autonomi sono già beneficiari di tale aliquota fiscale.

L’introduzione di una tassa piatta avverrebbe tramite diverse fasi; una delle diverse possibilità potrebbe essere l’inclusione della Flat tax al 15% nelle aliquote Irpef, come primo scaglione per i ciascun reddito.

In ogni caso, il Governo si è posto l’obiettivo di raggiungere la cosiddetta “equità orizzontale”, vale a dire che ciascun reddito dei dipendenti, dei pensionati e degli autonomi sia tassato in egual modo.

Tuttavia, il possibile cambiamento non migliorerebbe il grande divario di reddito che esiste tra i contribuenti, poiché i più ricchi andranno a pagare un’aliquota identica a quella dei più poveri.

Inoltre, è possibile che vi sia l’intenzione di cancellare l’Irap, imposta regionale sulle attività produttive.

Sono previste ulteriori novità per l’Iva, intervenendo specialmente su beni con Iva agevolata del 4%, del 5% e del 10%. Tali interventi devono avvenire con cautela, dato che l’Iva contribuisce allo Stato con 150 miliardi, e devono rispettare i vincoli imposti dalla Unione europea.

È prevista anche una revisione delle cosiddette tax expenditures, ossia le agevolazioni e le esenzioni fiscali da inserire nella dichiarazione dei redditi. Tale revisione prevede di allargare le fasce di reddito a cui sono destinate tali esenzioni, a oggi destinate ai redditi a partire da 120 mila euro.

Le ipotesi sul tavolo del Ministro dell’Economia sono tante, ma per avere notizie definitive bisognerà attendere l’arrivo della primavera.

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