Ambiente

Inceneritori europei: preoccupano i dati sull’inquinamento

Secondo un’indagine di Zero Waste i livelli di inquinanti organici persistenti nelle vicinanze degli impianti sarebbero troppo elevati. Uova, aghi di pino e muschi presentano tracce superiori alle medie ammesse
Credit: Via Motor1
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27 gennaio 2023 Aggiornato alle 11:00

Un’indagine condotta da Zero Waste, movimento internazionale nato nel 2004 per promuovere riciclo e riutilizzo dei rifiuti, in tre Paesi europei – Spagna, Repubblica Ceca e Lituania – sulle emissioni degli inceneritori di rifiuti, ha rilevato livelli allarmanti di inquinanti organici persistenti (Pop) nelle vicinanze degli impianti.

La ricerca, iniziata nel 2020, commissionata alla Fondazione ToxicoWatch, ha analizzato la deposizione di inquinanti organici persistenti in biomarcatori quali uova di galline da cortile, aghi di pino e muschi nelle vicinanze di tre inceneritori WtE (Waste-to-energy): Uab Kauno Cogeneration Power Plant (Kaunas, Lituania), Valdemingómez (Madrid, Spagna) e Zevo Chotíkov (Pilsen, Repubblica Ceca).

Nella maggior parte delle uova di galline da cortile che vivono nelle vicinanze dei tre inceneritori, si è notato che i limiti imposti dalla Ue per il biotest Dr Calux - il biotest Dr Calux, Dioxin Responsive Chemical Activated LUciferase gene eXpression, è un metodo di screening bioanalitico utilizzato per la quantificazione di diossine/furani PCDD/F e PCB diossina-simili dl-PCB, ndr), e l’analisi chimica GC-MS (gas chromatography-mass spectrometry analysis, è la tecnica analitica basata sull’utilizzo di un gascromatografo accoppiato a uno spettrometro di massa, ndr), sono ampiamente superati, mentre l’analisi degli aghi di pino e muschi, mostra presenza di diossine in concentrazioni elevate nelle aree intorno agli inceneritori di rifiuti in tutti e tre i Paesi.

Alte quantità di sostanze per-e polifluoroalchiliche (Pfas), inoltre, sono state riscontrate nei muschi, negli aghi di pino e nelle uova in tutte e tre le aree intorno agli inceneritori di rifiuti mediante misurazioni con biotest FITC-T4.

L’area più inquinata delle tre, è risultata essere quella di Madrid, vicino all’impianto di Valdemingómez, uno dei più antichi inceneritori di rifiuti in Europa.

Un allarmato Carlos Arribas, portavoce di Ecologistas en Acción, ha spiegato a El Pais che «questo secondo rapporto, realizzato nel 2022, mostra livelli molto elevati in Valdemingómez e ratifica i risultati del primo, del 2021. Sono dati molto preoccupanti».

Per il secondo anno consecutivo, inoltre, l’impianto di Madrid, che brucia più di 300.000 tonnellate di rifiuti all’anno, 1.000 tonnellate al giorno, presenta i livelli più alti di inquinanti organici persistenti dei tre.

Secondo Arribas l’indagine di ToxicoWatch è molto più affidabile perché ha monitorato impianti e prodotti che «raccolgono dati sull’inquinamento per un lungo periodo di tempo» a differenza delle misurazioni a campione della qualità dell’aria adottate dal Comune di Madrid.

Le tossine presenti nelle uova e nelle piante nell’area circostante Valdemingómez superano di gran lunga i limiti legali o le raccomandazioni dell’Ue. Le uova hanno un livello di diossina di 18 picogrammi per grammo di grasso (per la Ue non si dovrebbe superare i 3,3 o 5, a seconda del tipo, ndr). Nel rapporto precedente erano 13.

Per il portavoce di Ecologistas en Acción, la questione più grave è che non si conosce il livello di queste tossine nella popolazione che vive nelle vicinanze, così come l’impatto sulla loro salute; per questo chiede che le autorità effettuino studi di biomonitoraggio come questo, ma sugli esseri umani, in cui si valuti la presenza di inquinanti nel sangue, nelle unghie e nei capelli, come del resto prevede il Piano strategico per la salute e l’ambiente, approvato in Spagna nel 2021.

Secondo gli ultimi censimenti, circa 700.000 persone vivono in un raggio di 10 chilometri dall’impianto. Un numero enorme di cittadini che l’indagine di Zero Waste ha cominciato giustamente ad allarmare.

Enrique Villalobos, il presidente della Federazione dei residenti, ha dichiarato a El Pais che «tutti gli studi di Zero Waste con la metodologia del biomonitoraggio, che i governi non vogliono utilizzare, mostrano livelli allarmanti di contaminazione persistente. E come se non bastasse, i dati di Madrid sono notevolmente peggiori di quelli degli altri due impianti analizzati».

L’impianto di Valdemingómez è molto vecchio, risale al 1996 e funziona a diesel. Sebbene la necessità di ammodernamenti se non chiusure siano evidenti, il Comune di Madrid vuole tenerlo aperto oltre il 2030.

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