Ambiente

Symbiosist, per rendere l’Ue eccellenza nell’agrivoltaico

Sono 18 i partner inclusi nel progetto che mira ad aumentare l’installazione di pannelli solari sopra le colture, rendendo più efficiente l’utilizzo del suolo, le produzioni agricole ed energetiche
Credit: Werner Slocum/NREL
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23 gennaio 2023 Aggiornato alle 21:00

Unire la produzione di energia a quella agricola, abbattendo le emissioni di gas serra. È questo l’obiettivo di Symbiosist, il piano europeo, al via da questo gennaio, per finanziare progetti che sfruttano la tecnica dell’agrivoltaico.

Si tratta di una soluzione alternativa alle distese di pannelli solari che vengono posizionati sui terreni e, molto spesso, entrano in contrasto con le coltivazioni: l’impianto solare infatti viene installato sui tetti delle serre o comunque a una certa altezza dal suolo. In questo modo le due attività non solo riescono a convivere nello stesso spazio, ma godono anche di benefici comuni. Per esempio, in Arizona, i campi che sfruttano questo sistema hanno raddoppiato la raccolta di pomodori ciliegini, nonostante le alte temperature: i pannelli infatti proteggono le piante e diminuiscono la loro richiesta di acqua.

L’agrivoltaico è diffuso soprattutto negli Stati Uniti, ma ci sono stati alcuni tentativi di realizzarlo anche in Italia, Francia e Germania.

Bruxelles punta però ad aumentare la competitività degli impianti e ad aumentare il loro numero in Europa. Coordinato dal centro di ricerca Eurac Research, Symbiosist rientra nel programma quadro da 95 miliardi Horizon e durerà quattro anni, cioè fino al 2027. I partner che collaborano al progetto sono in tutto diciotto e includono Convert Italia, Renewable Energies e l’italiana Ef Solare, per il 70% di proprietà di F2i - Fondi Italiani per le Infrastrutture e per il 30% da Crédit Agricole Assurances.

L’azienda ha già sperimentato in passato nel campo delle interazioni tra agricoltura ed energia, con 32 MW di serre solari costruite in undici anni in Italia, secondo le dichiarazioni del Ceo Andrea Ghiselli.

Nel 2021, inoltre, ha realizzato anche un nuovo modello a consumo di terreno nullo a Scalea, in provincia di Cosenza (Calabria). In quel caso, una struttura alta circa 3 metri e sovrasta i tradizionali alberi di agrumi. Nell’ambito di Symbiosist, i protagonisti saranno invece i filari di meli, coltivati secondo la tecnica biologica Guyot, della provincia di Bolzano, in Alto Adige.

All’impianto saranno affiancate tecnologie avanzate per l’irrigazione e la protezione da grandine e gelo, ha comunicato Ef Solare in una nota. I meleti saranno inoltre tenuti sotto osservazione per raccogliere dati sulla produzione elettrica e dei frutti. Si cercherà poi di capire anche come le strutture interagiscano con l’ambiente naturale e se disturbino gli animali. Questi primi progetti saranno infatti fondamentali per stabilire le linee guida europee sull’agrivoltaico.

Questa tecnologia potrebbe essere decisiva per aumentare la presenza delle rinnovabili nel mix energetico europeo e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Nel 2022, secondo i dati dell’Eurostat, rappresentava una percentuale dei nostri consumi pari 17%, ben inferiore rispetto a quella delle fonti fossili, come petrolio (35%) e gas (24%).

In Italia la quota si attestava addirittura all’11%, dalle rilevazioni Ispi, ma progetti come Symbiosist possono offrire margini di miglioramento.

Per raggiungere la metà degli obiettivi di decarbonizzazione previsti dal nostro Piano Clima e Ambiente, basterebbe coprire lo 0,32% dei terreni agricoli di pannelli solari, afferma uno studio dell’associazione no profit Italia Solare.

Le serre agrivoltaiche offrono prestazioni simili a quelli degli impianti a terra, anche se la loro installazione è fino al 40% più costosa. Però, evitando il conflitto con le coltivazioni agricole, abbassano il costo dell’energia a circa 9 centesimi per kWh. I prezzi sono ancora superiori a quelli dell’energia che deriva dal gas (7 centesimi per kWh), ma le emissioni sono enormemente inferiori: 20 grammi di CO2 per megajoule di elettricità, secondo i calcoli di Enea, in collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore.

Non tutte le colture però sono adatte a convivere con l’agrivoltaico, per esempio quelle intensive che si estendono per diversi chilometri, oppure quelle che hanno bisogno di molta luce, come cavolfiori e barbabietole. Molte piante invece beneficiano delle condizioni di temperatura e umidità create dai pannelli. Tra queste segale, orzo, avena, cavolo verde, colza, piselli, asparago, carota, ravanello, porro, patata, luppolo, spinaci, insalata, fave.

I ricercatori del National Renewable Energy Laboratory (Nrel), il laboratorio sulle rinnovabili del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, hanno condotto un’osservazione su diverse colture agrivoltaiche. La produzione del peperoncino jalapeño con questo metodo è triplicata, quella di frutta è raddoppiata, mentre per i pomodori ha aumentato del 65% l’efficienza dell’utilizzo dell’acqua. L’ombra delle serre solari permette infatti al suolo di conservare meglio l’umidità. Così, riducendo le irrigazioni, gli agricoltori risparmiavano una quantità di acqua tra il 14 e il 29%.

I dati parlano chiaro anche sul consumo di suolo: nel progetto pilota da 194 Kilowatt di Heggelbach, in Germania, l’efficienza del suo utilizzo è aumentata tra il 160% e il 186% nel 2018. Una cifra che, sommata alle altre, fa ben sperare sugli effetti che una rete più capillare di impianti agrivoltaici, come quella che intende finanziare Symbiosist, potrebbe avere sulla produzione energetica e di frutta e verdura in Europa.

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