Economia

Davos chiude con un occhio sulle strategie future (e sui problemi)

Nell’ultima giornata del World Economic Forum, nuove tecnologie e green transition sono stati i temi principali. Ma anche la previsione di maggiori pressioni inflazionistiche, come ha spiegato Christine Lagarde
Credit: Arne Dedert/ Dpa
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20 gennaio 2023 Aggiornato alle 21:00

È arrivata ieri, durante un incontro a Davos, la decisione della Presidente della Bce (Banca Centrale Europea), Christine Lagarde, di aumentare ancora i tassi di interesse di mezzo punto.

Due i motivi principali che hanno portato a questa scelta: un mercato nell’eurozona «più vibrante» e un’inflazione “core” al 5.2%, ancora ben lontana dal target ideale del 2%.

Decisione condivisa da Klaas Not, governatore della De Nederlandsche Bank (Banca centrale dei Paesi Bassi) e da Christian Sewing, Ceo di Deutsche Bank, mentre il Premier olandese Mark Rutte ha sottolineato anche la necessità di ridurre il debito pubblico, ancora troppo alto in alcuni Paesi, e che rallenta la crescita. In particolare, si riferisce a Italia e Francia che «spendono dal 10 al 15% del Pil nelle pensioni» togliendo risorse importanti per chi è gravato dall’inflazione.

Dopo la dichiarazione della Presidente della Bce c’era, dunque, una grande attesa per l’intervento di oggi durante l’ultima giornata del World Economic Forum.

L’argomento centrale era la crescita economica globale. Kristalina Gerogieva, direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) si è definita leggermente più ottimista rispetto a un paio di mesi fa, ma bisogna fare attenzione a non generare un eccessivo ottimismo, «dobbiamo essere cauti» perché non si sa come si evolverà la situazione economica in Europa.

A tal proposito, sottolinea che un forte impulso alla crescita globale verrà dalla Cina che nel 2022, per la prima volta dopo 40 anni, è cresciuta meno del resto del mondo.

Infine, evidenzia la necessità di evitare a ogni costo una frammentazione globale, che potrebbe ridurre il Pil del 7%, l’equivalente di 7 miliardi di dollari.

Fondamentale in questo senso è stato anche l’intervento di Bruno Le Maire, ministro dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità industriale e Digitale della Francia, il quale sottolinea che l’Europa, negli ultimi 3 anni, è diventata una potenza come la Cina e gli Usa, bisogna rimanere uniti evitando la frammentazione e puntando sulla cooperazione internazionale.

Parlando invece di green transition, è necessario attuare immediatamente una risposta all’Inflation Reduction Act di Joe Biden, che rischia di danneggiare profondamente l’Europa.

Per quanto riguarda l’inflazione, Christine Lagarde avvisa che la riapertura della Cina avrà, inevitabilmente, delle ripercussioni sui prezzi. Ci sarà molta più domanda di gas naturale liquefatto e tutto ciò porterà a maggiori pressioni inflazionistiche. La politica monetaria, probabilmente, manterrà la stessa direzione del 2022, ma si punta ad avere misure più mirate per evitare che l’inflazione aumenti ancora.

Altre tematiche sono state trattate nell’ultima giornata del Wef. Molta attenzione è stata posta sulle tecnologie che, come sottolinea il giovane vice-curator di Chicago Hub, Joseph Solis, da una parte ci aiutano in ogni aspetto della vita, ma dall’altro aumentano ancor di più le disparità. Bisogna lavorare ancora tanto su inclusione e diversità.

Le nuove tecnologie sono destinate a entrare sempre di più nel nostro mondo lavorativo, come afferma Mihir Shukla, Ceo di Automation Anywhere. Sono in grado di aumentare il nostro potenziale, nel 95% dei lavori attualmente esistenti è possibile una cooperazione tra essere umano e intelligenza artificiale.

Crisi energetica, cambiamento climatico, pandemia, guerra: tutti questi fattori hanno portato a una crisi globale. Come emerge dal Global Risk Report, la maggior parte dei rischi riguarda il clima e l’ambiente.

Molti governi stanno investendo sulla sostenibilità, altri sullo sviluppo delle società. Secondo Tengku Datuk Seri Zafrul Tengku Abdul Aziz, ministro del Commercio Internazionale e dell’Industria della Malesia, è opportuno focalizzarsi su ciò che realmente serve per lo sviluppo della società, ovviamente questo dipende da Stato a Stato.

Il governo, comunque, non è in grado di risolvere i rischi in autonomia, è necessaria la cooperazione tra imprese e società.

Ovviamente, non c’è solo la crisi climatica. Come sottolinea Ngaire Woods, fondatrice della Blavatnik School of Government e professoressa di Global Economic Governance presso l’Oxford University, la pandemia ha generato un literacy gap ancor più grande, e ha acuito la crisi relativa al cibo, per cui abbiamo milioni di bambini affamati, denutriti e analfabeti.

Ciò che è stato sottolineato è che, per risolvere i rischi a lungo termine, è necessario focalizzarsi prima su quelli a breve termine come il divario digitale, la disoccupazione e il cambiamento climatico.

Cambiamento climatico e transizione energetica sono state le tematiche trattate anche da Rania Al-Mashat, ex ministra del Turismo dell’Egitto, la quale sottolinea l’importanza di agire al più presto.

Soltanto con la cooperazione possiamo andare avanti e cambiare qualcosa, ed è necessario raggiungere prima gli obiettivi nazionali per poi arrivare a quelli globali.

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