Diritti

Quirinale: i no che aiutano a crescere

I partiti non hanno ancora scelto, ma per preservare il PNRR e quanto realizzato dal governo di Mario Draghi, dovranno presto trovare un punto di incontro
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25 gennaio 2022 Aggiornato alle 07:00

È appena iniziato il complesso iter che condurrà all’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica - la figura, come la definì il giurista e politico Livio Paladin, “più enigmatica e sfuggente fra le cariche pubbliche previste dalla Costituzione”. A conferma della sua natura impenetrabile c’è proprio il sistema di ingranaggi, in azione sin dal momento delle votazioni. Sono poche ed estremamente concise le linee guida tracciate dal testo costituzionale, racchiuse negli artt. 83 e 84.

La maggior parte delle regole seguite durante le procedure sono consuetudini e prassi stratificate in oltre 70 anni di Storia repubblicana. Quel che è certo è che il Capo di Stato rappresenta il vero e proprio pilastro della democrazia e della sovranità popolare, tanto da essere eletto nel luogo di sua massima espressione, il Parlamento. Non è un caso neppure la previsione da parte del costituente, di quorum così ampi: l’intento, infatti, è di evitare che la scelta ricada su candidati di parte, espressione di una particolare fazione politica.

Tra gli elementi che contraddistinguono questa elezione, rendendola molto diversa dalle precedenti, il più evidente forse è l’impatto della pandemia, che rischiava di decimare il collegio presidenziale, tra elettori positivi e quarantenati, impossibilitati a votare. Meno elettori sono presenti in aula, infatti, più il quorum per eleggere il Capo di Stato diventa difficile da raggiungere. D’altronde, il loro non è un voto ordinario, ma l’espressione di una precisa funzione costituzionale.

Per cui, a fronte della regola applicata nelle precedenti elezioni, che permetteva a ciascun elettore malato di scegliere se partecipare o meno, sarebbe stato paradossale che il Parlamento – tramite il Governo - avesse imposto loro di non esercitare un diritto-dovere di tale portata. La decisione è stata, quindi, quella di allestire un seggio esterno, una sorta di drive-in nel parcheggio di Montecitorio per garantire il diritto di voto per tutti i grandi elettori.

Vi è poi l’eventualità e il rischio che l’elezione avvenga oltre il termine di scadenza del mandato di Sergio Mattarella, ossia il 3 Febbraio.

Un’ipotesi che non si è mai verificata prima e che aprirebbe scenari difficilmente prevedibili. Per alcuni si dovrebbe procedere alle dimissioni del Presidente della Repubblica uscente, affidando temporaneamente al Presidente del Senato le sue funzioni, ex art. 86 della Costituzione. Secondo l’altra teoria avanzata, invece, si dovrebbe ricorrere al principio di continuità degli organi, assicurando la permanenza in carica di Mattarella, in attesa della nomina del suo successore.

Infatti, l’estrema polverizzazione dei gruppi parlamentari e il timore di una scadenza anticipata della legislatura (che darebbe il via libera alle nuove elezioni di un Parlamento ridotto però di 1/3, in ragione della recente riforma costituzionale) rischiano di far naufragare qualsiasi tentativo di accordo politico estraneo alla volontà di evitare a tutti i costi lo scioglimento delle Camere.

Infine, la presenza di un governo frutto di larghissime intese, presieduto da Mario Draghi. Un governo costruito faticosamente per assorbire l’onda d’urto della duplice crisi, pandemica ed economica, e che è chiamato a portare a termine con ogni mezzo necessario le varie fasi attuative del PNRR.

Da qui il problema delle forze politiche che, laddove eleggessero Mario Draghi come presidente della Repubblica, dovrebbero poi scovare un presidente del Consiglio altrettanto autorevole, capace di garantire, innanzitutto a Bruxelles, l’attuazione della seconda fase delle misure previste nel PNRR, e di evitare sul piano della politica interna, scossoni e scioglimenti anticipati fino al termine naturale della legislatura. Sono alcuni degli aspetti di maggiore complessità che, tra testo costituzionale e contesto politico, rendono questa elezione a dir poco cruciale.

A fronte dei ripetuti “No che aiutano a crescere” che il presidente Mattarella ha rivolto alle forze politiche riguardo alla sua rielezione per spronarle a non adagiarsi nella ricerca di una soluzione adeguata, la responsabilità dei partiti è di dimostrare il ruolo che la politica stessa ha nella società, eleggendo come Presidente della Repubblica Italiana una figura saggia, di esperienza, riconosciuta e apprezzata, in Italia e nel mondo.