Bambini

Save The Children: 100.000 bambini vivono in comuni sciolti per infiltrazioni mafiose

Per Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia - Europa della ong, «La lotta alle mafie impone una sfida: trasformare i territori ad alta densità criminale in aree ad alta densità educativa»
Credit: Claudio Poggio/unsp
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
20 gennaio 2023 Aggiornato alle 14:00

Sono oltre 100.000 i bambini e gli adolescenti che vivono in 1 dei 24 comuni sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata, rivela una nota diffusa da Save The Children. E non è un caso che, dove le istituzioni locali sono colluse col sistema mafioso, si registri un netto calo in termini di servizi a sostegno dei bambini.

Questi comuni sono solo la punta dell’iceberg di una pervasiva e subdola cultura mafiosa, che mina profondamente le prospettive e le opportunità di crescita dei bambini in molte zone d’Italia.

Il rapporto annuale dell’Osservatorio sulla povertà educativa #conibambini, promosso dall’omonima associazione e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, è stato realizzato su un campione (3.540 intervistati) rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne: comprende genitori con figli minorenni, insegnanti e rappresentanti di enti del Terzo Settore. Il report ha messo in luce un’evidente spaccatura nel territorio nazionale.

Prendendo in considerazione la scuola dell’infanzia, tutti i centri urbani in cui l’offerta di asili nido è inferiore ai 10 posti ogni 100 bambini (meno del 10%) si trovano nel Mezzogiorno: i primi 4 della triste classifica sono Ragusa, Caltanissetta, Cosenza, Caserta. Sale al 20% a Crotone, Trapani e Reggio Calabria, contro l’80% di molte aree del Nord.

Dove cresce la povertà minorile e, in particolare, la povertà educativa, si fanno più fitte e impenetrabili le maglie della criminalità organizzata, con un sistema di ricatti, imposizioni e reclutamenti che segna inesorabilmente il destino dei ragazzi. Per contrastare alla radice questo fenomeno, è fondamentale promuovere opportunità educative, rafforzando la scuola, gli spazi di aggregazione e culturali e i servizi sul territorio.

Ammontano a 19,44 miliardi di euro le risorse mobilitate dal Pnrr per il potenziamento dei servizi di istruzione, infanzia e adolescenza cui si aggiungono altri interventi trasversali alle diverse missioni. Finanziamenti che dovranno servire a colmare il gap con gli standard Ue e i divari interni, da una regione all’altra. Ai nidi e alle scuole dell’infanzia, il Piano destina 4,6 miliardi di euro: l’obiettivo è creare circa 264.480 nuovi posti per la fascia di età 0-6 anni. La parte più cospicua è assegnata attraverso un bando da 3 miliardi di euro, di cui 2,4 miliardi destinati agli asili nido.

Ma il problema non riguarda ovviamente solo i più piccoli: anzi si aggrava con l’aumento dell’età e ha subito un netto peggioramento a seguito della pandemia. Basti pensare al dato allarmante degli 80.000 studenti bocciati nell’ultimo anno scolastico per le troppe assenze, dovute anche al Covid.

Nel rapporto di Save The Children del 2022, relativo alla dispersione scolastica, emerge che il fenomeno nella maggior parte delle regioni meridionali va ben oltre la media nazionale (12,7%): prime fra tutte, Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%). Valori decisamente più alti rispetto al Centro e al Nord anche in Campania (16,4%) e Calabria (14%).

In alcune aree del Mezzogiorno, la percentuale dei Neet (Not in Education, Employment, or Training) - giovani che non hanno e non cercano un impiego, non frequentano una scuola, un corso di formazione o di aggiornamento professionale - tra i 15 e i 29 anni superano i coetanei occupati (3 Neet ogni 2 giovani lavoratori). In Italia, invece, la media è del 23,1%.

«In questi giorni in cui celebriamo un passo importante per la giustizia come l’arresto di Matteo Messina Denaro è necessario ricordare a tutti noi che il miglior investimento per prevenire e contrastare le mafie è quello sull’educazione», ha commentato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia – Europa di Save the Children.

«La lotta alle mafie impone una grande sfida educativa: trasformare concretamente i territori ad alta densità criminale in aree ad alta densità educativa. Il paradosso che viviamo oggi in Italia è che proprio nelle aree dove si concentra la povertà minorile, anche la rete dei servizi educativi è più povera, senza scuole con mense, palestre e tempo pieno e attività educative diffuse. Questo accentua le diseguaglianze, lasciando spazio alle organizzazioni criminali che desertificano quartieri e città».

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