Ambiente

Fleather, la pelle vegana realizzata con i fiori del Gange

Al materiale sviluppato dalla startup di Kanpur Phool (“fiore” in hindi), si è già interessata Pvh, la casa madre di Calvin Klein e Tommy Hilfiger. Nel 2022 il progetto è arrivato tra i finalisti del Premio Earthshot 2022
Credit: via Facebook.com, profilo Phool.co
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24 gennaio 2023 Aggiornato alle 16:00

Nella “Mecca dell’industria della pelle indiana” è nata un’alternativa sostenibile per borse, portafogli e sandali. Si chiama Fleather ed è un nuovo materiale realizzato con i fiori utilizzati nei templi per i riti quotidiani e poi dispersi nel fiume Gange.

A svilupparla è stata Phool (letteralmente “fiore” in hindi), una startup con sede a Kanpur, nel nord del Paese, che mira a innovare il mercato della pelle vegana e insidiare quello, ad alto impatto ambientale, della pelle animale. Il progetto nel 2022 è arrivato tra i finalisti del Premio Earthshot 2022 sulla sostenibilità e ha riscosso l’interesse di Pvh, la casa madre di Calvin Klein e Tommy Hilfiger e di un rivenditore di auto di lusso.

L’idea per la Fleather è venuta all’ingegnere Ankit Agarwal nel 2015, durante una passeggiata con un amico lungo il fiume sacro della religione indù. Nell’acqua, oltre al letame e alla spazzatura, galleggiavano centinaia di calendule, rose e crisantemi, scartati dai fedeli dopo le preghiere quotidiane.

Questi fiori, per motivi religiosi, non possono essere smaltiti insieme agli altri rifiuti, quindi i templi li scaricano ogni giorno nel Gange. Prima di decomporsi però, rilasciano sostanze nocive, derivate dai pesticidi, che inquinano l’acqua dove i devoti fanno il bagno.

Agarwal ha tentato di risolvere il problema inizialmente trasformandoli in incenso e oli essenziali, nel 2017. Un anno più tardi però ha scoperto che potevano essere destinati a un uso diverso: la produzione di pelle vegana.

Sui fiori infatti cresceva una specie di fungo che, nutrendosi della cellulosa, sviluppava un materiale fibroso e biancastro. Gli scienziati di Phool hanno provato a replicarlo in laboratorio, con condizioni controllate di temperatura e umidità e diversi tipi di microbi. Così è nato il primo prototipo di Fleather nel 2021. Oggi l’azienda è sostenuta dal prestigioso Indian Institute of Technology di Kanpur e conta tra i suoi investitori la star di Bollywood Alia Bhatt.

Il processo è stato perfezionato sempre più nel tempo e anche la conciatura è realizzata in modo naturale, tramite l’essicazione con una soluzione di polveri di corteccia d’albero. La pelle è sottile e morbida e ha un aspetto molto simile a quella animale: viene tinta e goffrata con un motivo a serpente o coccodrillo. Per il futuro però, Phool mira a renderla più resistente, in modo da poter realizzare anche cinture ed essere davvero competitivi sul mercato.

L’interesse per la moda sostenibile infatti è sempre più diffuso, man mano che cresce la consapevolezza del suo impatto sugli ecosistemi. La conciatura di cuoio, per esempio, richiede moltissima acqua ed energia e il trattamento chimico per renderlo liscio disperde diversi metalli pesanti nell’ambiente. Inoltre, più indietro sulla filiera, gli allevamenti intensivi di bestiame contribuiscono alla deforestazione e all’aumento delle emissioni di gas serra, dannosi per il clima.

La maggior parte delle ecopelli, fino a ora, sono però realizzate con la plastica, quindi sempre partendo dai combustibili fossili. L’anno scorso sono stati diversi gli esperimenti per creare un’alternativa, dal Messico all’Italia. Il più noto è stata la collaborazione tra Nike e la startup londinese Ananas Anam per lanciare un materiale realizzato attraverso la buccia del frutto tropicale. La maggior parte di questi materiali, secondo gli esperti della rete olandese Fashion for Good (della quale nel 2020 ha fatto parte anche Phool), utilizza comunque come leganti dei polimeri di plastica. Al contrario di Fleather.

Se sepolta nel terreno la pelle dei fiori del Gange si decompone totalmente entro 90 giorni, garantiscono i suoi creatori. La prossima sfida è espandere la produzione, che al momento si attesta sugli 0,8 metri quadrati di ‘fogli’ di materiali ogni mese. Se le centinaia di chilogrammi di scarti dei templi non dovessero bastare, si potrebbero utilizzare le stoppie agricole che ogni inverno gli agricoltori sono costretti a bruciare, causando ogni inverno un grande inquinamento atmosferico in tutto il nord dell’India.

Per imporsi nel mondo dell’alta moda, bisognerà però rendere le borse e portafogli longevi e resistenti. Chissà che un giorno gli articoli di lusso, che si tramandano di generazione in generazione, non saranno fatti di Fleather.

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