Ambiente

Fukushima: assolti i dirigenti della centrale nucleare

L’Alta Corte di Tokyo scagiona il presidente e due suoi vice, accusati di non aver predisposto le misure per proteggere l’impianto da un possibile maremoto
Credit: Greg Webb / IAEA
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19 gennaio 2023 Aggiornato alle 17:00

Dopo quasi 12 anni dal tragico disastro che ha investito la centrale nucleare di Fukushima Daiichi in Giappone, l’Alta Corte di Tokyo ha dichiarato non colpevoli i 3 principali dirigenti della società energetica Tokyo Electric Power (Tepco), l’ex presidente Tsunehisa Katsumata e i vice-presidenti Ichiro Takekuro e Sakae Muto.

I giudici hanno confermato la sentenza della Corte distrettuale di Tokyo, che nel 2019 aveva già assolto i dirigenti accusati dai procuratori di non aver predisposto le misure per proteggere l’impianto da un possibile maremoto: «Prima che l’impianto fosse colpito dal terremoto, non è stata riconosciuta la reale possibilità che uno tsunami potesse abbattersi», ha dichiarato il giudice della Corte. I procuratori hanno già annunciato in conferenza stampa che proveranno a fare un nuovo appello in modo da arrivare alla Corte Suprema.

La decisione presa dai giudici ha suscitato notevole disappunto nelle vittime del disastro nucleare e negli attivisti ambientali, che hanno accusato più volte i dirigenti di Tepco di aver ignorato la valutazione di rischio elaborata dal governo giapponese nel 2002, la quale ipotizzava la possibilità di uno tsunami alto 15,7 metri diretto contro l’impianto nucleare: «Una grande domanda che si trova in fondo al mio stomaco è: devo soffrire perché ho vissuto lì ed è stata colpa mia? No, allora di chi è la responsabilità?», ha denunciato la 59enne Yoshiko Furukawa, sfollata durante l’evacuazione della sua cittadina situata a 6 miglia dall’impianto.

La nuova sentenza è solo l’ultima di una serie di processi e cause in corso da anni, dove 4 alti dirigenti della società energetica giapponese sono stati condannati a pagare un rimborso di 13.000 miliardi di yen, pari a circa 94,6 miliardi di euro, nel luglio del 2022.

Nel frattempo la centrale di Fukushima Daiichi continua a porre enormi problemi per l’ecosistema giapponese. Il Governo ha annunciato che nel corso dell’anno, verso primavera-estate, rilascerà nel mare più di 1 milione di tonnellate di acqua contaminata proveniente dall’impianto distrutto.

Secondo l’International Atomic Energy Agency (Iaea) il trattamento delle scorie rispetta gli standard nazionali, ma le nazioni vicine hanno protestato ripetutamente: «I popoli del Pacifico sono costieri e l’oceano continua a essere parte integrante della loro sussistenza. Il Giappone sta infrangendo l’impegno raggiunto dai suoi leader quando avevano tenuto il nostro vertice di alto livello nel 2021. Era stato concordato che avremmo avuto accesso a tutte le prove scientifiche indipendenti e verificabili prima che questo rilascio avvenisse. Sfortunatamente, il Giappone non ha collaborato», ha dichiarato Henry Puna, Segretario generale del Forum delle Isole del Pacifico.

Nonostante nel 2011 sia avvenuto il più grave incidente nucleare dopo quello di Chernobyl e le difficoltà nel riattivare tutto l’indotto industriale e scientifico collegato all’energia nucleare, il Governo giapponese è intenzionato a riportare la quota nazionale legata a tale fonte energetica intorno al 20/22% entro il 2030.

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