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Chi è Jacinda Ardern?

42enne neozelandese, è stata la terza donna della Nazione a prenderne il comando. Ora, dopo 5 anni, le dimissioni. Lascia, però, un’impronta indelebile
Credit: EPA/JORGE SILVA / POOL.

Jacinda Ardern molla. La premier neozelandese, promotrice di tante battaglie e portabandiera di un rinnovamento che, anche in politica, dovrebbe passare da una maggior presenza di donne capaci in posizione di leadership, non ce la fa più.

Lo ha detto lei stessa nel corso di una conferenza stampa durante la quale ha annunciato le sue dimissioni e la volontà di non ricandidarsi alle prossime elezioni in programma a ottobre, perché senza più energie.

Ma chi è Jacinda Ardern e perché questa notizia può rappresentare una grande perdita, non solo per la Nuova Zelanda ma per tutti?

Formazione scolastica e prime esperienze politiche

Jacinda Ardern è nata a Hamilton nel 1980 e cresciuta a Morrinsville e Murupara. La passione politica la accompagna fin da giovane e, prima ancora della laurea in scienze politiche, conseguita nel 2001 alla University of Waikato, aveva ricoperto il ruolo di rappresentante degli studenti nel consiglio di amministrazione al Morrinsville College.

La zia Marie Ardern era un membro del partito laburista e pare sia stata lei a farle scattare la scintilla definitiva verso questa professione, coinvolgendola nella campagna elettorale a sostegno del parlamentare di New Plymouth, Harry Duynhoven.

Dopo quell’esperienza, a 17 anni Ardern entrò nel gruppo dei Giovani Laburisti e a seguito della laurea e di un periodo di lavoro a New York e Londra, dove divenne consigliere senior in un’unità politica facente capo al primo ministro britannico Tony Blair, all’inizio del 2008 fu eletta presidente dell’Unione Internazionale della Gioventù Socialista.

L’ascesa nel partito laburista e le elezioni a Premier

L’ex Premier, che si è sempre definita socialdemocratica, progressista e femminista, il 1 marzo 2017 ha ricevuto all’unanimità l’incarico di vice leader del partito laburista e 5 mesi dopo ne ha assunto il comando, a seguito delle dimissioni del suo predecessore Andrew Little.

Nelle elezioni di quell’anno, sotto la sua guida, i Labour ottennero 46 seggi su 120 e 10 in meno del Partito Nazionale. Dopo una serie di accordi, il partito di Prima la Nuova Zelanda è entrato in minoranza costituendo un governo di coalizione con i laburisti, che ha portato Ardern alla nomina di Prima Ministra.

Il giuramento del 26 ottobre 2017 l’ha resa, a 37 anni, la donna più giovane del mondo a capo di un Governo e la terza donna ad assumere quel ruolo nel Paese, dopo Jenny Shipley nel 1997 e Helen Clark nel 1999.

Le pietre miliari del suo Governo

Numerosi gli eventi e le iniziative - legate soprattutto a questioni sociali - che l’hanno vista protagonista durante il suo Governo.

Nel 2018 è stata la prima Premier del Paese a partecipare a un Pride e, da quel momento, ha sempre sostenuto le cause Lgbtq+. Non meno importante il look con il quale ha deciso, lo stesso anno, di incontrare la Regina Elisabetta: il korowai, abito tradizionale Maori, attraverso il quale ha voluto sottolineare l’importanza delle radici storiche della Nuova Zelanda e delle sue minoranze. Convinta sostenitrice dell’insegnamento obbligatorio della lingua māori nelle scuole, nel 2020 ha anche nominato la Maori Nanaia Cybelle Mahuta ministra degli Esteri.

Fondamentale per lei la famiglia, e non è un caso che proprio durante il discorso di dimissioni abbia ringraziato il marito Clarke Gayford che ha promesso di sposare dopo il rinvio delle nozze, che avrebbero dovuto svolgersi negli scorsi anni, ma mai avvenute proprio a causa dei suoi numerosi impegni.

Nel 2018 è diventata madre di una bambina, Neve, che dopo un periodo di 6 settimane di maternità ha iniziato a portare ovunque, compreso il palazzo delle Nazioni Unite, dove l’ha allattata al seno, infrangendo - almeno in parte - anche questo tabù. Un gesto che valse alla piccola il lasciapassare ufficiale e il rilascio di un minuscolo pass personale e che è stata la rappresentazione tangibile della volontà di Ardern di mettere al centro della sua politica queste tematiche.

All’inizio del suo mandato aveva infatti dichiarato di voler dimezzare la povertà infantile in Nuova Zelanda entro un decennio e nel luglio 2018 annunciato l’entrata in vigore di un pacchetto di riforme sociali ed economiche di aiuto alle giovani famiglie.

Non è mancato nemmeno il sostegno all’aborto, con la storica depenalizzazione arrivata nel 2020, tramite la rimozione dell’interruzione volontaria di gravidanza dal Crimes Act 1961, il codice penale neozelandese.

La strage di Christchurch

L’impronta di Jacinda Ardern al proprio Paese è dunque indiscutibile ma l’opinione pubblica mondiale l’ha conosciuta soprattutto nel marzo 2019, a causa della strage con arma da fuoco compiuta dal suprematista Brenton Tarrant in 2 moschee di Christchurch, per la quale persero la vita 51 fedeli musulmani e altri 40 rimasero feriti.

Dopo quell’evento che sconvolse il mondo, la Premier incontrò la comunità musulmana della città, indossando un hijab e dopo soli 6 giorni promulgò diverse leggi, tra le quali il divieto di uso delle semi automatiche, volte a imprimere un evidente giro di vite sull’uso delle armi.

La gestione della pandemia

Un’altra sfida che ha visto Jacinda Ardern nel ruolo di vincitrice è stata la gestione della pandemia, talmente ferrea da essere paragonata da alcuni, seppur con le dovute differenze, a quella cinese.

Dopo i primi casi del 2020 ha ordinato lockdown e chiusura delle frontiere: in generale, tutta la sua politica in merito è stata improntata, non senza critiche, verso il contagio zero.

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Nuova Zelanda
di Cristina Sivieri Tagliabue 3 min lettura