Diritti

Editoria russa: gli effetti della legge anti Lgbtq+

Avviato un procedimento penale contro la casa editrice Popcorn Books, per aver pubblicato il libro Un’estate col fazzoletto da pionieri: il racconto della relazione omosessuale tra 2 giovani
Copertina del libro "Un'estate col fazzoletto da pionieri"
Copertina del libro "Un'estate col fazzoletto da pionieri" Credit: popcornbooks.me 
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24 gennaio 2023 Aggiornato alle 09:00

Il 10 gennaio, in Russia, è stato avviato il primo procedimento penale per violazione della legge contro la cosiddetta propaganda Lgbtq+. È stata accusata la casa editrice Popcorn Books che ha pubblicato il libro Un’estate col fazzoletto da pionieri, la storia di una travagliata relazione tra due giovani pionieri sovietici in Ucraina negli anni ‘80. Ma questa non è l’unica conseguenza della nuova normativa voluta dal Cremlino.

Approvata a inizio dicembre, la legge vieta la “propaganda dei rapporti sessuali non tradizionali” allargando il divieto già esistente dal 2013 nei confronti dei minori anche agli adulti. Si applica a qualsiasi mezzo di comunicazione, inclusi film, libri, pubblicità, televisione e social media, ma non definisce in modo preciso cosa intenda per “propaganda”.

Nonostante le spiegazioni fornite da alcuni deputati sostenitori della legge, la valutazione di cosa sia o non sia propaganda è stata di fatto lasciata alla decisione dei tribunali, che nella maggioranza dei casi - riferisce la testata indipendente russa Meduza - hanno un pregiudizio accusatorio nei confronti dell’imputato.

La denuncia nei confronti della casa editrice arriva da uno dei principali esponenti del partito di Governo Russia Unita, Alexander Khinshtein. Il deputato aveva annunciato che avrebbe denunciato Popcorn Books all’inizio di dicembre, quando i suoi libri hanno iniziato a essere distribuiti accompagnati da un opuscolo che riportava l’articolo 29 della Costituzione russa, che garantisce la libertà di parola e il divieto di censura.

Nello stesso periodo, le biblioteche russe avevano ricevuto un elenco governativo di libri da eliminare perché accusati di favorire la “propaganda Lgbtq+”. Secondo quanto pubblicato su Telegram dal giornalista e critico letterario Sergey Lebedenko, i 53 titoli da bruciare e cancellare dai cataloghi elettronici includono testi di autori nazionali e internazionali, come Oxana Vasyakina, Eduard Limonov, Stephen Fry e Haruki Murakami.

Reazioni immediate sono arrivate in occasione dell’importante fiera internazionale del libro di Mosca Non/fiction, dove la legge anti-propaganda è stata definita pericolosa dai librai. Yevgeny Kopylov, della grande casa editrice Eksmo, si è detto preoccupato per “l’interpretazione ampia” della legge, che “potrebbe influenzare una grande quantità di opere letterarie”.

In effetti, la vaghezza di formulazione della legge lascia ai giudici margini di arbitrarietà che rischiano di alimentare la censura in ambito letterario e dell’opinione pubblica. Secondo alcune analisi si tratta di un meccanismo rodato nel regime di Putin: il deputato dell’opposizione Boris Vishnevsky ha osservato come, anche nel caso della recente legge contro le fake news - che vieta di diffondere notizie sulla guerra in Ucraina considerate false dal Cremlino - l’incertezza giuridica che caratterizza la normativa venga utilizzata per favorire interventi giuridici arbitrari mirati a scoraggiare il dissenso e a favorire la repressione.

La nuova legge contro la propaganda Lgbtq+ è stata criticata anche da alcuni politici dell’opposizione russa che, nel condannare la nuova normativa, sono stati accusati a loro volta di favorire la propaganda. Il caso più eclatante riguarda la denuncia nei confronti di un deputato dell’opposizione del Consiglio di San Pietroburgo, Sergey Troshin, dichiaratosi pubblicamente gay a giugno 2022.

Prima e dopo la promulgazione della legge, Troshin ha più volte criticato apertamente il divieto di propaganda Lgbtq+ sui social media, definendola “omofoba e discriminatoria”. Con la segnalazione al Procuratore generale di Mosca, attualmente il deputato rischia una multa di circa 3.000 dollari per aver preso parte alla “propaganda di rapporti sessuali non tradizionali” utilizzando “reti di telecomunicazioni informatiche”.

Il canale russo indipendente Agentstvo ha osservato che la richiesta di aprire un’indagine su Troshin segna il primo caso noto in cui la legge anti-propaganda è stata utilizzata per prendere di mira un politico.

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