Ambiente

Priolo: tutto pronto per la vendita dell’impianto

Dopo il Decreto Isab-Priolo, ora è arrivato l’accordo sulla cessione della seconda raffineria d’Italia alla cipriota Goi Energy. Ma a delle condizioni
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19 gennaio 2023 Aggiornato alle 12:30

Lunedì a Roma, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, c’era anche l’ex ministro Angelino Alfano, in qualità di consulente legale per l’acquirente, quando il fondo d’investimento Argus ha presentato il piano industriale sulla raffineria di Priolo.

Goi Energy, che fa parte del gruppo Argus, per portare a termine l’operazione positivamente si è impegnata a rispettare le condizioni imposte dal Governo sul mantenimento dei livelli occupazionali, assicurando una fornitura continua per il mercato italiano e contribuendo alle opere di bonifica.

Il comunicato diramato dal colosso russo, pubblicato la settimana scorsa, era già chiaro: “Lukoil annuncia che Litasco S.A., controllata al 100% da Lukoil, e Goi Energy Limited hanno raggiunto un accordo relativo alla cessione di Isab a Goi Energy. La transazione dovrebbe essere completata entro la fine di marzo 2023 al completamento di determinate condizioni sospensive tra cui il ricevimento delle necessarie approvazioni da parte delle autorità competenti, in particolare il governo italiano”.

Ma quando nasce questo problema e quali sono le “determinate condizioni sospensive”?

Il problema era sorto lo scorso 5 dicembre con l’embargo dell’Ue al petrolio russo che fino a quella data arrivava in Italia, veniva lavorato e, una volta “europizzato”, poteva essere immesso nel mercato globale, superando tutte le austerità contro la Russia.

Ma con l’embargo, l’impianto di raffinazione, il secondo più grande d’Italia, si sarebbe trovato senza materia prima da lavorare e pertanto, a salvaguardia di 7.000 posti di lavoro diretti e circa 3.000 generati dell’indotto, è intervenuto il Governo con un Decreto ad-hoc, il Decreto Isab-Priolo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.187 del 5 dicembre 2022.

Il Decreto ha lo scopo di tutelare la continuità degli approvvigionamenti e intervenire, nel settore specifico della raffinazione degli idrocarburi, offrendo una serie di misure in risposta dell’attuale crisi energetica.

Il Consiglio dei ministri, inoltre, è intervenuto sui margini di manovra rispetto a quanto contenuto nel Decreto noto come “Golden Power”, introducendo alcune facoltà in capo al Governo relative anche ad altri settori strategici.

In particolare, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, potrà “valutare con priorità la sussistenza dei presupposti per l’accesso agli interventi erogati dal patrimonio destinato”.

Ed il caso di Priolo è uno di questi dal momento che il Governo considera la Isab un’azienda strategica che, stando a quanto dichiarato, entro fine marzo del 2023 passerà alla Goi Energy. Ma chi è il nuovo acquirente?

Goi Energy è il ramo del settore energetico di Argus, un fondo leader a Cipro. L’amministratore delegato di Goi Energy, Michael Bobrov, presente anche alla riunione al Ministero, è anche amministratore delegato e azionista di maggioranza di Green Oil Energy, che a sua volta è l’azionista di maggioranza di Bazan Group, uno dei più grandi e complessi gruppi energetici in Israele, che gestisce il più grande impianto integrato di raffinazione e petrolchimico del Paese con 2400 dipendenti e una capacità di raffinazione di 9,8 milioni di tonnellate di greggio.

Per la buona riuscita dell’impresa Goi Energy ha stretto una partnership con Trafigura, uno dei maggiori commercianti internazionali di petrolio, i cui manager erano presenti alla riunione, che assicurerà, almeno sulla carta, fornitura di materie prime ininterrotta alla raffineria salvaguardando i posti di lavoro già impiegati.

Un bel gioco di scatole cinesi con il quale il Governo dovrà districarsi. Infatti, Urso Adolfo, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha dichiarato che l’operazione «dovrà seguire le usuali procedure inerenti alle normative antitrust e golden power e quindi rispondere appieno ai requisiti in termini di produzione, occupazione e rispetto ambientale […]. Nello specifico, saranno importanti anche gli impegni richiesti sul piano della riconversione green del sito produttivo e del suo rilancio industriale».

Come hanno già dichiarato i sindacati è necessario che il piano industriale sia “sostenibile sia dal punto di vista sociale che ambientale”, sperando che anche questa volta l’ambiente non paghi il prezzo più alto.

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