Ambiente

Piccola (grande) guida alla crisi climatica

L’attivista Greta Thunberg ha raccolto nel saggio The Climate Book le voci di centinaia di esperte ed esperti, per raccontare la più grande sfida dei nostri tempi. E, soprattutto, capire come combatterla
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22 gennaio 2023 Aggiornato alle 14:00

La bibbia del XXI sec. sulla crisi climatica-ambientale. Questa potrebbe essere la definizione per il saggio The Climate Book, edito da Mondadori (464 pg, 28,00 €) e curato dall’attivista Greta Thunberg, che ha voluto riunire in un’unica opera centinaia di autori e autrici, fra scienziati, climatologhe, giornalisti, attiviste ed esperti delle varie discipline collegate al tema.

Un libro corposo, dettagliato ed esaustivo, che illustra una della crisi sistemiche più gravi e pericolose in assoluto, ma che vuole essere allo stesso tempo una guida alle possibili soluzioni da applicare in ogni ambito politico-economico e sociale. Inoltre, usando le parole di Greta nell’introduzione, “è un libro che vuol essere democratico, perché la democrazia è lo strumento migliore che abbiamo a disposizione per risolvere questa crisi. Potranno esserci sottili discordanze tra le persone impegnate in prima linea che hanno offerto il proprio contributo. Ciascuno, in questo libro, parla dal proprio specifico punto di vista e può magari arrivare a conclusioni diverse. Nondimeno, abbiamo bisogno di tutta la loro saggezza collettiva se vogliamo produrre l’enorme pressione pubblica che serve per innescare il cambiamento”.

Diviso in 5 parti, il libro descrive il più grande cambiamento planetario in corso soffermandosi anche su una serie di dettagli che spesso passano in secondo piano su i mass media, come la distruzione della biodiversità: “Gli scienziati ci avvertono che oggi stiamo scivolando verso un’altra estinzione, la sesta. Tale evento ha la peculiarità di essere il primo causato da un agente biologico: noi. Riusciremo ad agire in tempo per evitarlo?» si domanda nel saggio Elizabeth Kolbert, redattrice della rivista americana New Yorker.

Una domanda cruciale, specialmente quando negli ultimi 4 decenni si è assistito al contrario, fra ostruzionismo, minimizzazione e «occultamento da parte dell’industria dei combustibili fossili, e nei modi in cui chi ricopriva ruoli di potere e privilegio si è rifiutato di ammettere che il cambiamento climatico era espressione di un sistema economico corrotto » come ha scritto nel suo contributo Naomi Oreskes, docente alla Harvard University.

Le soluzioni elencate nel saggio sono tante, da quelle tecnologiche alle pratiche di rewilding, portate avanti dal giornalista George Monbiot e dalla direttrice generale di Rewilding Britain Rebecca Wrigley, fino al drastico cambiamento del modello economico che abbiamo seguito ciecamente dalla rivoluzione industriale.

Osservando però il comportamento delle èlites nei consessi internazionali, la reazione del governo tedesco di fronte alla proteste contro la miniera di carbone a Luetzerath e i piani di investimento del settore Oil & Gas per i prossimi anni, viene da chiedersi se veramente la classe dirigente prenderà atto della gravità della crisi o agirà unicamente per difendere i propri privilegi e le fortezze in cui si rifugerà: «I nostri leader hanno mancato di agire, e ciò ha trasformato il cambiamento climatico in una crisi che non si può più evitare. Finora ci hanno delusi, ma questo non vuol dire che dobbiamo arrenderci. Tutt’altro. Come ha detto Guterres «ora è il momento di trasformare la rabbia in azione. Ogni frazione di grado è importante. Ogni voce può fare la differenza. E ogni secondo conta» conclude Greta Thunberg.

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