Storie

Dietro ogni grande uomo (o donna) c’è… la sfiga!

In Che sfiga! Storie di gente che ha cambiato il mondo ma poi qualcosa è andato storto di Micol Beltramini 50 biografie di personaggi arrivati al successo nonostante piccoli o grandi incidenti di percorso
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
21 gennaio 2023 Aggiornato alle 20:00

Cosa hanno in comune Edgar Allan Poe, Frida Khalo, Bob Marley, Attila e Lady D? Le risposte a questa domanda possono essere due. La prima, più comune è che ognuno, a modo suo ha fatto la Storia. La seconda, meno mainstream, forse un pochino più crudele ma sicuramente anche più divertente l’ha data Micol Beltramini: la sfiga.

“I razionalisti dicono che la sfiga non esiste” spiega nell’introduzione di Che sfiga! Storie di gente che ha cambiato il mondo ma poi qualcosa è andato storto, che raccoglie 50 biografie illustri unite da una caratteristica molto meno eroica delle gesta che queste persone hanno reso celebri. “Gli eventi negativi sono auto provocati o dovuti al caso, e quella che noi chiamiamo sfortuna è solo la nostra percezione di tali eventi. Be’, magari sarà anche vero, ma è un po’ come dire che l’amore è solo chimica e conservazione della specie. Né sfiga né amore guardano in faccia nessuno e hanno il potere di renderci in qualche modo eroici”.

È solo un altro lato dell’eroismo - più sofferto e sfigato e forse per questo molto più umano e con il quale è più facile immedesimarsi – dei grandi che affollano le pagine dei libri.

Non parliamo solo di quelli le cui vicende conosciamo già per essere state dolorosamente gravide di sventure, ma anche di coloro che immaginiamo inscalfibili. C’è qualcuno consegnato alla storia come meno sfigato di Attila, il re degli Unni? Chi penserebbe mai che il flagello di Dio, dopo il cui passaggio nemmeno l’erba aveva più il coraggio di crescere, sarebbe morto durante la prima notte di nozze a causa degli stravizi e… soffocato dal sangue dal naso?

Biografia dopo biografia, scopriamo che il padre di Lady Diana, così deluso che anche la quarta figlia fosse femmina, la lasciò per una settimana senza nome. Che Isabella Duncan, celebre ballerina, morì strozzata dal suo stesso foulard rimasto impigliato nella ruota della decappottabile di cui era a bordo. Che a Jack Daniel (sì, quel Jack Daniel) fu fatale una ferita, alla quale seguì una cancrena inarrestabile, che si era provocato prendendo a calci la cassaforte di cui era solito scordarsi la combinazione. Che Tennessee Williams si è soffocato col tappo del collirio e che Pitagora, non potendo attraversare un campo di fave perché la sua filosofia glielo impediva, si è fatto catturare dagli sgherri di Crotone.

Non sono storie ufficialmente ribelli ma in un certo senso forse lo sono più delle biografie esemplari che pensiamo possano o debbano rappresentare un modello per bambine e bambini: perché ci insegnano che si può essere grandi non solo nonostante la sfiga ma – se è vero che siamo quello che ci accade – anche grazie a essa. Che karma is a b*tch ma che c’è qualcosa a cui tutti – grandi e piccoli, eroi e persone comuni, nomi che passeranno alla storia ed esistenze che verranno dimenticate – dobbiamo sottostare. Perché, per parafrasare una celebre citazione del Joker, in una magistrale interpretazione di Heat Ledger – anche quella passata alla storia, del cinema e non – sai qual è il bello della sfiga? È equa.

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