Diritti

Nelle scuole manca un vero servizio di sostegno psicologico

Lo chiedono ragazzi e psicologi che - a La Svolta - spiegano l’importanza di azioni strutturate per rendere la fruizione agevole e lo svolgimento di questo ruolo attrattivo per i professionisti
Credit: Karolina Grabowska/pexels
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21 gennaio 2023 Aggiornato alle 14:00

La metà dei disturbi legati alla salute mentale inizia all’età di 14 anni, tre quarti entro i 25. Eppure in Italia il servizio psicologico nelle scuole non è né organico né continuativo, funziona a strattoni ed è spesso l’ultima voce di spesa sulla quale investire.

In pandemia gli sportelli di supporto psicologico avevano registrato un’impennata di richieste ma nonostante i finanziamenti ricevuti da marzo 2021 gli Istituti scolastici hanno fatto marcia indietro. Delle quasi 6 mila scuole italiane che avevano attivato il servizio tramite i fondi per la prevenzione e il trattamento dei disagi e delle conseguenze derivanti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, vale a dire quasi il 70% di quelle esaminate dal Ministero dell’Istruzione, ne sono sopravvissute circa la metà.

Nelle scuole e nelle università dove il supporto psicologico era stato rafforzato, i tempi di attesa per accedere al servizio erano comunque di alcuni mesi e le ore a disposizione degli studenti che riuscivano a iscriversi al servizio poche. Tuttora quello offerto nelle scuole, dove spesso è presente un solo psicologo per tutti gli studenti, è di 12 ore al mese, mentre nelle università un ciclo di consulenza medio non supera le 5 ore totali.

Del periodo post lockdown restano il bonus psicologo e un progetto di legge sull’istituzionalizzazione della figura dello psicologo scolastico che tarda a concretizzarsi, ma anche livelli elevati di paura, rabbia, demotivazione, solitudine e ansia da parte degli studenti, come esaminato dai ricercatori di Ires Emilia-Romagna e Alta Scuola Spi-Cgil su quasi 30mila iscritti alle scuole superiori e alle università italiane.

Attualmente l’assistenza psicologica nelle scuole italiane è obbligatoria per legge e viene erogata attraverso lo sportello di ascolto: un servizio di durata annuale che ogni scuola organizza in base ai finanziamenti che riceve dal proprio Comune, bandendo un concorso spesso appaltato tramite cooperative.

Nella maggior parte dei Paesi europei, lo psicologo scolastico è assunto a tempo indeterminato come dipendente statale o degli enti locali. Al contrario, in Italia non esiste una direttiva unica a livello nazionale, lo psicologo nelle scuole è un libero professionista e ogni Istituto agisce autonomamente, senza entrare in connessione con i centri di salute mentale del territorio e senza che sia previsto un percorso continuativo tra psicologi e studenti, spesso neppure un coordinamento tra insegnanti e referenti degli sportelli.

Come messo in luce dalle proposte di legge finora presentate, le criticità di questo sistema sembrano molteplici. A partire dall’assenza di linee guida comuni, che lasciano alla discrezione di ogni dirigente scolastico e psicologo la scelta di come amministrare il servizio; fino alla condizione precaria di chi viene assunto, nella maggioranza dei casi uno psicologo che esercita regolarmente la sua privata professione dedicando solo qualche ora alla scuola.

Ecco perché secondo il gruppo di lavoro istituito dal Comitato Esecutivo della Sezione di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione è necessario che il professionista in questione venga scelto sulla base di un concorso pubblico nazionale che tenga conto di requisiti omogenei, titoli ed esami, come accade per esempio in Francia e Portogallo.

Mentre in tutta Europa i disturbi da deficit di attenzione, iperattività, schizofrenia e disordini alimentari aumentano tra i più giovani, a chiedere un miglioramento strutturale del servizio psicologico sono proprio gli studenti: «Crediamo sia fondamentale istituzionalizzare non solo la figura dello psicologo scolastico, ma anche un numero di ore all’interno del programma didattico da dedicare alla sensibilizzazione e alla prevenzione sulla salute mentale», spiega a La Svolta Francesco Raimondi, allievo della Scuola di Politiche e tra gli autori di uno studio volto a rendere più efficace il ruolo dello psicologo nelle scuole.

Offrire un servizio continuativo e duraturo agli studenti è considerato un requisito essenziale anche dagli addetti ai lavori: «Il concetto di sportello di ascolto in sé è già sbagliato - dice lo psicoterapeuta e saggista Alberto Rossetti - perché dà l’idea di un servizio che si apre e si chiude a spot. Invece lo psicologo scolastico dovrebbe avere una cittadinanza attiva all’interno della scuola per costruire relazioni solide nel tempo».

Nelle scuole però mancano progettualità e garanzie per gli psicologi, spiega Rossetti: «nel compilare i bandi di candidatura, una delle voci a cui viene assegnato un punteggio maggiore è quella in cui si deve indicare la propria richiesta di stipendio orario: più è basso, più si ha possibilità di salire in graduatoria».

In queste condizioni i professionisti lamentano di trovarsi di fronte a scarsi incentivi di carriera, con un carico di lavoro che richiede un alto costo professionale, così quella dello psicologo scolastico finisce per essere spesso un’occupazione di passaggio e dalla quale scappare il prima possibile. A risentirne, oltre agli studenti, anche i costi della sanità pubblica.

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